Il Centro Antiviolenza Onda Rosa di Nuoro è sempre pioniero a livello nazionale in tutte le iniziative di contrasto alla violenza sulle donne. Lo è anche grazie alla tenacia e grande sensibilità di Luisanna Porcu, psicologa-psicoterapeuta, attivista femminista, alla guida del Centro e segretaria dell’associazione nazionale D.i.Re – donne in rete contro la violenza.
Negli ultimi anni sempre più giovani si sono rivolte ad Onda Rosa dopo essere state stuprate con la somministrazione della cosiddetta “droga dello stupro”. “Sono ragazze giovanissime, devastate da questa drammatica esperienza” racconta la dottoressa Porcu.
“In ogni momento, in ogni luogo sul nostro pianeta gli uomini violentano le donne.
Lo stupro avviene a casa e in tutti i luoghi pubblici, nell’epoca attuale del capitalismo neoliberale, si può pagare uno stupro, gli uomini possono infatti guardare in diretta la registrazione di uno stupro online nel dark web, oppure comprare bambole di silicone da stuprare, a forma di donne o bambine. È impossibile conoscere la lista completa di nuovi meccanismi di stupro”.
Lo stupro ormai passa anche dai drink serviti nei più svariati locali, non solo nelle discoteche. Questa vera e propria droga difficile può essere versata in qualsiasi momento e da chiunque senza che la donna se ne accorga. Un’altra pratica che limita la nostra libertà e serenità?
Dai loro racconti sappiamo che queste droghe girano nei bar, nelle discoteche e nelle feste private. Lo stupro non è altro che un processo cosciente di intimidazione mediante il quale tutti gli uomini mantengono tutte le donne in uno stato di paura; questo significa che è sufficiente che alcuni uomini stuprino alcune donne per far si che le donne di tale comunità inizino a temere gli uomini e che tutti gli uomini traggano vantaggio da tale paura delle donne in quanto incrementa la loro posizione. Noi sappiamo che lo stupro di una donna è l’assenza di libertà di tutte le donne. È verissimo che non tutti gli uomini sono stupratori, ma tutte le donne, in un momento della loro vita hanno avuto paura dello stupro.
Quante donne si sono rivolte a voi e in cosa consiste il test CYD?
Sono quasi 100 le donne che si sono rivolte a noi dopo essere state stuprate con l’utilizzo del GHB. Sapevamo che in Inghilterra esiste un test, il cyd (check yourdrink) di semplicissimo utilizzo per capire se nella tua bevanda sono state inserite delle sostanze, ogni kit contiene 8 test. Un’azienda italiana che si occupa di diagnostica, la VodenMedical, stava portando i test in Italia, abbiamo costruito una partnership importante e ci sono stati donati in questa prima fase 1000 kit, 8.000 test.
Come si può avere?
Il test può essere ritirato presso il nostro Centro Antiviolenza, in modo anonimo e gratuito.Per noi questo è solo un primo passaggio, il nostro obiettivo è coinvolgere le associazioni di categoria, comuni, istituzioni affinchè sia un progetto finanziato a lungo termine. Ad oggi siamo l’unico luogo in Italia che lo distribuisce e speriamo di essere il primo di una lunga serie.
Le scuole dovrebbero essere in prima linea nella prevenzione della violenza?
È importante parlarne nelle scuole all’interno delle azioni di prevenzione che tutti i Centri Antiviolenza fanno nelle scuole. Non è sicuramente la soluzione al problema della violenza sessuale, ma è comunque una forma di prevenzione. Se lo stupro è un atto politico di violenza perché la minaccia di questo funge da forma di controllo sociale su tutte le donne, la prevenzione è per noi un atto sovversivo.
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