Trasporti, Pigliaru incontra i vertici Meridiana: “Deve mantenere la struttura principale ad Olbia”
«Meridiana deve rimanere una compagnia sarda e la scelta di mantenere la struttura principale e tutte le funzioni essenziali nella base di Olbia è per noi irrinunciabile. Insieme al Ministero abbiamo lavorato molto per arrivare alla conclusione positiva della vicenda:
«Meridiana deve rimanere una compagnia sarda e la scelta di mantenere la struttura principale e tutte le funzioni essenziali nella base di Olbia è per noi irrinunciabile. Insieme al Ministero abbiamo lavorato molto per arrivare alla conclusione positiva della vicenda: così come abbiamo creduto con convinzione al salvataggio e al rilancio giocando un ruolo decisivo, oggi sosteniamo con altrettanta forza un progetto di crescita sul mercato europeo che resti saldamente ancorato alla Sardegna». Lo ha detto il presidente Francesco Pigliaru durante l’incontro si è svolto nella sala giunta del Consiglio regionale con i vertici della compagnia aerea, Marco Rigotti e Francesco Violante.
«Per la Regione sono prioritarie la tutela e la crescita dell’occupazione in una prospettiva di sviluppo sostenibile che veda la Sardegna e la città di Olbia luoghi centrali e strategici – ha aggiunto l’assessore dei Trasporti Carlo Careddu -. Attendiamo adesso dalla compagnia un piano industriale in linea con queste aspettative».
All’incontro ha preso parte anche il sindaco della città gallurese Settimo Nizzi: «Anche il Comune di Olbia è impegnato con tutti gli strumenti di cui dispone ad accompagnare la crescita del vettore sul piano nazionale ed europeo e a creare tutte le condizioni necessarie per mantenerlo saldamente in città».
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Un paese sardo fu fondato e abitato da contadini veneti ed esuli istriani in fuga dalla Jugoslavia
Chi si salvò dalle famigerate foibe - le cavità tipiche delle Alpi carsiche dove i partigiani di Tito erano soliti gettare i corpi delle persone uccise - cercò il suo spaziò un po' ovunque in Italia e nel mondo.
Via Pola, via Istria, via Fiume, via Dalmazia e Chiesa di San Marco. Passeggiando per le vie di Fertilia, a pochi chilometri da Alghero, la toponomastica ci ricorda che siamo in Sardegna, ma siamo anche un po’ più a est, al di là di Trieste, in quella terra che smise di essere italiana – e solo politicamente – dopo la Seconda Guerra Mondiale. Dal febbraio del 1947, quando il Trattato di Parigi assegnò Istria, Fiume e Zara alla Jugoslavia, iniziò l’esodo di tanti italiani verso ovest, in fuga dalle rappresaglie delle truppe partigiane di Tito. Alcuni di loro giunsero in Sardegna, a Fertilia per la precisione.
Furono migliaia le persone uccise e gettate nelle foibe dalle rappresaglie titine tra il 1943 e il 1947. Chi si salvò dalle famigerate foibe – le cavità tipiche delle Alpi carsiche dove i partigiani di Tito erano soliti gettare i corpi delle persone uccise – cercò il suo spaziò un po’ ovunque in Italia e nel mondo.
A pochi chilometri dalla bella città catalana di Alghero, sorgeva un piccolo agglomerato di case fondato nel 1936 da Mussolini e denominato Fertilia. Alcune decine di istriani viaggiarono per mare, dal chiuso e accogliente Mare Adriatico fino al tempestoso e lunatico Mare di Sardegna. Chissà cosa pensarono una volta avvistati i faraglioni e le coste frastagliate di Porto Conte. Guidati da un prete, costruirono prima un campanile simile a quello di Piazza San Marco a Venezia, poi le case e infine le scuole. Da pescatori millenari, iniziarono a raccogliere quello che offriva il mare, per poi scoprire quanto quel mare fosse diverso e più insidioso dall’Adriatico. Fu soprattutto la terra, fertile e produttiva in quell’area dopo essere stata bonificata, a dare loro da vivere.
Sorbendo un caffè da Sbisa’, un bar del centro di fondazione giuliana, è ancora possibile di tanto in tanto sentire qualcuno parlare in istriano. E su una alta stele di marmo che guarda il mare si può leggere la scritta: «Qui nel 1947 la Sardegna accolse fraternamente gli esuli dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia». Furono anni non facili per gente in fuga dall’orrore e in cerca di integrazione tra i sardi e gli immigrati di origine ferrarese che popolarono Fertilia in cerca di terra da coltivare dopo le bonifiche.
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