L’Oasi Felina Privata di Su Pallosu, sita nel comune di San Vero Milis in provincia di Oristano, si conferma come importante meta turistica della nostra isola. Impossibile non conoscerla. Da tempo, il numero di visitatori è in costante crescita e sono in tanti, amanti dei gatti o semplici curiosi, a recarsi nell’area e a promuoverla. Adesso, dopo il prestigioso riconoscimento del portale di viaggi Tripadvisor, che nel 2016 le aveva conferito il Certificato di eccellenza internazionale come attrazione turistica, la colonia dei gatti più famosi dell’Isola è stata formalmente inserita negli itinerari turistici della Regione Sardegna.

Dopo aver attirato migliaia di turisti di tutto il mondo, la spiaggia di Su Pallosu e i suoi insoliti frequentatori a quattro zampe sono finalmente celebrati sul sito regionale di “Sardegna Turismo”. ‹‹La penisola del Sinis, in provincia di Oristano, non finisce mai di stupire – si legge nel portale – tra le tante spiagge gioiello ce n’è una molto particolare: un’oasi di pace e tranquillità per i felini››. Un posto che merita di essere visitato perché è ‹‹un simbolo mondiale di ecoturismo, una bellissima spiaggia che si affaccia sul mare cristallino, meta di un flusso costante di amanti dei gatti››.

I felini di Su Pallosu, la cui presenza risale agli inizi del XX secolo, spesso si avventurano in spiaggia: gli unici della specie che non temono di farsi il bagno. Aspetto, quest’ultimo, davvero curioso che permette di capire perché la spiaggia – che è anche un sito archeologico nuragico – sia tra le prime attrazioni della Provincia di Oristano e certamente la prima in assoluto per il territorio di San Vero Milis: negli ultimi anni, l’area ha ospitato più di diecimila visitatori sardi e non.

I gatti in spiaggia – Foto Oasi Felina Privata di Su Pallosu – pagina FB.

Nel cuore della Sardegna, all’ombra del sito nuragico di Su Nuraxi a Barumini – patrimonio dell’umanità UNESCO – l’arte contemporanea si fa strumento di riflessione e denuncia. Con la performance Bentu Estu, l’artista Nicola Mette, guidato dalla curatela di Pedro Rocha, mette in scena un’azione simbolica per richiamare l’attenzione sull’impatto ambientale e visivo degli impianti di energia rinnovabile installati in modo indiscriminato sul territorio isolano.

La crescita delle fonti rinnovabili in Sardegna, pur motivata da esigenze climatiche e energetiche, si è spesso scontrata con la fragilità del paesaggio culturale e naturale. In particolare, l’area archeologica di Su Nuraxi è oggi circondata da pale eoliche che alterano l’equilibrio visivo e identitario di un luogo carico di storia millenaria.

La performance ha coinvolto un gruppo di volontari, nudi e dipinti di bianco, i cui corpi distesi hanno evocato la forma delle turbine, diventando metafora di un paesaggio ferito. Le striature rosse dipinte sui performer, a ricordare tagli e delimitazioni, richiamano la trasformazione della terra da bene collettivo a proprietà privata, dominata da logiche economiche.

Bentu Estu non è solo un evento artistico, ma un atto civico: i corpi diventano monumenti temporanei, visibili e vulnerabili, per denunciare un modello di sviluppo che rischia di cancellare memoria, cultura e identità. Il vento, un tempo alleato dell’uomo, è qui trasformato in simbolo di una forza imposta, che travolge la relazione tra comunità e territorio.

La performance ha aperto un momento di confronto che ha coinvolto cittadini, studiosi e artisti, sottolineando l’importanza di tutelare i paesaggi culturali, anche e soprattutto nel contesto delle transizioni energetiche. L’arte, in questo caso, si propone come spazio di resistenza e consapevolezza, rivelando le contraddizioni di un progresso misurato solo in megawatt.