L’eterna diatriba delle recensioni online: nella classifica delle regioni con la migliore reputazione la Sardegna è al terz’ultimo posto
Recensione si, recensione no: ma quanto ci piace dare il nostro (utile o meno) contributo alla causa? Vista la quantità di feedback e del “chiasso” che alle volte creano, ci piace e anche molto. Ma ecco a voi la classifica delle
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Recensione si, recensione no: ma quanto ci piace dare il nostro (utile o meno) contributo alla causa? Vista la quantità di feedback e del “chiasso” che alle volte creano, ci piace e anche molto. Ma ecco a voi la classifica delle regioni turistiche con la migliore reputazione (online, e non).
Esperienze e recensioni online degli utenti guidano oggi le scelte delle destinazioni turistiche molto più che in passato. Una startup del turismo Italiana, Travel Appeal, partecipata da H-Farm, ha creato una mappa con le regioni che hanno la migliore reputazione online. Ne esce una classifica assai singolare in cui l’Alto Adige risulta essere la regione che ha migliori riscontri e opinioni in rete. E la Sardegna? Un triste terz’ultimo posto con 19 punti di fronte ai 46 dell’Alto Adige.
Il premio, fatto in collaborazione con Ttg, Unicredit, Fondazione Italia patria e bellezza e Fas Italia, è frutto, spiega la società, «di una delle più grandi analisi mai effettuate su com’è percepita e quindi recensita online l’offerta turistica italiana dai viaggiatori e dagli utenti di tutto il mondo». Sono state prese in considerazione ed elaborate a livello semantico, grazie al sistema di intelligenza artificiale di Travel Appeal, oltre 7 milioni di recensioni online (un milione in più rispetto alla prima edizione del premio, nel 2016) apparse sui canali Booking.com, Tripadvisor, Expedia, Google e relative a più di 200mila strutture ricettive tra alberghiere, extralberghiere e appartamenti (+85% rispetto all’analisi del 2016).
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Intervista alla fotografa Sara Montalbano: “Ogni scatto è incontro umano e memoria emotiva”

«Definirei il mio stile autentico, senza tempo e profondamente nostalgico», racconta Sara. «È una fotografia che nasce dal desiderio di andare oltre la superficie, di cercare la poesia nascosta in uno sguardo, in una postura, in un silenzio»
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Sara Montalbano, nata a Cagliari nel 1993, è una fotografa che ha saputo trasformare il ritratto in una forma di narrazione emotiva, capace di raccontare l’interiorità delle persone oltre l’apparenza. La sua carriera inizia nella ritrattistica e nella fotografia di moda: nel 2012 trascorre un anno a Oxford in uno studio fotografico, prima di partire per Jakarta, in Indonesia, dove lavora per due mesi con una casa di moda che collabora con le principali riviste del gruppo Femina e partecipa alla settimana della moda di Jakarta come fotografa ufficiale.
«Definirei il mio stile autentico, senza tempo e profondamente nostalgico», racconta Sara. «È una fotografia che nasce dal desiderio di andare oltre la superficie, di cercare la poesia nascosta in uno sguardo, in una postura, in un silenzio». Con il tempo, la fotografa si è resa conto che ogni immagine rappresenta una mappa visiva personale del paesaggio dell’anima umana, un viaggio che va oltre la mera estetica.
Nel 2018 si trasferisce a Londra, dove sviluppa il proprio linguaggio fotografico ascoltando la creatività e le emozioni. L’esperienza più intensa arriva nel 2019, quando trascorre sei mesi a Londra dedicandosi al ritratto emotivo: fotografava quindici persone a settimana, con uno sfondo nero, uno sgabello e un flash. Questo periodo le insegna che la fotografia più potente nasce dalla semplicità e dalla capacità di accogliere l’emozione senza costruirla. Nello stesso anno, vive tre mesi in Asia (India, Vietnam, Thailandia e Birmania) per progetti personali di ritrattistica e fotografia di viaggio, consolidando la sua capacità di osservare le persone e i luoghi con profondità emotiva.
Il suo lavoro si concentra su storie intime e reali: ogni ritratto diventa un esperimento emotivo, un’occasione per far emergere la personalità e la bellezza autentica del soggetto. Le sue ispirazioni arrivano da epoche lontane: fotografia di moda degli anni ’30, musica parigina, jazz e musica brasiliana, mondi che portano con sé eleganza malinconica e lentezza, oggi quasi perdute.
Sara cerca una realtà emotiva, non oggettiva. «Non mi interessa documentare ciò che è visibile a tutti, ma ciò che emerge solo se ci si prende il tempo di ascoltare. Ogni fotografia è filtrata dal mio sguardo, dalla mia storia e dalla relazione che si crea con la persona davanti all’obiettivo». La connessione con i soggetti nasce prima dello scatto: parlano, condividono silenzi e, quando la persona smette di preoccuparsi di come appare, il ritratto prende vita. Da questa esperienza nasce The Portrait Session, il suo servizio di punta, raccontato anche su Instagram con @theportraitsession, dedicato a chi desidera ritratti autentici e personali.
La firma visiva di Sara si manifesta in luce diretta ma morbida, ombre profonde, fondali scuri e colori contenuti, spesso attraversati da una malinconia silenziosa che diventa segno di verità emotiva. «La tecnica è uno strumento», spiega. «Le mie immagini sono il risultato di tutto ciò che ho vissuto: cambiamenti, distanza, incontri e memoria familiare».
Oggi Sara è tornata a Cagliari, pronta a mettere la propria esperienza al servizio delle piccole e medie imprese, aiutandole a espandersi online anche a livello internazionale attraverso la fotografia. Per lei, la fotografia rimane memoria e immaginazione, un incontro umano prima ancora che un’immagine. «Voglio lasciare che siano le persone che fotografo a guidarmi, aprendo uno spazio in cui possano emergere i loro lati più intimi», conclude.
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