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Il casizolu: tra tanti pecorini che abbiamo in Sardegna ecco il re dei formaggi vaccini

È uno dei formaggi più amati e buoni che la nostra isola ci offre: è una provoletta di latte vaccino a pasta filata, una specie di caciocavallo dalla caratteristica forma a pera, da cui il nome peretta, ma anche tittighedda o figu, con cui lo si chiama in alcuni paesi della Sardegna. In alto ha una strozzatura e una piccola “testa” che i bambini spesso si contendono perché è più compatta e salata del resto del formaggio.

Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, ma un’antica traccia della sua esistenza ci riporta al 1353, quando il mercante pisano Bernardo Rodolfo comprò in Sardegna “una botte di cacio cavalli per lire 10”. In una terra di pecorini, poteva trattarsi solo del casizolu. La pasta di questo formaggio é giallo paglierino e tende a sfogliarsi lievemente con la stagionatura. È compatta ed elastica, di solito percorsa da piccolissime bolle. Col passare del tempo il gusto del formaggio si intensifica, diventando più sapido e piccante. È ottimo sia fresco che stagionato, soprattutto con vini bianchi aromatici o rossi corposi. Provatelo filante dentro una spianata di Ozieri tostata!

Tradizionalmente erano le donne a preparare il casizolu, con latte intero di mucche allevate prevalentemente al pascolo. Ogni forma è modellata a mano, perché solo così è possibile dargli la caratteristica forma e fare il nodo. Il casizolu è un formaggio fortemente identitario e gli è stato attribuito il marchio PAT, che tutela i prodotti caratteristici di un territorio e le produzioni tradizionali locali. Di questo formaggio esistono 2 varianti particolari: il casizolu del Montiferru, che è prodotto solo con latte di razza Melina (Sardo Bruna) e Sardo Modicana (Bue Rosso), due razze particolarmente rustiche che riescono a vivere all’aperto per tutto l’anno e il casizolu “di pecora”, prodotto soprattutto nella comunità montana del Goceano (Nuoro) con latte di pecore di razza sarda allevate prevalentemente al pascolo.

(Botteega)

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