Un nuovo lavoro per San Gavino. Continua l’attività muralistica nel paese del Medio Campidano: in via Torino è arrivato SKAN
Un nuovo lavoro per San Gavino. Continua l’attività muralistica nel paese del Medio Campidano. In via Torino domenica è arrivato un altro murale, quello di SKAN: l’artista ha realizzato la sua opera su uno spazio vuoto, andando ad accrescere il
Un nuovo lavoro per San Gavino. Continua l’attività muralistica nel paese del Medio Campidano. In via Torino domenica è arrivato un altro murale, quello di SKAN: l’artista ha realizzato la sua opera su uno spazio vuoto, andando ad accrescere il già grande patrimonio artistico di San Gavino, attualmente il paese più vivo della zona, sotto l’aspetto creativo.
«Quest’anno avremo una quindicina di eventi artistici con artisti importanti italiani e no», afferma Ivan Licari, uno dei responsabili della crew muralistica sangavinese, «in tutto abbiamo fatto in tre anni più di 20 murales, i prossimi sono di due artisti sardi. Uno di questi è Pina Monne artista di Irgoli che ha lavorato soprattutto a Tinnura». Ma l’autofinanziamento resta l’unica modalità per avere soldi da destinare ai lavori artistici: «Per ora andiamo avanti con le offerte della comunità Sangavinese e gli eventi che facciamo», continua Licari, «però ci sono diversi bandi e stiamo provando a partecipare. Insomma sarà un bel 2017, siamo contenti perché tanti artisti vogliono venire da noi a dipingere, vuol dire che stiamo andando nella strada giusta. San Gavino non è riconosciuta solo per lo zafferano», aggiunge Ivan, «ma anche per i Murales».
Skan (Emanuele Boi), nato nel 1988 a Cagliari, vive a Milano dove si è laureato all’Accademia di Belle Arti.
Lavora come freelance nel mondo della grafica e come illustratore. Si è avvicinato ai graffiti nel 2003.
«SKAN è davvero un grande artista e si è trovato bene in paese», sottolinea Licari, «le sue parole di riconoscenza per l’accoglienza ricevuta ci ha fatto molto piacere. Un aspetto importante? I commercianti ci aiutano tanto», conclude l’artista, «c’è chi offre il b&b, chi un caffè , chi birre, panini e tanto altro. Se siamo arrivati qui è anche grazie anche a loro».
SKAN, come riportano le schede sul suo lavoro artistico, si è laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera, dove ha acquisito una formazione artistica tradizionale, Skan lavora nell’ambito della pittura, della grafica e della street art combinando insieme tecniche classiche e attitudine da writer. Il suo lavoro è fresco, ricco di citazioni e simboli che abbracciano l’anatomia umana e animale, la fantasia di certe illustrazioni infantili, il realismo della pittura a olio fiamminga e un’anarchia compositiva, seppure sobria, di impronta surrealista. Il risultato di questa straordinaria varietà è la creazione di personaggi fantastici inseriti in un non-spazio le cui storie rimangono segrete ma di cui intuiamo qualcosa grazie agli elementi inclusi nelle tavole. E di tavole è proprio il caso di parlare dato che, per un preciso fine estetico, viene utilizzato quasi esclusivamente materiale recuperato, vissuto, segnato dal tempo, capace di arricchire la narrazione e conferire forza e fascino unici. La realizzazione, mutuata proprio dalla street art, è affidata agli spray, senza bozzetti preparatori: il disegno è eseguito direttamente sulla tavola con precisione sorprendente. L’evidente abilità tecnica si affianca alla sensibilità personale dell’artista, in grado di restituire vigore, profondità e vita ai personaggi, alternando linee nette e precise a sfumature di colore, in prevalenza dai toni caldi. Compare anche un grigio di fondo, a ricordare l’origine street dell’autore, come se lavorasse pensando alle pareti di cemento della città. Nelle opere realizzate in collaborazione con Gabriele Pais le caratteristiche peculiari dei due artisti sono evidentissime eppure armonizzate perfettamente tra loro: le linee graffiate a matita, incise e sfumate come nuvole di Pais incontrano una schematizzazione dei personaggi mono occhio tipici di Skan, decolorati e destrutturati del sostegno muscolare e divenuti simili a rocce. Il risultato finale richiama qualcosa di antico e nello stesso tempo si proietta in un futuro molto simile al nostro presente fatto di elementi confusi, persone idealizzate e frammenti di realtà estremamente vividi.
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