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Storie di ex: al Dall’Ara contro il Bologna, il Cagliari ritrova Roberto Donadoni

Roberto Donadoni - Foto Ansa / CLAUDIO LONGO

Roberto Donadoni - Foto Ansa / CLAUDIO LONGO

C’eravamo tanto amati…Roberto Donadoni e il Cagliari si ritroveranno domenica prossima al Dall’Ara e per 90 minuti proveranno a superarsi dimenticando quel che c’è stato o che potrebbe essere stato. Adesso, tanto per il tecnico del Bologna quanto per gli uomini di Diego Lopez, del resto, contano il presente e il futuro, ben distanti e distinti dal passato. Quello condiviso dall’allenatore bergamasco e dai rossoblù isolani, tra l’altro, risale alla stagione calcistica 2010-2011, praticamente un’era (calcistica) fa.

I ricordi di quell’annata vissuta insieme, però, sono ancora intensi e, allora, almeno noi (e chissà che, sotto sotto, non lo facciano pure Donadoni e Lopez, protagonista in campo di quel Cagliari guidato dalla panchina dall’ex ct azzurro) riavvolgiamo il nastro della memoria per fare un salto indietro nel tempo.

Un salto al novembre del 2010, quando l’attuale mister dei felsinei arriva a in Sardegna con una valigia carica di speranza e di voglia di riscatto. Reduce dall’addio (forzato) alla Nazionale e da un’esperienza tutt’altro che entusiasmante a Napoli, Donadoni prende il posto di Pierpaolo Bisoli e, piano piano, rianima un Cagliari in crisi di gioco e di risultati.

I rossoblù, guidati da Daniele Conti a centrocampo e da Alessandro Matri (sino a gennaio) in attacco, giocano bene e, a fine campionato, conquistano una meritata e tranquilla salvezza.

I presupposti per un prolungamento del rapporto tra Donadoni, ormai amatissimo dai tifosi, e il Cagliari ci sono tutti ma poi, nell’estate del 2011, accade l’impensabile: l’allenatore bergamasco e Massimo Cellino, allora presidentissimo rossoblù, litigano sul ritorno in Sardegna di David Suazo e così, ad agosto, il matrimonio finisce.

Donadoni se ne va ma la stima (reciproca) rimane: resta, però, (e resterà per sempre) anche il rimpianto, quello per un mister bravo ed educato e per un’avventura che poteva e doveva concludersi molto meglio.

 

 

 

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