Cagliari è la capitale delle fascette New Era
Erano gli anni ’90 della moda. E si sa come erano gli anni ’90 della moda. Canottiere in raso che facevano molto sottoveste dell’alta borghesia, abbinate a pantaloni con delle zampe che più erano ampie meglio era, e poi
Erano gli anni ’90 della moda. E si sa come erano gli anni ’90 della moda. Canottiere in raso che facevano molto sottoveste dell’alta borghesia, abbinate a pantaloni con delle zampe che più erano ampie meglio era, e poi le mitiche Gordon Jack, carri armati che fortunatamente venivano coperti dalle immense zampe in jeans.
I capelli.
I capelli venivano spesso violati da litri lacca Cielo Alto, marchingegno quest’ultimo al quale spettava l’arduo compito o di spararli completamente in alto, o di irrigidire due ciocche che, abbinate alle perfettamente geometriche righe in mezzo, a mo’ di salice piangente disegnavano il contorno del viso. Poi c’erano loro: le fascette. Tra i maggiori esponenti VIP delle fascette abbiamo Jane Fonda, e il fatto che stessero male anche a lei sarebbe dovuto essere indicativo dell’essenza inopportuna di quei maligni pezzi di stoffa ma no, noi li utilizzavamo lo stesso.
Ma erano gli anni ’90. Ora siamo nel 2016. La moda sì, è come la storia, ovvero un continuo ruotare delle stesse cose lette solamente attraverso epoche e chiavi differenti, ma la moda seleziona e migliora. E come per fortuna le Gordon Jack sono nate e morte negli anni ’90, così dovrebbe essere anche per le fascette. E invece no.
Cagliari è la capitale delle fascette new era.
Sono giunte nel nuovo millennio rivisitate, a volte in lana, a volte in cotone con una sorta di nodo al centro, oppure (e qua veramente sarebbe il caso di iniziare a parlare di domiciliari) con dei fiocchi o fiori in stoffa appiccicati nel mezzo. Un mix tra fascetta anni ’90 e coroncina con applicazioni: una combo perfetta, insomma. Sembra la Cagliari dei primi del ‘900, con le donne dal viso avvolto da un fazzoletto. Un fazzoletto anticonvenzionale però che lascia liberi quei poveri capelli dalla radice costretta nella stoffa, di fluttuare sulle spalle e lungo la schiena.
Via Manno è invasa. Via Paoli non parliamone. Cittadella, Dettori, e Piazza Yenne ormai ne sono l’emblema. Pare che anche il buon vecchio Carlo Felice abbia cambiato posa e non indichi più la via opposta alla Strada Regia per Porto Torres, come vuole la leggenda, ma regga ora una fascetta osservandola con uno sguardo che sembra dire solo una cosa: taddannu!
Avvolgono il viso di molti, segnano le fronti quasi fossero febbricitanti, rendono chi attraversa la strada di corsa simile a un calciatore dalla lunga chioma in piena partita.
“Ce, là a Conti! Ah no, è una con la fascetta.”
Che poi questa nuova invenzione copre anche le orecchie, quindi magari chi la indossa non è in grado di sentire perfettamente le critiche altrui.
<< Santo cielo, quella fascetta è davvero orribile >>
<< Oh grazie, anche secondo me è davvero amabile >>
<< No, sto cercando di dirti che sarebbe un ottimo combustibile >>
<< Sì sì, non è in pelle, è eco sostenibile! >>
Okay, le mode vanno e vengono, ma questa evoluzione di fazzoletto – fascetta anni ’90 – fascetta new era, porta involontariamente a pensare non tanto a quando tornerà ma soprattutto in che forma. Magari il prossimo millennio la vorrà digitale, con orario e temperatura esterna in bella vista.
Speranza vorrebbe che non tanto dal prossimo millennio, ma dal prossimo anno queste non esistessero proprio. Però dai, Cagliari è bella perchè è varia, apprezziamo la diversità e vediamola come un elemento dalla quale imparare e acquisire sempre nuove nozioni.
In questo caso l’insegnamento odierno è semplice: vuoi comprarti una fascetta? Lassa perdi!
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