Imprevisti, incidenti, eventi tutt’altro che fortunati: in tanti ne attribuiscono le colpe alla sfortuna, ad fato, al karma. Altri ritengono di essere stati “presi d’occhio”, ovvero sono convinti che qualcuno gli abbia mandato una maledizione o fatto una fattura. Ci sono anche coloro che non incolpano nessuno per i piccoli fastidi che possono capitare durante la giornata. Ad ogni modo, sia che si dia la colpa a qualcuno o che ci si affidi al caso, è difficile non rimanere affascinanti dalla storia di “Su Coccu“, il gioiello sardo per eccellenza che si dice abbia la funzione di proteggere dal malocchio.

Su Coccu, il gioiello sardo contro il malocchio

Su Coccu, detto anche “cocco” o “sabegia” è realizzato tradizionalmente con una pietra di ossidiana o di onice,  incastonata dentro due coppette argentate. L’ossidiana, una roccia effusiva di colore nero, è molto famosa nella cultura sarda, proprio per il suo uso contro i malauguri. Si narra che, uno volta indossato, su Coccu sia in grado di assorbire e neutralizzare tutti gli influssi negativi o le maledizioni dirette alla persona, addirittura, nel caso l’anatema sia particolarmente potente, il gioiello dovrebbe spezzarsi o rompersi, preservando così chi lo indossa.

Su Coccu e il ciondolo raffigurante la pavoncella sarda

In passato era un’usanza comune incastonare su Coccu in una spilla che veniva poi appuntata sulle culle dei neonati per proteggerli dell’invidia e dai sentimenti negativi. Era una regalo tipico delle nonne oppure delle madrine, al giorno d’oggi è possibile vederlo, non di rado, anche nei passeggini oppure sugli abiti. Però, è importante sottolineare che nei tempi odierni questo gioiello ha assunto, sempre di più, una funzione ornamentale: è presente negli orecchini, nei bracciali (insieme ad altri ciondoli legati a simbologie importanti, come quello della pavoncella sarda) e nelle collane. Se una persona è single, si consiglia di indossare il Coccu di colore rosso, in quanto si dice che attiri l’amore.

Ad ogni modo, che si creda o meno alla sua funzione protettiva, questo bijoux tipico della tradizione sarda, rimane un gioiello particolare, ricco di storia e fascino. Chiunque, indossandolo, potrà godere della sua bellezza e, chissà, se fosse un regalo, anche dei suoi effetti benefici, infatti, solo se ricevuto in dono, il Coccu potrà sprigionare il suo potere. Provare per credere.

All’alba di oggi, Cabras si è svegliata al ritmo dei passi scalzi delle donne in costume sardo, protagoniste della suggestiva processione che apre la festa di San Salvatore. Con in mano il piccolo simulacro del santo, affettuosamente chiamato Santu Srabadoeddu in dialetto locale, hanno percorso il tragitto dalla chiesa di Santa Maria Assunta fino al villaggio di San Salvatore, nel cuore del Sinis.

Processione scalze Cabras PH Eva Ennas

Ogni passo racconta storie di devozione e tradizione, mentre i colori vivaci dei costumi e il silenzio interrotto solo dai canti popolari creano un’atmosfera quasi magica. La processione è solo l’inizio: l’attesa cresce per la celebre Corsa degli Scalzi, in programma il 6 e 7 settembre, momento in cui coraggio, fede e identità cabrarese si incontrano in uno spettacolo unico.

Chi assisterà a questa festa non può fare a meno di sentirsi trasportato in un viaggio tra storia, ritualità e curiosità locali, dove ogni gesto ha un significato profondo e ogni dettaglio è una piccola meraviglia da scoprire.

Processione scalze Cabras PH Eva Ennas

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