Vertenza Wind-Tre, la politica sarda si mobilita per i 400 lavoratori sardi a rischio

«Vogliamo garanzie sul nostro futuro». Con queste parole, Michela B., 42enne cagliaritana operatrice del servizio di assistenza clienti Wind-Tre esprime tutta la sua preoccupazione per la decisione dei due colossi delle telecomunicazioni di cedere un ramo d’azienda ad una società
«Vogliamo garanzie sul nostro futuro». Con queste parole, Michela B., 42enne cagliaritana operatrice del servizio di assistenza clienti Wind-Tre esprime tutta la sua preoccupazione per la decisione dei due colossi delle telecomunicazioni di cedere un ramo d’azienda ad una società esterna. Più precisamente, si tratta del settore assistenza clienti per gli utenti domestici. In ballo ci sono 900 posti di lavoro in tutta Italia, di cui 400 solo nella sede di Cagliari.
«È una scelta scellerata – sostiene Michela – Non capiamo le reali motivazioni e, anche se ce le dessero, non capiremmo ugualmente. Come me, centinaia di miei colleghi sono in ansia per quello che potrebbe accadere». I sindacati hanno proclamato lo sciopero generale nazionale di 8 ore per il 14 giugno e di dieci giorni (dal 15 al 25 giugno) per i tecnici che fanno il turno notturno, nella speranza di far cambiare idea alla compagnia. «In realtà non c’è nessuna motivazione credibile per cui è stata presa questa decisione – dichiara Antonello Marongiu, segretario Slc Cgil Cagliari – L’azienda produce ottimi ricavi per cui non c’è bisogno di esternalizzare il servizio. Una tale azione sarebbe dannosa per i lavoratori, che non avrebbero più gli stessi diritti e gli stessi livelli retributivi. Inoltre, sarebbe deleterio anche per la compagnia stessa. Non ci resta che essere fiduciosi che la mobilitazione possa produrre il risultato sperato, cioè che l’azienda abbandoni questa malsana idea», conclude.
Intanto, anche il mondo della politica sarda, trasversalmente, ha fatto sentire la sua voce. Il sindaco di Cagliari Massimo Zedda si è detto molto preoccupato per la sorte dei lavoratori sardi: «Le notizie che arrivano dal Ministero del Lavoro a proposito della vertenza Wind-Tre preoccupano non poco: prima di tutto per il numero dei lavoratori coinvolti, 900 in tutta Italia e 400 solo nella sede di Cagliari. In secondo luogo per le modalità: l’azienda, dopo la fusione tra due colossi della telefonia e nonostante gli utili, pensa di esternalizzare il servizio clienti senza considerare le conseguenze negative per i territori in cui per anni ha operato. La speranza è che la mobilitazione annunciata oggi serva a riaprire margini di manovra nella trattativa tra sindacati e vertici dell’azienda».
Anche Pierpaolo Vargiu, parlamentare dei Riformatori Sardi, interviene con un post sul suo profilo Facebook: «Il disastro occupazionale dell’area di Cagliari non può permettersi di perdere i 400 posti di lavoro del customer care di Wind Tre. Ho presentato un’interrogazione urgente al Ministero del Lavoro e a quello dei Trasporti perché il paradosso più drammatico è che questa volta non saremmo di fronte ai licenziamenti di un’azienda in crisi, ma ad una deliberata scelta strategica di esternalizzazione di un colosso delle comunicazioni che funziona perfettamente e che ha un mercato in espansione».
Nel frattempo, si è mobilitato anche Fiorello, interpellato dai lavoratori in quanto testimonial della campagna pubblicitaria dell’azienda, alla quale fa sapere di aver chiesto spiegazioni e di aver ottenuto come risposta la rassicurazione circa la continuità del rapporto di lavoro per i dipendenti coinvolti. Ma, evidentemente, le parole non bastano e i lavoratori necessitano di azioni concrete che dimostrino che Wind-Tre non intende esternalizzare.

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