Patrimonio culturale. Nel 2016 recuperati e sequestrati quasi 3000 beni culturali

Quasi 3000 beni culturali, del valore complessivo di migliaia di euro, reperti archeologici e paleontologici, beni antiquariali, archivistici e librari frutto di furti, scavi clandestini o compravendite illecite, sono stati recuperati nell’arco del 2016 grazie all’attività del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale
Quasi 3000 beni culturali, del valore complessivo di migliaia di euro, reperti archeologici e paleontologici, beni antiquariali, archivistici e librari frutto di furti, scavi clandestini o compravendite illecite, sono stati recuperati nell’arco del 2016 grazie all’attività del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri che da un anno ha trasferito la sua sede da Sassari a Cagliari.
Per contrastare i reati di ricettazione e impossessamento illecito di beni culturali, nel 2016 sono stati intensificati i controlli svolti dal Nucleo, per un totale di 152 controlli (88 nel 2015) agli esercizi commerciali, ai mercati e alle fiere di antiquariato. Allo stesso modo, il Nucleo ha svolto 411 controlli nelle aree archeologiche considerate più a rischio, comprese quelle subacquee. I controlli hanno portato anche al recupero di una serie di beni culturali falsificati, il cui mercato però è in calo. Sono stati infatti solo 11 i quadri falsi sequestrati nel 2016 (15 nel 2015) e 6 le persone denunciate (4 nel 2015). Tra gli artisti più falsificati nell’isola spicca quello di Libero Meledina, pittore genovese, ma sassarese d’azione, caposcuola del realismo sardo.
Per la ricchezza del suo patrimonio archeologico-culturale, la Sardegna è un territorio che può potenzialmente subire numerosi furti di questo tipo, non solo e soprattutto attraverso l’attività di tombaroli che scavano clandestinamente ma anche attraverso i furti di beni custoditi dalle chiese che spesso durante il giorno vengono lasciate aperte ai fedeli dai parroci. Nel 2016 i furti nelle chiese sono stati 3 e 2 nel 2015; in alcuni casi è difficile risalire anche solo al furto o all’oggetto rubato, per via del fatto che in molte chiese non viene fatto un inventario dei beni posseduti e i parroci non si accorgono nemmeno del furto.
Altrettante difficoltà si incontrano quando si recuperano beni archeologici numismatici dei quali spesso, una volta recuperati, non si riesce a risalire al luogo di provenienza. Le monete antiche, infatti, sono fra gli oggetti più commercializzati clandestinamente attraverso i siti internet e i mercatini. Dei 2639 reperti recuperati nel 2016, 2242 sono monete antiche e il loro sequestro ha portato alla denuncia per ricettazione di 19 persone, con un incremento di questo reato dell’11,7% rispetto al 2015.
In conclusione, sono state 43 le persone denunciate in totale nel 2016, con un incremento del 117,8% rispetto al 2015, per reati come l’impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, la contraffazione di opere d’arte, la ricettazione e il danno del paesaggio. Quest’ultimo aspetto compete sempre il Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e riguarda proprio il rilevamento e il contrasto di abusi in aree tutelate dal punto di vista paesaggistico, sia pubbliche che private. Tra le operazioni più rilevanti c’è quella svolta in Costa Smeralda in uno dei più esclusivi locali della zona, il “Phi Beach”. In quest’area sono state riscontrate diverse violazioni alle norme sulla tutela paesaggistica e monumentale in risposta alle quali la Soprintendenza ha emesso un decreto di vincolo. C’è poi l’operazione che ha interessato il Parco del Marganai nell’Iglesiente, dove invece è stato individuato e fermato un taglio non autorizzato del bosco.

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