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"Non potho reposare", la canzone d'amore più amata dai sardi: la sua storia e tutte le versioni in un libro con cd | Cagliari - Vistanet
"Non potho reposare", la canzone d'amore più amata dai sardi: la sua storia e tutte le versioni in un libro con cd | Cagliari - Vistanet"Non potho reposare", la canzone d'amore più amata dai sardi: la sua storia e tutte le versioni in un libro con cd | Cagliari - Vistanet
   
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“Non potho reposare”, la canzone d’amore più amata dai sardi: la sua storia e tutte le versioni in un libro con cd

“Non potho reposare”, la canzone d’amore più amata dai sardi: la sua storia e tutte le versioni in un libro con cd

libro non potho reposare

A Diosa o Non potho reposare, come è meglio conosciuta oggi, è la canzone d’amore più amata dai sardi. Composta da Giuseppe Rachel su un testo di Salvatore Sini, nella sua storia ormai secolare è stata interpretata da musicisti popolari e d’ambito colto, cori polifonici, rockers,

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14 Novembre 2017 13:55 Ass. Cult. Vista Net

A Diosa o Non potho reposare, come è meglio conosciuta oggi, è la canzone d’amore più amata dai sardi. Composta da Giuseppe Rachel su un testo di Salvatore Sini, nella sua storia ormai secolare è stata interpretata da musicisti popolari e d’ambito colto, cori polifonici, rockers, cantanti d’opera e jazzisti, che hanno realizzato decine di versioni diverse fra loro e ricche di fascino. Tra le più celebri quelle dei cori nuoresi, di Maria Carta e di Andrea Parodi, grazie alle quali Non potho reposare è stata apprezzata anche al di fuori dei confini regionali.

Sabato 18 novembre sarà presentato a Cagliari, nella Chiesa di Santa Chiara (Salita di Santa Chiara – Piazza Yenne) il primo libro con CD allegato dedicato al noto canto Non potho reposare, curato da Marco Lutzu per le edizioni Nota (Udine). La presentazione è organizzata dall’Associazione Culturale Imprentas in collaborazione con l’Associazione Culturale GabbiaNo Onlus.

Dopo i saluti di apertura di Paolo Frau, Assessore alla Cultura e Verde pubblico del Comune di Cagliari e di Delio Spara, presidente dell’Associazione Culturale GabbiaNo, il programma prevede una introduzione affidata a Ottavio Nieddu, direttore del progetto editoriale, e la presentazione a cura di Roberto Milleddu, etnomusicologo, e Marco Lutzu, autore del volume. L’evento prevede inoltre la partecipazione di Daniela Deidda (voce recitante), e gli interventi musicali di Luigi Puddu (chitarra classica), Ambra Pintore e il Coro Carrales, che eseguiranno diverse interpretazione del brano.

Il volume presenta i risultati della ricerca condotta nell’arco di due anni da Marco Lutzu che per studiare le singolari vicende di questa canzone si è avvalso di metodologie d’indagine mutuate dalla musicologia storica, dall’etnomusicologia e dagli studi di popular music. Il testo ripercorre la storia di una canzone d’amore che per i sardi è anche veicolo di forti sentimenti identitari, segue le tracce del suo peregrinare tra diversi generi musicali e prova a riflettere sulle ragioni del suo successo.
Il cd allegato al libro raccoglie alcune tra le più significative versioni di Non potho reposare, scelte per il loro valore documentale oltre che per le qualità artistiche degli esecutori. Diciannove tracce che propongono un viaggio musicale nella storia della canzone interpretata da Piero Pretti, Maurizio Carta, Coro di Nuoro, Coro Barbagia, Maria Carta, Cordas et Cannas, Tazenda, Luigi Lai, Tenores di Bitti “Remunnu ‘e locu”, Tenore di Nuoro “Janna Bentosa”, Cuncordu ‘e sette dolores di Santu Lussurgiu, Paolo Fresu, Mango e Maria Giovanna Cherchi, Ilaria Porceddu, Stefano Rachel, Alessandro Spedicati e Elisabetta Delogu, Bujumannu & Stone Republic, Andrea Parodi e Al Di Meola, gli Sconvolts, Coro “Vadore Sini” di Sarule.

Marco Lutzu, etnomusicologo, è dottore di ricerca in Storia e Analisi delle Culture Musicali (Università ‘La Sapienza’ di Roma), ha avuto incarichi come assegnista di ricerca e docente a contratto nelle università di Cagliari, Venezia ‘Ca’ Foscari’, Palermo e Firenze. Ha svolto ricerche in Sardegna e a Cuba, lavorando sul rapporto tra musica e religione, la poesia improvvisata, l’analisi della performance e la musica rap. È co-curatore e responsabile scientifico dell’Enciclopedia della Musica Sarda.

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La Sardegna nelle “Vite” di Plutarco: Caio Gracco e l’isola come teatro della storia



Plutarco non tratta la Sardegna come un luogo da descrivere nei suoi aspetti geografici o culturali. L’isola entra invece nella narrazione come spazio storico e politico, legato alle vicende di uno dei protagonisti più importanti della tarda Repubblica romana: Caio Gracco.

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28 Dicembre 2025 9:54 La Redazione

 

Nella vasta opera delle Vite parallele, conosciuta semplicemente come Vite, Plutarco non tratta la Sardegna come un luogo da descrivere nei suoi aspetti geografici o culturali. L’isola entra invece nella narrazione come spazio storico e politico, legato alle vicende di uno dei protagonisti più importanti della tarda Repubblica romana: Caio Gracco.

Nella Vita di Caio Gracco, la Sardegna appare come una provincia dell’Impero romano attraversata da problemi amministrativi, tensioni sociali e difficoltà economiche, soprattutto nel settore agricolo e vitivinicolo. Questi elementi non vengono analizzati per sé, ma come parte di quel complesso sistema di rapporti tra Roma e le sue province che Plutarco osserva sempre attraverso le azioni degli uomini.

L’isola, in questo contesto, diventa il luogo in cui si misura il carattere di Gracco. Non è un semplice sfondo, ma uno scenario in cui emergono le sue virtù civili e morali. In un passo delle Vite, Plutarco racconta infatti:

«Mentre dunque Gaio era in Sardegna dava ogni prova di coraggio, e prevaleva di molto tra tutti i giovani nelle gare contro gli avversari e nei diritti per i sudditi e nell’affetto e rispetto verso il pretore; per saggezza e semplicità e per operosità superava anche i più anziani.»

Queste parole rivelano come la Sardegna fosse per Gracco un luogo di prova, dove egli si distinse non solo per valore militare, ma anche per il senso di giustizia, per la correttezza verso i sudditi e per il rispetto delle istituzioni. L’isola diventa così uno specchio delle tensioni dell’epoca e, allo stesso tempo, una palestra di formazione politica.

Plutarco, come in tutta la sua opera, non è interessato tanto alla descrizione dei luoghi quanto al carattere degli uomini. La Sardegna entra nelle Vite perché è qui che si svolgono eventi capaci di rivelare la statura morale di Caio Gracco e di mostrare le contraddizioni del dominio romano sulle province.

In questo modo, l’isola assume un posto preciso nella memoria del mondo antico: non solo terra lontana e periferica, ma snodo della storia romana, dove si intrecciano politica, giustizia e destino personale.

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