La storia di Sansone e Silvia: come l’amore di un cane può impedire di annegare in acqua e nelle proprie paure
Il terrore dell’acqua accompagna Silvia da sempre. Il mare è per lei un tabù perché anche solo l’idea di stare in riva e immergere i piedi tra le onde le provoca il panico. Fino a quando, dopo il matrimonio e
Il terrore dell’acqua accompagna Silvia da sempre. Il mare è per lei un tabù perché anche solo l’idea di stare in riva e immergere i piedi tra le onde le provoca il panico.
Fino a quando, dopo il matrimonio e la nascita del figlio, arriva un altro motivo di grande gioia: il marito le regala un cucciolo di Terranova, razza nota per la sua spiccata acquaticità, a cui lei darà il nome di Sansone. Il cane, così come l’omonimo personaggio biblico, ha una grande forza, che non è soltanto fisica, ma soprattutto di spirito, tanto da riuscire a trasmetterle il suo coraggio e Silvia comincia a seguirlo in acqua a piccoli passi.
«Inizialmente entravo in acqua sino alla vita – ci racconta –. Sansone è stato molto paziente, ha rispettato i miei tempi nonostante lui amasse stare in acqua». Tra i due si instaura un feeling unico, che permette a Silvia di acquistare sempre più fiducia in sé stessa e di vincere finalmente la sua più grande paura: «Dopo 4 anni ho finalmente imparato a nuotare e ad amare l’acqua, e insieme abbiamo preso il brevetto di salvataggio».
Ora Silvia Sorrentino opera come volontaria per l’Associazione Cani Salvataggio Sardegna di Oristano e si dedica alla sicurezza dei bagnanti nelle spiagge della Sardegna. La sua storia è una delle tante dimostrazioni di quanto un animale possa diventare parte indispensabile della vita delle persone, incarnando un supporto fondamentale e la possibilità di una svolta inaspettata.
Purtroppo però, Sansone non è più al suo fianco durante i pattugliamenti nelle spiagge. Un anno dopo il conseguimento del brevetto, infatti, il Terranova subisce una distorsione al ginocchio e viene seguito da un veterinario che però gli somministra una dose evidentemente troppo elevata di medicine, che gli causano la lacerazione dello stomaco: il cane, completamente sano, muore tra le braccia della sua padrona per emorragia interna. «Con la sua morte è andata via la mia ragione di vita – confessa la bagnina – e ho passato un periodo terribile, in cui mi sembrava che nulla avesse più senso».
A salvarla, ancora una volta, i cani: «Dopo due mesi di strazio, il mio direttore di sezione mi regalò due cuccioli di Terranova. All’inizio mi sembrava di fare un torto a Sansone, quasi di tradirlo – confessa –, ma loro mi hanno capita e aiutata a superare il mio momento difficile». Ora, dopo averli addestrati e aver preso il brevetto con loro, Argo e Nerone sono gli angeli custodi di Silvia e dei bagnanti: «Sono dei cani dolcissimi, e oltre ad avermi aiutato diverse volte a riportare a riva persone in difficoltà, sono un ausilio importante soprattutto per bambini e diversamente abili. Il loro approccio – ci spiega infatti Silvia – permette ai bambini di non subire traumi durante un’operazione perché è più facile far apparire tutto come un gioco».
I volontari vanno spesso anche nelle scuole per spiegare l’importanza del cane da lavoro, ancora purtroppo mal tollerato da qualcuno nelle spiagge: «Il cane ha invece un ruolo importantissimo perché spesso si accorge per primo del pericolo e ci dà un grandissimo sostegno in acqua, facilitando operazioni che da soli troveremmo molto più complesse». È quindi giusto sensibilizzare tutti sulla positività della presenza di questi giganti eroi che salvano ogni giorno delle vite umane.
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