Che il Cagliari dovesse fare il suo esordio in Coppa Italia il 12 agosto in casa lo si sapeva da tempo. Quel che invece ancora non è noto – oltre al nome dell’avversaria – è dove giocherà questa partita il Cagliari, visto che il vecchio Sant’Elia è andato in pensione e il Sardegna Arena non è ancora pronto. L’ipotesi più probabile al momento è quella di rispolverare il Bruno Nespoli di Olbia.

A riportare questa possibilità è il quotidiano L’Unione Sarda nell’edizione odierna. Già utilizzato dal Cagliari in passato, il Nespoli è l’unico altro stadio in sardegna adattabile per disputare gare di serie A o serie B, requisiti minimi anche per la Coppa Italia. A giocare contro il Cagliari il 12 agosto sarà la vincente della sfida prevista per il 6 agosto tra Palermo e una tra Arezzo, Triestina, Virtus Francavilla e Imolese che si sfideranno nel primo e nel secondo turno.

La Sardegna è spesso considerata un’isola “asismica”. In realtà, pur essendo una delle regioni più stabili d’Italia, non è completamente immune dai terremoti. La sua bassa sismicità è un dato scientifico assodato, ma ha radici geologiche ben precise.

Come spiega il geologo Luigi Sanciu, la differenza della penisola italiana, situata nel punto di collisione tra la placca eurasiatica e quella africana, la Sardegna si trova al centro della placca eurasiatica, lontana dalle grandi linee di compressione che generano i terremoti più devastanti. Questo la rende un blocco continentale stabile, poco soggetto a scosse significative.

Ciò non significa però che l’isola sia “immune”. Secondo i dati messi a disposizione dall’ISPRA, la zona più attiva è la costa nord-orientale, dove si sono registrati i principali sismi dal 2000 a oggi. Si tratta in gran parte di eventi di magnitudo intorno a 3, prodotti da piccole faglie, ossia fratture della crosta terrestre con lievi movimenti delle rocce.

Sono terremoti che spesso non vengono percepiti dalla popolazione e che restano rilevabili solo dagli strumenti, incapaci di provocare danni e soprattutto impossibilitati a generare onde di tsunami, data la loro modestissima energia.

La Sardegna, dunque, resta una terra fortunata: un’isola geologicamente stabile, ma non del tutto “asismica”. Un dettaglio che ricorda come la natura, anche quando sembra silenziosa, continui a vivere e muoversi sotto i nostri piedi.