«Ciak, si gira!». La macchina da presa è uno strumento da cui non vi separate mai? Amate il cinema e l’idea di creare o di distribuire una pellicola interamente “made in Sardegna” stuzzica da tempo il vostro genio? Bene, cineasti di tutta l’Isola, prestate attenzione e non lasciatevi sfuggire l’occasione di girare una nuova opera cinematografica nelle innumerevoli bellezze paesaggistiche che la nostra terra ci regala. La Regione Sardegna, infatti, ha messo a disposizione una pioggia di contributi a favore dello sviluppo del cinema sardo, volti a promuovere la realizzazione e la diffusione di nuove pellicole di rilevante interesse regionale: sul piatto ci sono ben 2,150 milioni di euro.

Cortometraggi, lungometraggi, ma anche opere prime e progetti di sceneggiatura originali: la scelta è variegata. L’elemento focale soggiace alla qualità della pellicola che dovrà essere di notevole interesse regionale, puntando alla valorizzazione dell’identità della Sardegna con riferimenti al suo patrimonio storico-culturale, a quello paesaggistico – ambientale, al patrimonio socio-economico oppure a quello linguistico, letterario e antropologico.

L’ambito di azione, dunque, è vasto e risponde all’imperativo di stimolare l’intera filiera cinematografica sarda: si parte dalla sceneggiatura, si passa, poi, alla produzione e si arriva, infine, alla diffusione della nuova pellicola. Fate attenzione, però, perché non si tratta di un unico avviso.

Si contano, infatti, ben 6 bandi che l’assessorato regionale della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport ha pubblicato a sostegno del cinema isolano. Quali sono, quindi, i contributi in questione e a chi si rivolgono? Procediamo per gradi.

Il primo bando – “Coproduzione di lungometraggi di rilevante interesse regionale” – prevede la concessione di contributi, per uno stanziamento complessivo di 1 milione di euro, ai progetti di lungometraggio da coprodurre tramite l’intervento diretto della Regione Sardegna, che partecipa con una quota non superiore al 35 per cento del costo, fino ad un ammontare massimo di 400 mila euro (elevabile a 500 mila euro in caso di coproduzione internazionale). Il bando è rivolto a tutte le società di produzione, costituite da almeno 24 mesi, che hanno come finalità principale la realizzazione di opere audiovisive.

Le società di produzione con le caratteristiche sopraccitate sono beneficiarie altresì del bando – “Coproduzione di opere prime di rilevante interesse regionale” – che mette a disposizione uno stanziamento totale di 400 mila euro per finanziare progetti di opere esordienti. Anche in questo caso è prevista la coproduzione mediante il coinvolgimento diretto della Regione Sardegna, secondo le stesse modalità del precedente.

Il terzo bando – “Concessione di contributi per la diffusione e la distribuzione di opere cinematografiche di interesse regionale” – sostiene la filiera distributiva delle opere audiovisive ed è indirizzato alle società di produzione e di distribuzione attive da almeno un triennio che hanno come finalità principale rispettivamente la produzione e la diffusione di lavori cinematografici: a disposizione contributi per un totale di 200 mila euro.

Il quarto e il quinto bando, invece, offrono un sostegno per la realizzazione di cortometraggi. Si tratta del bando – “Concessione di contributi per la produzione di cortometraggi di interesse regionale a imprese individuali e società” – rivolto, appunto, a imprese individuali e società di produzione (legalmente attive da almeno 24 mesi), con cui si erogano contributi per una cifra totale di 290 mila euro, e del bando – “Concessione di contributi per la produzione di cortometraggi di interesse regionale a persone fisiche“ – i cui beneficiari sono persone fisiche nate o residenti in Sardegna da almeno 3 anni: in quest’ultimo caso, si prevede uno stanziamento complessivo di 60 mila euro.

Infine, il quinto e ultimo avviso – “Concessione di contributi per progetti di sceneggiatura finalizzati alla produzione di lungometraggi di interesse regionale” – mette a disposizione contributi per un ammontare complessivo di 200 mila euro, da destinare a imprese individuali e società di produzione (legalmente attive da 24 mesi) che intendono trasformare una sceneggiatura in una nuova opera cinematografica.

In tutti i casi, badate bene, le domande dovranno essere trasmesse entro e non oltre le ore 13.00 del 28 agosto 2017, esclusivamente per via telematica (mediante un indirizzo di posta elettronica certificata) al seguente indirizzo PEC del servizio sport, spettacolo e cinema dell’assessorato della Pubblica Istruzione, Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport: [email protected].

Ricordatevi, inoltre, che l’eventuale materiale in formato elettronico dovrà essere trasmesso, con lettera di accompagnamento, entro e non oltre 5 giorni dalla trasmissione della domanda per via telematica, a mano o tramite raccomandata presso l’Ufficio protocollo del sopraccitato assessorato.

Avete registrato tutto?Allora preparatevi perché la vostra opera potrebbe diventare un cult: «Pronti, motore, azione!».

«Marrano a farlo», «marrano a dirlo». Da sempre i bambini sardi non possono sottrarsi a un invito di questo tipo. Se non lo fai, sei un vile insomma, un “marrano”. Non importa quanto sia difficile la prova di coraggio alla quale si è chiamati, l’importante è non essere un marrano. Chi di voi non ha rischiato di affrontare i rimproveri degli adulti pur di non essere definito così? L’espressione è entrata nel lessico sardo-cagliaritano da tempo, ma chi era veramente il “marrano”?

Chiariamo innanzitutto una cosa: non si tratta di un termine sardo, ma di un’offesa che affonda le sue radici nel Medio Evo. Questa ingiuria veniva utilizzata già nella Spagna del XIV secolo, dove venivano apostrofati con il termine marranos gli ebrei convertiti forzatamente al cristianesimo, ma che continuavano a professare, di nascosto, riti e funzioni del giudaismo. Nato con un’accezione antisemita dunque, il vocabolo che oggi utilizziamo correntemente per accusare di vigliaccheria chi non accetta la sfida lanciatagli significa letteralmente “giovane porco”, “suino”, “maiale”,e probabilmente nasce dall’ispanizzazione del termine arabo mahram (cosa proibita).

All’epoca della dominazione spagnola in Sardegna, l’Isola ospitava una nutrita presenza di ebrei sefarditi, di cui a Cagliari rimane traccia al ghetto degli Ebrei in Castello. L’uso del termine dispregiativo “marrano”, il cui uso era proibito già dal 1380 da un decreto del Re di Catalogna, si diffuse comunque durante le persecuzioni contro gli ebrei nella Spagna di fine ‘400. Con gli anni, la parola “marrano” ha perso  la sua connotazione antisemita, abbandonando pian piano l’utilizzo di indicare gli ebrei sefarditi che di nascosto (secondo i canoni dell’epoca, con viltà) professavano la propria fede, per abbracciare, soprattutto in Sardegna, il significato di sfida che oggi conosciamo.