Diego Lopez chiede una reazione ai propri ragazzi e si affida ai titolari per scacciare via il brutto pensiero della clamorosa sconfitta in Coppa Italia con il Pordenone. Si è creato un po’ di malumore che domani pomeriggio a Bologna (ore 15.00, diretta Sky Calcio 3) dovrà esser spazzato via, e dovrà proseguire il buon trend in campionato interrotto con lo stop subìto dall’Inter sabato scorso.

Il nervosismo di fine partita tra Lopez e i tifosi è stato ben visibile. Nemmeno lui si aspettava una tale pigrizia da parte delle riserve, occasione utile era quella di martedì per ribaltare qualche gerarchia e non per confermarla. A far male soprattutto la prestazione dei giocatori di maggior rilievo: Joao Pedro è stato sostituito alla fine del primo tempo e Diego Farìas ha girovagato per il campo senza mai essere un punto di riferimento. Altri ragazzi dovevano riassaggiare l’ebbrezza dei 90 minuti contro una formazione di due categorie inferiore, prendersi uno spazio che difficilmente il tecnico uruguayano avrebbe potuto concedergli. Il risultato è stato sconsolante sotto tutti i punti di vista e lo stesso Lopez ha smesso di incitare la sua squadra a dieci minuti dalla fine: peccato veniale, ma anche uno scoramento enorme nel vedere i propri consigli disattesi.

Il Cagliari ha snobbato la Coppa Italia, dunque. Un motivo valido deve essere l’occhio rivolto al campionato e la gara di domani a Bologna deve costituire una prima risposta pratica. Rientreranno tutti i titolari, a parte l’assenza di Marco Sau e Alessio Cragno ancora impegnati con le terapie per il recupero completo da precedenti infortuni. Lopez riproporrà l’undici che ha ben impressionato sia a Udine che con l’Inter, affiancando Joao Pedro a Pavoletti e riproponendo Ceppitelli e Andreolli in difesa dopo il turno di riposo. Dall’altra parte Donadoni ha un unico dubbio in difesa sullo schieramento al centro di Di Maio o Helander, mentre ha perso Di Francesco e Falletti per alcuni acciacchi importanti. Mbaye continuerà a imperversare sulla fascia destra dopo le ultime buone prestazioni, in particolare quella che è valsa il 3-0 ai danni della lanciata Sampdoria.

L’arbitro della gara sarà  Federico La Penna di Roma, che i tifosi ricordano con rabbia perché fu il protagonista in negativo del Brescia-Cagliari di tre anni fa quando decise di non punire severamente l’entrata killer di Coly ai danni di Daniele Dessena – che pagherà quel fallo con la rottura di tibia e perone. Un solo precedente ma amaro visto che i rossoblù in quella occasione persero per 4-0 senza mai riprendersi dallo shock dell’infortunio del proprio capitano. Gli assistenti saranno Alessandro Costanzo di Orvieto e Fabiano Preti di Mantova, il quarto ufficiale Antonio Giua di Olbia (che ha ricoperto lo stesso ruolo martedì alla Sardegna Arena nel quarto turno di Coppa Italia), mentre gli addetti al VAR saranno Fabrizio Pasqua di Tivoli e Alessandro Lo Cicero di Brescia.

PROBABILI FORMAZIONI.

BOLOGNA (4-3-3): Mirante; Mbaye, De Maio, Maietta, Masina; Poli, Pulgar, Donsah; Verdi, Destro, Palacio. All. Donadoni

A disposizione: Da Costa, Rafael, Krafth, Helander, Keita, Nagy Crisetig, Taider, Petkovic, Krejcj, Okwonkwo

Indisponibili: Di Francesco (40 giorni), Falletti (7 giorni), Gonzalez (15 giorni),

Diffidati: Poli, Helander

CAGLIARI (3-5-1-1): Rafael; Romagna, Andreolli, Ceppitelli; Faragò, Barella, Cigarini, Ionita, Padoin; Joao Pedro; Pavoletti. All. Lopez

A disposizione: Crosta, Capuano, Pisacane, Miangue, Van Der Wiel, Dessena, Deiola, Cossu, Farìas, Melchiorri, Giannetti.

Indisponibili: Cragno (5 giorni), Sau (5 giorni)

Diffidati: Barella

C’è un angolo remoto della Sardegna dove la geologia incontra l’immaginazione popolare: è l’isola del Toro, il punto più meridionale dell’intera regione, una scheggia di terra vulcanica solitaria e affascinante, che emerge dalle acque 11 chilometri a sud di Sant’Antioco.

Il Toro, assieme a Vacca e Vitello, forma quella che viene chiamata, con un pizzico di ironia, la “triade bovina” dell’arcipelago sulcitano. Tre isole disabitate, rocciose e selvagge, che portano nomi da stalla ma raccontano una storia lunga milioni di anni. Ce la racconta il paleontologo Daniel Zoboli.

Dal punto di vista geologico, queste isole sono figlie del fuoco. Vacca e Vitello, come Sant’Antioco e San Pietro, risalgono al ciclo vulcanico eocenico-miocenico, che ha modellato questa parte della Sardegna fino a circa 15 milioni di anni fa. Ma l’Isola del Toro è qualcosa di diverso. È un “neck” vulcanico, ovvero il condotto centrale di un antico vulcano ormai eroso, formatosi durante un ciclo vulcanico più recente (tra Serravalliano e Pleistocene) che ha interessato varie aree dell’isola.

Le colate laviche che compongono il Toro, con una composizione tra il benmoreitico e il trachitico, sono state datate a 11,8 milioni di anni fa. Sono le prime tracce di un fenomeno che, nei millenni successivi, porterà alla formazione delle giare, del Monte Arci e del Montiferru, dando alla Sardegna alcune delle sue strutture geologiche più imponenti.

Con una superficie di appena 11 ettari e un’altitudine massima di 112 metri, il Toro si impone più per la sua posizione estrema e la sua origine profonda che per la sua estensione. Sospeso tra mare e magma, rappresenta non solo il limite fisico meridionale della Sardegna, ma anche un testimone immobile di una lunga storia vulcanica che ha scolpito il volto dell’isola.