Giorno 5-6. I ragazzi del Camper nel profondo Sulcis, affascinati da Masua vanno avanti senza pagare cibo: sono degli scrocconi eccezionali, anche se la strada è ancora lunga
Giorno 5-6. I ragazzi del Camper nel profondo Sulcis: affascinati da Masua vanno avanti senza pagare cibo. Vistanet si arrende: sono degli scrocconi eccezionali, anche se la strada è ancora lunga. Con la “Carolin” ancora nel cuore, partiamo alla volta
Giorno 5-6. I ragazzi del Camper nel profondo Sulcis: affascinati da Masua vanno avanti senza pagare cibo. Vistanet si arrende: sono degli scrocconi eccezionali, anche se la strada è ancora lunga.
Con la “Carolin” ancora nel cuore, partiamo alla volta di Masua!
Per catturare la foto della barca con la Via Lattea in sottofondo siamo rimasti svegli tutta la notte, e adesso iniziamo ad accusare il colpo: la memoria a breve termini fa brutti scherzi, pure quella a lungo termine sta sparendo (Chi siete voi? L’Unione Sarda? Il Resto del Carlino? Vistanet?), ogni tanto barcolliamo (e quando siamo dentro il Westfalia vuol dire sbattere la testa ogni 2 minuti) e l’attenzione è a livelli minimi. Quindi molto saggiamente, prima di finire in un qualche burrone andando dritti alla prima curva (dovesse succedere, fateci un film in stile Into The Wild, per Federico prendete Edward Norton, perché c’è una certa somiglianza, per Raffaele va bene Benicio Del Toro, ma fatelo dimagrire un po’), ci concediamo la prima sessione “intera” di sonno. Arriviamo nel primo pomeriggio a Masua, dove incontriamo l’ennesimo benefattore: il Beach Bar Warung (https://www.facebook.com/WarungBeachMasua/), dove il titolare Leo (4 anni) ci accoglie subito molto calorosamente. I suoi genitori, Arianna e Matteo, sono altrettanto disponibili, e subito ci concedono un tavolino, una presa elettrica dove caricare tutta l’attrezzatura (più importante del bere e del mangiare), uno spuntino e una birra, con l’offerta di una cena da leccarsi i baffi.
Dopo esserci rifocillati (noi e le batterie), andiamo subito in spiaggia, a sfruttare il tramonto e l’incredibile silhouette del Pan di Zucchero, imponentissima. Nel frattempo pensiamo già alla cena, che ci aspetta alle 21. Essendo ospiti non abbiamo pretese, motivo per cui ciò che ci viene presentato ci lascia senza parole: come antipasti affumicati di mare con mousse di ricotta e carpaccio di calamaro ripieno di insalata e pomodorini (se potete assaggiatelo, spettacolare), spaghetti vongole e bottarga accompagnati da un calice di Pariglia e persino il dolce, una mousse al torroncino con granella di nocciola e caramello (le foto parlano da sole).
Nel frattempo ragioniamo sul fatto che la location è talmente fantastica che merita una seconda giornata, e chiediamo informazioni su come raggiungere Pan di Zucchero e Porta Flavia, un’infrastruttura di servizio dell’area mineraria di Masua, praticamente un porto d’imbarco del materiale estratto dalla montagna.
Matteo, il padre del titolare (perché ribadiamo, chi porta avanti la baracca è il piccolo Leo), subito ci offre di accompagnarci con il suo gommone il mattino seguente. Noi accettiamo l’offerta, e dopo un’altra dormita decente siamo subito a bordo, con dei nuovi compagni di avventura: degli arrampicatori milanesi, che lasceremo appesi su qualche parete lungo strada (a proposito ragazzi, siete ritornati? Fateci sapere, siamo preoccupati).
Nel breve giro vediamo cose incredibili: dalla grotta del Soffione, così chiamata per l’effetto generato dalle onde del mare che si insinuano nella sua cavità e vengono rimbalzate con grossi spruzzi, creando degli splendidi giochi di luce (roba da non credere se non la si vede), alla ormai celebre grotta Azzurra (vista tante volte in foto, ma mai dal vivo) con la sua caratteristica volta a forma di Sardegna! Una volta vista Porto Flavia da vicino, e vedendo il meteo, finalmente propizio, capiamo che è il momento di tirare fuori le tavole da SUP che gli amici di Wipeout Boardshop (https://www.facebook.com/WipeoutBoardshop/), di cui praticamente chiunque abbia mai visto una tavola da surf, skate o kite riconosce il logo sul nostro Westfalia, ci hanno prestato per questo viaggio! Mentre Raffaele è un esperto, Federico è alla sua prima volta e incredibilmente non cade (c’è chi dice per via di un talento naturale, chi per merito della tavola), nonostante a un certo punto il vento aumentando porti qualche onda. Arrivati sotto Porta Flavia, ci concediamo qualche scatto, prima di farci riportare in spiaggia dalle onde. Il SUP è una cosa divertentissima, al punto che stiamo pensando di non restituire le tavole a Wipeout al nostro ritorno!
Tornati a riva (a proposito, se volete rinforzare i glutei, è lo sport ideale, parola di Federico e del suo fondoschiena) finalmente il tempo ci permette di fare una bella doccia all’aperto! Belli profumati, andiamo a salutare gli amici di Warung, ringraziando tutti, dal titolare e i suoi genitori citati sopra allo staff: lo chef Jassin (ripeto, CARPACCIO DI CALAMARO RIPIENO: provatelo), il suo secondo, Fabio, i camerieri Fabio, Andrea e Lara, ed Edoardo, il lavapiatti (noi ci siamo offerti di lavarli, ma non ci è stato concesso)!
Partiamo per Buggerru, e subito notiamo una cosa: l’uscita in SUP ci ha fatto saltare il pranzo e i nostri stomaci iniziano a produrre gli ormai familiari suoni di reclamo. Di passaggio troviamo un ristorante pizzeria, La Baia ( https://www.facebook.com/pages/La-Baia-Di-Tore-Ristorante-Buggerru) ed entriamo improvvisando, sperando che il titolare sia di buon cuore. Spieghiamo il progetto e la scommessa che Vistanet ci ha proposto, e il titolare, Tore, mosso dalla pena nei nostri confronti, poveri viaggiatori a stomaco vuoto, ci fa subito accomodare.
Come al solito potrebbero sfamarci con poco, invece no: IN SARDEGNA NON FUNZIONA COSÌ.
La signora Gianna si avvicina per scambiare quattro chiacchiere, incuriosito dal progetto, mentre nel frattempo Tore ci fa preparare una porzione pantagruelica di linguine al sugo di mare, leggermente piccanti come piace a noi, e una frittura mista accompagnata da patate fresche fritte. Siamo senza parole, persone appena conosciute che ci trattano come amici di vecchia data, e una chiacchierata a fine cena con i vicini di tavolo: sembra di stare a casa! Foto di rito di fronte al van, anche i nostri vicini di tavolo si uniscono!
La mattina dopo, andiamo a visitare (e fotografare, ovviamente) un evergreen della nostra giovinezza: i faraglioni di Buggerru, sotto Pranu Sartu.
Si riparte, prossima tappa Capo Pecora, per uno dei tramonti più incredibili che abbiamo visto finora!
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