A 100 giorni dall’elezione Trump rimpiange i tempi andati. “Pensavo fosse più facile. Ora il lavoro è aumentato”
Troppo lavoro, zero privacy, nessuna libertà e questioni troppo complesse da gestire. E’ questo il bilancio che emerge dalle dichiarazioni rilasciate alla Reuters per i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Un vero
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Troppo lavoro, zero privacy, nessuna libertà e questioni troppo complesse da gestire. E’ questo il bilancio che emerge dalle dichiarazioni rilasciate alla Reuters per i suoi primi 100 giorni alla Casa Bianca dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Un vero e proprio sfogo durante il quale Trump mostra di non essere affatto felice della piega presa dalla sua vita in seguito all’elezione.
A pesare maggiormente la nostalgia per la sua vita da uomo “libero”. «Pensavo che fare il presidente fosse più facile. Amavo la mia vita precedente: avevo così tante cose da fare, ma attualmente ho più lavoro di prima, pensavo fosse più facile. Mi piace lavorare, ma effettivamente ora il lavoro è di più».
E a mancargli, oltre a possibilità semplici come quella di guidare una macchina la privacy. «Anche nella mia vita precedente ne avevo poca, perché come sapete sono stato famoso a lungo, ma davvero quella attuale è molta meno privacy di quanta ne abbia mai avuta. È qualcosa di davvero incredibile. Allo stesso tempo sei dentro al tuo stesso bozzolo perché c’è una tale quantità di protezione che davvero non puoi andare da nessuna parte».
Troppe e inattese poi le questioni da affrontare, come la questione della sanità, un argomento “incredibilmente articolato” che non si aspettava “potesse essere così complicata”.
Riguardo alle tensioni con la Corea del Nord, sempre più determinata a lottare contro il nemico americano, Trump ammette la «possibilità» che esploda “un grande, grande conflitto”. Anche in questo caso non si aspettava che la situazione avrebbe preso una piega così grave, ma ammette che la possibilità di una soluzione diplomatica sarebbe davvero molto difficile.
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“Notturno”, la mostra del collettivo Castia Art, a Cagliari la risposta degli artisti al tempo che viviamo

Notturno si propone come un viaggio nell’oscuro per riconquistare la luce: un invito a fermarsi, ascoltare e lasciarsi attraversare dall’arte.
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Inaugura venerdì 12 dicembre alle 18:30 Notturno, la nuova collettiva dell’associazione Castia Art ospitata negli spazi di The Net Value, in viale La Playa 15. Una mostra che nasce dal bisogno di leggere il presente e le sue inquietudini attraverso lo sguardo dell’arte, trasformando il buio in linguaggio, simbolo e possibilità.
L’associazione spiega così la scelta del tema: “La recente attualità vede sempre più nubi addensarsi sul cielo ed avanzare nel suo orizzonte.” Un periodo segnato da avvenimenti che hanno lasciato tracce profonde e che hanno reso più complessi problemi, risposte e relazioni. Davanti a queste tensioni — “esplosioni o implosioni, spesso due facce della stessa medaglia” — l’arte, pur senza certezze, può tentare di offrire una chiave di lettura, o almeno uno spiraglio.
Da questa consapevolezza è maturata l’idea di un progetto visivo immerso nelle tonalità del buio, nel blu della notte, per la sua forza evocativa. Notturno diventa così metafora di introspezione e luogo di riflessione: una proposta estetica e sensoriale che interpreta il peso del nostro tempo ma, allo stesso tempo, tenta di aprire una via di fuga nel sogno, restituendo allo spettatore un’esperienza “alla fine liberatoria, di intima luminosità”.
Castia Art, promotrice dell’iniziativa, è un’associazione di professionisti delle arti e un centro di sperimentazione e produzione creativa. La sua missione è colmare distanze e favorire connessioni: tra artisti, tra artisti e comunità locale, tra realtà artistiche e i poli europei più innovativi. L’obiettivo è generare occasioni concrete di incontro, scambio e crescita professionale.
Notturno si propone dunque come un viaggio nell’oscuro per riconquistare la luce: un invito a fermarsi, ascoltare e lasciarsi attraversare dall’arte.
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