Con l’Udinese, il Cagliari si è svegliato troppo tardi. Rastelli deve ancora lavorare sulla solidità della sua squadra

Cinque minuti in più sarebbero potuti bastare per segnare un gol che era nell’aria. Gli errori sotto porta di Salamon e Farias, la loro troppa convinzione di poter superare lo spaesato Karnezis hanno costretto il Cagliari ad incassare una nuova
Cinque minuti in più sarebbero potuti bastare per segnare un gol che era nell’aria. Gli errori sotto porta di Salamon e Farias, la loro troppa convinzione di poter superare lo spaesato Karnezis hanno costretto il Cagliari ad incassare una nuova sconfitta. L’Udinese ha avuto il merito di proporsi di più e meglio, grazie all’intuizione di Del Neri di inserire una punta pura (Perica) per una seconda punta (Thereau). Questo ha costretto i rossoblù a rincorrere la giovane punta croata negli spazi aperti dal movimento del compagno di reparto Zapata, bravo a portare a spasso Alves da una parte all’altra facendogli perdere il senso della posizione.
Cinque minuti e sarebbe finita in pareggio. Il Cagliari ha fatto partire l’assalto poco dopo il gol di Borriello, ha spinto in maniera anche caotica e in questo modo ha creato affanno ai bianconeri, in crisi d’ossigeno e di lucidità. Cinque minuti e si sarebbe risolto tutto, si sarebbero evitati gli ormai classici “Rastelli vattene” e la sensazione che senza il bomber campano (16 gol con quello di ieri) si sarebbe sentita fin qui tutta un’altra musica. Perché Borriello serve come il pane come serve un apporto più deciso della squadra per tutti i novanta minuti. I rossoblù infatti hanno regalato oltre un’ora ai padroni di casa, hanno rischiato tantissimo sul rigore (parato da Rafael) e si sono visti infilare per due volte nel giro di pochi minuti. Hanno barcollato pesantemente e solo il palo ha negato a Perica la gioia del terzo gol. Un disastro senza molte attenuanti, col centrocampo che è crollato e la difesa con esso, trascinata via nel baratro.
Poi la reazione, seppur timida e mediocremente organizzata. Quasi come se si fosse liberato dell’ingombrante presenza di Barella, Tachtsidis ha preso in mano le redini della squadra ed ha cominciato a dispensare meglio i passaggi, evitando i tanti (troppi) errori sin lì compiuti. La spinta di Padoin e Isla è stata poi decisiva per mettere gli attaccanti maggiormente in condizione di offendere la porta avversaria, sostenuti dal raccordo di Sau dietro le due punte e dalle spaziature di Farias a destra e a sinistra. Lì è cambiata la partita ma mancavano appena due minuti più il recupero, che in certi casi può essere tanto lungo quanto molto corto. Stavolta, con i gol falliti da Salamon e Farias, si è rivelato molto corto per velleità dei rossoblù.
Il sonno prolungato è sempre stata una costante della formazione di Rastelli. In realtà si tratta di tenuta tattica: ad un primo tempo attendista fa da contraltare una seconda frazione di marca offensiva. Questa tenuta è mancata nel pomeriggio di ieri dato che l’Udinese è passata in vantaggio proprio nel momento in cui il Cagliari avrebbe dovuto accelerare. Il tecnico non se l’è sentita di rischiare una punta in più pur di pareggiare, ed in questo modo ha evitato che i bianconeri potessero dilagare, arrivando ad un passo del risultato positivo. Troppo lunga però quella gestione della gara, garantita anche da un invisibile Joao Pedro, ovvero la pedina che più di tutte avrebbe dovuto garantire il break nei confronti della difesa avversaria. Il brasiliano, fermo nella sua posizione, è stato spesso scavalcato dalla manovra per mancanza di movimento, di proposizione, di invettiva. Così la squadra è rimasta bloccata a far fronte alle folate avversarie, senza avere la forza di ripartire con coraggio e convinzione. Un monito per lo staff tecnico: tanto è stato fatto finora, ma tanto va ancora fatto da qui al termine del campionato per proporre un Cagliari più attento alle tante fasi delle partite e più pronto ad offendere l’avversario, senza lasciargli condurre il gioco per buona parte del tempo.

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