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Lievito madre e giovani mani in pasta: i cento anni del Panificio Porta, portato avanti con passione da Riccardo, erede della dinastia

riccardo porta

Riccardo Porta

Da quasi un secolo l’azienda di panificazione e pastificazione artigiana “Porta” costituisce un punto di riferimento per chi considera il pane una vera e propria tradizione. Le cento candeline verranno soffiate l’anno prossimo, per celebrare questa storica attività nata nel 1918 a Gonnosfanadiga e oggi viva più che mai, con dieci punti vendita nel sud della Sardegna e diversi riconoscimenti all’attivo.

Potrà forse sorprendere che alla guida di questa importante realtà ci sia oggi un giovanissimo: si tratta di Riccardo Porta, 26enne pronipote della signora Chiara, con la quale tutto ebbe inizio. Ma in realtà il punto di forza di questa famiglia sembrerebbe proprio questo: saper trasmettere da una generazione all’altra il culto della panificazione, l’importanza dei prodotti di qualità, e la necessità di rispettare tutto ciò in chiave di innovazione.

Inizialmente Riccardo ha però altri progetti: «Dopo la laurea in Marketing all’Università di Urbino, decisi di prendermi un anno sabbatico – racconta il giovane –, che avrei dedicato ad uno stage in India, presso un’azienda che si occupava di turismo esperienziale, una delle mie passioni e centro della mia tesi di laurea». Nonostante le molte estati trascorse con le mani in pasta ed un dibattito sull’innovazione sempre vivo e stimolante tra lui e suo padre, Riccardo non vede quindi la Sardegna come posto in cui realizzarsi. Fino a quando, una mattina estiva del 2012, arriva l’epifania: «Quel giorno di giugno dovetti andare a consegnare un pacco al corriere, e dentro – ci dice Riccardo – c’era il nostro pane a lievitazione naturale di semola di grano Cappelli, pronto a partire verso il concorso nazionale sulla panificazione “premio Roma”».

Quando Riccardo rientra in azienda si ferma per fare due chiacchiere con lo zio che, mentre rinfresca il lievito naturale (su frumentu), propone al nipote di immergere le mani in quel prodotto autentico, che rappresenta la storia della famiglia e di tutti coloro che hanno lavorato nell’azienda e che sopravvive invariato da quasi un secolo. «Fino a quel momento su frumentu era solo qualcosa che mio padre doveva “mettere” la domenica e che ci impediva di andare al mare, quasi un fastidio – ricorda il giovane imprenditore –. Da allora divenne invece una guida, e lo è ancora oggi». Complice la vittoria ottenuta al concorso “premio Roma”, primo riconoscimento nazionale per un modditzosu, la Sardegna assume così per Riccardo una diversa sembianza, quella di terra in cui «non solo c’era tanto da fare, ma c’era anche la possibilità di farlo».

Malloreddus allo zafferano, pastificio Porta

Da allora studio costante e sensibilizzazione verso l’importanza di una buona alimentazione caratterizzano l’attività di questa famiglia, che punta tutto sulla qualità delle materie prime e sul lievito madre, «che ci guida nel valorizzare il nostro passato ma con l’idea di portarlo sempre avanti, visto che quando si rinfresca su frumentu – specifica il ragazzo – ogni volta è proprio quel passato che stiamo rinnovando». Conoscere la propria storia è quindi fondamentale per avere un futuro più chiaro e solido. Ai giovani sardi Riccardo consiglia di «uscire per un pò dalla Sardegna, respirare altre arie e poi tornare per confrontarsi con questo territorio e contribuire al suo sviluppo, perché – conclude – offre tante opportunità a chi ha la mente aperta»

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