Non ci resta che ridere: in compagnia della comicità travolgente de “L’Unione Burda”

Cronaca, attualità, inchieste, costume e rubriche: raccontare la verità, o almeno provarci, è il leitmotiv di ogni giornale. Tra i tanti quotidiani che popolano il web cagliaritano, però, uno più di tutti riesce a fotografarla in un modo a dir
Cronaca, attualità, inchieste, costume e rubriche: raccontare la verità, o almeno provarci, è il leitmotiv di ogni giornale. Tra i tanti quotidiani che popolano il web cagliaritano, però, uno più di tutti riesce a fotografarla in un modo a dir poco travolgente. Difficile non conoscerlo, impossibile trattenere la risata quando si leggono gli articoli firmati “L’Unione Burda”. La testata giornalistica più comica della rete racconta la realtà di Cagliari e dintorni in chiave pungente e divertente, dando voce a più improbabili personaggi, protagonisti reali delle vicende cagliaritane.
Comicità, sarcasmo pungente e umorismo tutto sardo, il linguaggio giornalistico de “L’Unione Burda” si mescola a una buona dose di gergo cagliaritano: quello più diretto e anche più sfrontato. Un modo per fare luce sulla verità, prendendosi gioco di chi, nel mestiere di giornalista, a volte cade nell’errore. Ma chi è la mente del giornale più comico del web cagliaritano? Classe 1979, Roberto Lai è la firma de “L’Unione Burda”: noi l’abbiamo scovato per farci raccontare qualcosa in più.
Chi c’è dietro la firma de “L’Unione Burda”?
Dietro L’Unione Burda c’è un ragazzo (forse un po’ vecchio) di 37 anni, con due passioni: scrivere e sparare minchiate. Ho deciso di usare queste due cose insieme al mio senso critico e al mio sarcasmo, e così è nata la pagina.
Come è nata l’idea del giornale?
L’Unione Burda è nata nel 2012, ad agosto, in seguito a una notizia specifica: le famose case “con piscina e idromassaggio” assegnate agli zingari. La notizia era stata tratta dal alcuni giornali in maniera poco pertinente con la realtà, descrivendo appunto queste case come lussuose e confortevoli, col risultato che si è inutilmente fomentato razzismo e intolleranza. Decisi di creare quindi una serie di finti articoli surreali, proprio per fare il verso a questo giornalismo grossolano, e per prendere un po’ in giro il cagliaritano medio.
I tuoi articoli sono surreali ma raccontano in modo pungente, divertente e riflessivo le vicende di Cagliari e dintorni. Ti sei ispirato a qualcuno in particolare?
L’ispirazione arriva da tante parti. Dai commenti che si leggono un po’ ovunque sotto i vari articoli di questi giornali online, ma anche da situazioni vere in cui mi ritrovo nella vita quotidiana. Spesso gli spunti sono certi discorsi con i miei amici, altre volte mi ispiro a persone che esistono realmente, me compreso. Chiaramente poi porto la situazione al limite del grottesco, ma alla base c’è sempre una critica reale.
A chi ti rivolgi?
Su Facebook ci sono svariati tipi di utenti. Ci sono quelli che amano il sarcasmo pungente di alcuni articoli, mentre altri preferiscono il classico meme, magari più immediato. Col tempo ho raggiunto più persone, e ho potuto quindi dare sfogo anche al mio umorismo più “borderline”.
Fai tutto da solo?
Nonostante spesso mi vengano rivolti complimenti al “plurale”, ebbene si, faccio tutto da solo. Ad ogni modo credo di soffrire di molteplici sdoppiamenti di personalità, quindi non sono tanto sicuro di essere da solo dentro il mio cervello. Devo chiedere agli altri.
La pagina Facebook de “L’Unione Burda” vanta più di 40.000 seguaci, è un numero notevole. Quando hai iniziato ti aspettavi questo successo? E quali sono, secondo te, gli elementi che ti hanno favorito?
Pensare che ci siano più di 40.000 persone che amano quello che fai è molto bello, e francamente quando ho iniziato non pensavo a un traguardo. C’è da dire che per lunghi periodi ho trascurato la pagina, ho pure pensato di chiuderla, quindi per come la vedo io – che non sono mai soddisfatto delle cose che faccio – una pagina che esiste da 5 anni dovrebbe avere molti più seguaci. Penso che uno dei fattori che ha favorito il successo della pagina sia il modo di esprimersi. La dialettica formale da giornalismo, alternata a un linguaggio scurrile spietato, dà l’impressione di una redazione che cerca con scarsi risultati di essere professionale, e questo piace alla gente.
C’è un personaggio che più ti diverte prendere di mira, nel senso buono del termine?
Inutile dirlo, il sindaco Massimo Zedda anima una notevole fetta delle storie dell’Unione Burda. Ma non è lui che prendo di mira. Il sindaco è l’espediente narrativo che dà voce al cagliaritano medio e al suo continuo polemizzare. Per questo motivo nei miei articoli lui praticamente non parla mai, viene però sempre nominato nelle testimonianze dei cittadini, che – come succede nella realtà – lo tirano in ballo per qualsiasi motivo.
Tu che sei un esperto, chi è il “burdo” per eccellenza?
Io penso che tutti i cagliaritani siano burdi, nel senso più buono del termine. Tutti abbiamo dei piccoli atteggiamenti che in qualche modo ci rendono tali. Possiamo fingere quanto vogliamo di essere immuni a questa sindrome, se così vogliamo chiamarla, ma sotto sotto tutti lo siamo. In mezzo al traffico abbassiamo il finestrino e a gran voce cerchiamo la mamma di chi ci taglia la strada, e magari dopo pochi minuti ci diamo un tono su facebook, partorendo considerazione articolate su politica, società, medicina. Il burdo è questo, è come un oggetto che sembra di marca, di valore, e invece è un pacco. Burdo, per l’appunto.
Curiosità mia, a proposito di giornali grossolani. Come sta la blatta?
Il legale della blatta chiede il rispetto della privacy della sua assistita e informa tutti che partiranno querele. Queste accuse di “esserne uscita dallo scarico della vasca” hanno danneggiato la sua dignità e l’hanno ingiustamente dipinta come una blatta maleducata, subdola, malaritta. Forse è il caso che la si smetta con questi pregiudizi. Anche le blatte meritano rispetto. Scherzo, anzi: ho la fobia delle blatte, qualcuno le stermini, ogni estate sono a rischio infarto. E il sindaco se ne lava le mani. Ecco assa fini è uscito fuori il Casteddaio medio che è in me.
Idee per il futuro. Cosa frulla nel cervello, a quanto pare affollato, della firma de “L’Unione Burda”?
Ho tante idee, vorrei evolvere la pagina, ma per ciò che ho (abbiamo) in mente servono dei mezzi, il minimo necessario per fare le cose abbastanza bene. Magari coinvolgerò altre persone. Il problema è spiegare a queste persone che soldi non ne ho e che non mi devono intrippare. È diaicci. Per adesso sto cercando di creare rubriche tematiche, che nel loro piccolo mi danno la possibilità di spurgare il mio cervello da tutte le boiate che per motivi di forma non posso inserire nei classici articoli.
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Cazzeri freelance di 37 anni costringe giovane giornalista a intervistarlo spacciandosi per un collega altolocato. La ragazza, sentitasi manipolata e/o ingannata non ha esitato nel denunciare il farabutto alle forze dell’ordine, carabinieri, giusta, ausiliari di sosta, nonni vigile, tutto. E anche se non ce n’era davvero bisogno questi lo hanno menato. Menato per usare un eufemismo. Pitticca sa surra.

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