San Saturnino moschea? Il ritrovamento di antiche iscrizioni arabe farebbe credere di sì
Due le ipotesi che gli studiosi hanno avanzato a seguito del ritrovamento di due antiche iscrizioni in alfabeto arabo, incise su blocchi di calcare all’interno del cimitero e della basilica.
San Saturnino una ex moschea? O addirittura, una moschea e una chiesa nello stesso momento? Sono queste le ipotesi che gli studiosi hanno avanzato a seguito del ritrovamento di due antiche iscrizioni in alfabeto arabo, incise su blocchi di calcare all’interno del cimitero e della basilica.
“Sanat arba‘at wa-tis‘în wa-mâ‘tîn”: recita una delle due pietre, identificata come lastra tombale. Quelle parole indicano un anno, il 294 dell’era islamica (per i cristiani il 906) e ricordano la morte di un uomo che doveva essere molto probabilmente di fede musulmana.
Chi ha scolpito i caratteri nel calcare non doveva avere molta confidenza con l’arte dell’incisione, dato che la grafia è incerta e la pietra mal lavorata, ma conosceva perfettamente la lingua araba, perché la forma grammaticale è impeccabile. Doveva essere un uomo colto e agiato, questo misterioso forestiero.
E certamente non era l’unico a Cagliari. C’è un altro graffito all’interno della basilica, su uno dei grandi blocchi che compongono le pareti del braccio orientale e anche questo presenta caratteri decisamente insoliti per una chiesa. Risale più o meno agli stessi anni, ma stavolta non si tratta di una lapide.
Quattro righe in alfabeto arabo che a stento riusciamo a leggere, cancellate e rese confuse dal passare dei secoli; però un nome lo distinguiamo chiaramente ed è Muhammed, Maometto. Il nome del Profeta, certo, ma anche un nome decisamente comune presso quel popolo arabo che, un tempo nomade e diviso in tribù, era diventato in una manciata di decenni una potenza mondiale tale da far tremare le genti del Mediterraneo.
E anche Cagliari dovette tremare, e parecchio: le evidenze archeologiche dimostrano che l’invasione toccò anche le sue coste e che l’elemento islamico fu senza dubbio presente in città. La stessa basilica di San Saturnino, che era stata fondata nel VI secolo dal monaco Fulgenzio, conobbe eventi traumatici: gli scavi hanno evidenziato tracce di incendio e distruzione, spie di un conflitto che dovette consumarsi tra l’VIII e l’XI secolo.
Ma che lettura danno gli studiosi di questi indizi? Donatella Salvi (ex direttrice del Museo Archeologico cagliaritano) e Piero Fois (ricercatore alla Sorbonne) pensano che San Saturnino possa essere stato un luogo di culto condiviso, negli stessi anni, tra musulmani e cristiani; a noi può sembrare strano, ma casi simili erano molto frequenti nel Medioevo e la Grande Moschea di Cordoba ne è un esempio.
Diversa è invece l’opinione di Rossana Martorelli (docente di Archeologia cristiana all’Università di Cagliari), che ipotizza che la basilica sia stata, almeno per un periodo, completamente sotto il controllo islamico, conquistata e riadattata a Moschea.
Uno dei pochi dati certi in questa suggestiva vicenda, di cui le fonti scritte antiche parlano poco, è che nel 1089 la chiesa venne donata, dai Giudici sardi, ai monaci Vittorini di Marsiglia, che la restaurarono e le diedero quelle forme con cui ancora appare ai nostri occhi.
Carla Cossu
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