“Sa Piola”, cucina sarda tradizionale e innovativa sulle scalette di Santa Chiara a Cagliari

La convinzione collettiva è concorde nel ritenere che una donna bella non possa essere anche una fanciulla di sostanza. A volte questo detto si applica anche ai luoghi, fino a che ci si scontra con qualche luminosa smentita. È il
La convinzione collettiva è concorde nel ritenere che una donna bella non possa essere anche una fanciulla di sostanza. A volte questo detto si applica anche ai luoghi, fino a che ci si scontra con qualche luminosa smentita. È il caso del ristorante glocal “Sa Piola” di Cagliari.
E così come la solita bella donna preziosa è difficile da trovare ma è esperienza da ricordare. Sa Piola del macomerese Giuseppe Vinci ha più di una virtù. Sorto nel cuore di Stampace nel 2008, nei pressi delle scalette di Santa Chiara, uno dei primi segni del passaggio di Francesco d’Assisi in Sardegna, è luogo d’incanto e deve la genesi del nome in parte anche alle scalette vicine. Più specificamente il nome del ristorante dichiara la propria vocazione all’ambiente familiare. Anticamente, infatti Sa Piola, era nell’isola il ritrovo serale dove consumare un pasto caldo e del buon bere con gli amici di sempre, nell’atmosfera di totale relax che però non transigeva sulla qualità dei prodotti. Stesso nome era riservato alle offellerie piemontesi, quasi fosse la suggestiva testimonianza linguistica della parentela, seppur turbolenta, con i conquistatori sabaudi.
Oggi come ieri, la filosofia del lieto convivio non cambia. Nel locale troviamo avventori di ogni età attenti al gusto ma anche alla genuinità. Il tutto perfettamente “instagrammabile” che, in fondo, è ciò a cui tanti giovani sembrano ultimamente interessati prima di assicurarsi origini e qualità del prodotto. A Sa Piola si va a colpo sicuro, palato e occhio escono equamente soddisfatti. Il segreto? Certamente più d’uno. La prima recensione entusiasta arriva dai vicini di tavolo, ogni boccone sembra un’esperienza estatica. E infatti lo è. La selezione della materia prima è curata dallo stesso titolare.
Carne e formaggi vengono direttamente dal produttore. La scelta della pasta verte sull’ arte del prodotto artigianale, fatto a mano. Consigliatissima la tagliata del bue rosso del Montiferru, ma difficile rinunciare ai sentori marini di una cassola cagliaritana, la prelibata zuppa di pesce locale. Vinci coniuga mare e terra e con essi non è esclusa nessuna zolla di terra sarda che trova ampia rappresentazione e declinazione di gusto negli svariati menù proposti durante la settimana.
Ogni nostalgica rivendicazione identitaria è pronta a lasciar spazio ad innovazione e sperimentazione: la coniugazione della tradizione alle esigenze del palato moderno è compiuta con grande riguardo della qualità. A fine pasto da gustare le seadas classiche o il tiramisù con i pistoccos di Dorgali. Non delude certamente neppure la carta dei vini da assaporare in un vero e proprio viaggio nel tempo offerto dalla ragionatissima scenografia. Sembra di trovarsi nel tinello della Grazia Deledda dell’ante matrimonio romano. Un’esperienza su tutti i fronti insomma, riparati in un angolo di serenità ma immersi nel pieno centro cagliaritano di Piazza Yenne, all’ombra dell’aristocratico quartiere Castello.

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