Gambe stanche e fiato corto: forma fisica e scelte di Rastelli le cause delle ultime due sconfitte del Cagliari

Sei giornate non valgono un piccolo giudizio e non danno indizi precisi. Il Cagliari si è presentato fin qui con quattro sconfitte e due vittorie, confermando le statistiche degli ultimi due anni per cui pareggiare sembra sempre più un’utopia. Si
Sei giornate non valgono un piccolo giudizio e non danno indizi precisi. Il Cagliari si è presentato fin qui con quattro sconfitte e due vittorie, confermando le statistiche degli ultimi due anni per cui pareggiare sembra sempre più un’utopia. Si aggiunga che due delle quattro sconfitte sono giunte tra le mura amiche in un doppio confronto consecutivo che – se avesse dato esito positivo – avrebbe potuto far annusare al Cagliari addirittura il profumo dell’Europa. Se l’improvviso passo falso col Sassuolo sembrava più un incidente di percorso utile a comprendere le difficoltà di questa stagione, quello col Chievo ha fatto suonare parecchi campanelli d’allarme. Dalle stelle alle stalle, chi rischia seriamente di trovarsi davanti a un bivio è il tecnico Massimo Rastelli, bocciato su tutti i fronti nel giro di quattro giorni.
Rastelli fatica a metter mano ai suoi difetti. Acuto preparatore delle partite, raramente riesce a raddrizzarle in corsa in caso di esito negativo e ancor più raramente riesce a liberarsi della paura di perdere. Come già accaduto l’anno scorso, nel momento del bisogno si mostra prudente ed impaurito, consegnando alla squadra una sensazione di sfiducia pericolosa. In particolare va in bambola quando deve fare i conti con gli infortuni o lo scarso fiato dei titolari, tale da spremere chi ha bisogno di riposare un attimo e affidarsi ai veterani qualunque cosa accada. Lo si è visto anche contro il Chievo: l’unico cambio reale è stato quello di Miangue per Capuano, ma dall’altra parte Padoin aveva dato segnali poco confortanti già col Sassuolo ed ha finito di naufragare nel caldo pomeriggio alla Sardegna Arena. Impossibilitato ad affidarsi a qualche punta (Farìas, Melchiorri e Pavoletti avevano diversi problemi da risolvere), ha costretto Joao Pedro a tirare la cinghia fino all’osso: negli ultimi quindici minuti di partita è letteralmente sparito dal campo. Eppure le prime avvisaglie erano arrivate a Ferrara. Contro la Spal i giocatori avevano chiuso la partita col fiatone e i cambi affrettati dell’allenatore avevano costretto alcuni di essi a forzare la propria condizione. Il turnover, se necessario, andava fatto alla prima occasione utile, ovvero col Sassuolo. L’aver perseverato sulla propria rosa ha creato disastri a catena: infortuni, acciacchi, gambe molli e fiato corto. Ad una settimana dalla sfida col Napoli, Rastelli si ritrova con una formazione da inventare e tanti pensieri sopra la testa. Soprattutto se, come sembra, aleggia un certo malcontento negli uffici di via Mameli. Il bonus, ma questo il tecnico lo sa già, è terminato un anno fa. Non ci sono seconde possibilità, e se vorrà proseguire il lavoro iniziato dovrà dare fondo ad una certa dose di sfrontatezza e di paziente intelligenza.
Ma che squadra si ritrova? Alessio Cragno è una certezza, migliorato tantissimo rispetto all’era zemaniana ed incolpevole sui gol delle ultime due gare. Pararigori, si è armato di notevole sicurezza sia sulle palle alte che su quelle basse, non disdegnando la parata plastica su tiri di elevata difficoltà. Davanti non ha però la padronanza di una difesa che si è via via sfaldata. In particolare Fabio Pisacane ha perso la bussola delle sue prestazioni collezionando errori su errori, falli inutili e altrettanto inutili espulsioni. Complice una forma che si è persa, il napoletano è stato il primo a sprofondare sia con il Sassuolo che con il Chievo: il turno di squalifica appare così come un toccasana. Senna Miangue si è smarrito col passare dei minuti, divenendo timido e poco propositivo, dimostrando la propria inadeguatezza ad un livello medio-basso ed il perché Rastelli gli avesse preferito il più solido Capuano sin dalla prima giornata. Simone Padoin vive a folate ma non ha il passo per tenere attaccanti agili e dalla corsa prorompente come accaduto mercoledì nel duello con Adjanpong, al quale si aggiunga una stanchezza visibile ed alimentata dal poco movimento dei compagni in copertura. Ora le alternative sono poche e forse sarà il caso, per lo staff tecnico, di osare con una difesa più giovane e in gamba con gli innesti di Faragò e Romagna, in attesa di vedere finalmente Van Der Wiel.
Dalla mediana in su, il registro non cambia. Niccolò Barella è bravissimo ma la regia non è il suo pane e senza Cigarini, il Cagliari si ferma. E se Cigarini non ha la gamba per reggere da solo il palleggio, allora i rossoblù vanno nei guai perché manca il rifornimento primario per le punte. Col Chievo, a parte qualche spunto di Sau, la complessità della manovra cagliaritana non ha mai prodotto un tiro che potesse impensierire Sorrentino. A favorire questa condizione un fantasma chiamato Joao Pedro, strizzato come uno straccio nel dover correre come un matto per tre partite di fila, lamentando una condizione poco agevole. In più si aggiunge un interprete in cerca di un ruolo come Ionita che fa tutto e non fa niente, lasciando spesso scoperta la sua corsia in fase di copertura e partecipando poco alla fase avanzata. Occorreva dinamismo e corsa, qualche spunto dal limite e un poco di follia calcistica che Daniele Dessena non è parso poter dare – sostituito dopo appena 45 minuti, a differenza di un Deiola che poteva rappresentare una degna sorpresa in una partita bloccata. Rastelli ha dunque necessità di ripensare alla propria rosa, levandosi da torno la paura di non essere adatto a gestire determinate partite e prendendo in mano il coraggio di fidarsi/affidarsi alla profondità della propria panchina. Solo in questo modo potrà recuperare i suoi giocatori migliori, sgravandoli dalla necessità di dover correre più del dovuto.

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