Leggende sarde: “Su carru cocciu”, il tremendo carro infuocato della morte che terrorizza bambini e pastori

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La Conferenza episcopale sarda esprime «profonda preoccupazione» dopo l’approvazione, da parte del Consiglio regionale della Sardegna, della legge che regola tempi e procedure per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito, in attuazione della sentenza della Corte costituzionale del 2019.
«Abbiamo appreso con dolore e apprensione il voto del Consiglio regionale – dichiarano i Vescovi –. Riteniamo che non sia accettabile aiutare un malato a morire, perché la vita va sempre difesa, in ogni sua condizione».
La posizione dei pastori della Chiesa sarda non si colloca sul piano della contrapposizione politica, ma su quello della dignità della persona. «Il tema della difesa della vita – sottolineano – non può diventare occasione di strumentalizzazioni elettorali o di divisioni ideologiche. È invece necessario un approfondimento serio, rispettoso e convincente, che riconosca il valore inalienabile di ogni essere umano».
I Vescovi richiamano anche il recente comunicato della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana del 19 febbraio 2025, condividendone pienamente le parole: «Auspichiamo che, nell’attuale quadro giuridico e normativo, si possa giungere a interventi che tutelino nel miglior modo possibile la vita, favoriscano l’accompagnamento e la cura nella malattia, e sostengano le famiglie nelle situazioni di sofferenza. È su questo che occorrerebbe concentrare gli sforzi».
Uno degli aspetti più urgenti riguarda proprio il contesto isolano. «Nella realtà sarda – affermano i presuli – appare ancor più necessario dare concreta attuazione al Piano di potenziamento della Rete regionale di cure palliative 2024, approvato lo scorso 5 settembre dalla Giunta regionale».
La Conferenza episcopale della Sardegna ribadisce inoltre: «La dignità della persona non viene meno con la malattia né quando si riduce l’efficienza fisica. Non parliamo di accanimento terapeutico, al quale siamo da sempre contrari, ma di non smarrire l’umanità di fronte alla fragilità».
Concludendo il loro intervento, i Vescovi affidano un appello alla società civile e alle istituzioni: «Il compito che ci sta davanti è custodire la vita, prendersi cura delle persone, sostenere le famiglie. È qui che si misura la civiltà di una comunità».