La polemica di Bellu sul nuovo parco nel quartiere Fonsarda. La replica dei genitori di persone affette da autismo
È stato inaugurato il 30 gennaio a Cagliari, dal sindaco Massimo Zedda, il parco dedicato al botanico Siro Vannelli, in via Giudice Chiano, ma la nuova area del quartiere Fonsarda appena aperta al pubblico, non è però piaciuta a tutti:
È stato inaugurato il 30 gennaio a Cagliari, dal sindaco Massimo Zedda, il parco dedicato al botanico Siro Vannelli, in via Giudice Chiano, ma la nuova area del quartiere Fonsarda appena aperta al pubblico, non è però piaciuta a tutti: attraverso il giornale online di cui è Direttore responsabile, Sardinia Post, Giovanni Maria Bellu, ha denunciato la delusione generata dall’amministrazione del Comune di Cagliari – in particolare dall’assessore all’Urbanistica Paolo Frau – per aver inaugurato il parco dichiarando che fosse uno spazio “anche per i ragazzi autistici”.
Bellu è infatti genitore di Ludovico, ragazzo affetto da autismo, e assieme ad altri genitori di persone con la stessa disabilità, mesi fa aveva collaborato con Frau nella progettazione del parco.
“ Ludovico è diventato grande, fisicamente grande – scrive il giornalista sul suo quotidiano online – anche se è come un bambino piccolo. Ma gli altri bambini piccoli e ‘normali’ non lo sanno. E nemmeno i loro genitori. Quando sale sullo scivolo o sull’altalena, si crea un certo clima di apprensione. […] Da tempo avevamo comunicato al sindaco Massimo Zedda e all’assessore Paolo Frau che c’era l’esigenza di un parco dove i nostri figli potessero andare. Così, quando abbiamo saputo che forse era stato trovato, siamo andati subito a vederlo. E’ successo molti mesi fa – prosegue Bellu – e l’assessore Frau ci ha fatto da guida. Abbiamo dato dei suggerimenti. C’erano certe zone pericolose, certe piante con le spine, certe pozze d’acqua. Bisognava recintarle. E’ stato fatto. Forse si riferisce a questo il sindaco quando, nella sua pagina Facebook, scrive: ”Uno spazio che è stato progettato pensando anche alle richieste arrivate nel tempo da associazioni e genitori che convivono con l’autismo perché possa essere un giardino per tutti”. Già, il problema è che tutti i giardini sono di tutti. Nessuno è per i disabili.”
Il desiderio quindi di un parco che fosse dapprima per i loro figli, e poi per gli altri bambini senza disabilità, è svanito al momento dell’apertura dell’area giochi. “Quando ieri siamo andati all’inaugurazione del parco – scrive sempre Bellu su SardiniaPost- eravamo certi che sarebbe stato detto che quel luogo era per i nostri figli. Attenzione: non esclusivamente per i nostri figli, ma preliminarmente per i nostri figli. Che, cioè, era quel luogo sempre sognato dove i nostri figli sono i cittadini e gli altri sono gli ospiti. Un luogo straordinario per noi, ordinario per le persone ‘normali’. Si trattava di dire che – in quel piccolo e unico luogo – si ribaltava l’ordinaria gerarchia della titolarità: a chiedere ‘permesso’ non dovevano essere i nostri figli. Nessuno doveva chiedere permesso. Ma chi andava in quel parco doveva sapere che era prima di tutto frequentato da strani bambini-uomini.”
Alla polemica scaturita dalle dichiarazioni di Giovanni Maria Bellu, però, diverse associazioni che da anni operano ogni giorno con persone con disabilità intellettive, hanno preso le distanze. In particolar modo l’ Abc Sardegna (Associazione Bambini Cerebrolesi), nata nel 1990 a Cagliari, ha pubblicamente dichiarato attraverso Facebook di non condividere la tesi di Bellu.
“Sono stupefatta – afferma Luisanna Loddo, presidente dell’Abc Sardegna nonché mamma di Mari, giovane ragazza con disabilità – il dottor Bellu mi ha scandalizzato sia con le sue aspettative, sia per la visione che ha dei ragazzi autistici. ”Chi andava in quel parco doveva sapere che era prima di tutto frequentato da strani bambini-uomini?! Questa non è inclusione, bensì emarginazione! Come si fa a creare una cultura aperta alla diversità se vogliamo per i nostri figli con disabilità i parchi, per arrivare poi un giorno alle scuole, o alle classi speciali, per finire con i “bellissimi” istituti? Se noi genitori siamo i primi a creare preconcetti e pregiudizi – prosegue – come si fa a chiedere agli altri che non hanno esperienza diretta sulla disabilità di cambiare i loro atteggiamenti di distanza? Le famiglie abc, nella quali sono presenti numerosi ragazzi con autismo che io orgogliosamente rappresento, credono che i loro figli, nonostante tutte le loro difficoltà, sono in grado di comprendere, di gioire della propria esistenza, di amare, di fare grandi conquiste nella vita, nello studio, nello sport, se sostenuti dalla famiglia e dalla società. Noi – conclude la presidente – ci battiamo continuamente per questo, per i diritti, contro ogni forma di segregazione. Non esistono persone che a causa della loro condizione di disabilità, per quanto grave, debbano essere relegate in luoghi “speciali”, che di fatto escludono.”
Non è differente l’opinione di Veronica Asara, madre di due bambini con autismo, Presidente di SensibilMente onlus Olbia nonchè coordinatrice del Gruppo Regionale Autismo del Comitato Famiglie per l’attuazione della Legge 162. Asara, a nome suo e del gruppo di lavoro da lei coordinato, ha dichiarato di essere “contraria alla creazione di spazi destinati o dedicati prevalentemente alle persone con autismo o affetti da altre disabilità. Crediamo – sostiene – che sia più proficuo battersi per migliorare la conoscenza e la cultura intorno a autismo e disabilità, cosicché tutti possano stare insieme, alla pari, in spazi a tutti dedicati. È difficile per noi credere che l’inclusività passi per spazi “eslusivi”.
Anche Antonello Spiga, padre di un bambino autistico nonché componente del Gruppo Autismo del Comitato Famiglie 162, rimane sulla stessa linea di Luisanna Loddo e Veronica Asara, sostenendo quanto segue: “In qualità di padre di un bambino autistico, sento il dovere di mettere in luce alcuni aspetti che sono quantomeno preoccupanti, che servono a comprendere le assurde rivendicazioni e delusioni personali di chi ha un approccio all’autismo di carattere esclusivo e personale, e non inclusivo e globale. Il primo aspetto preoccupante è l’impostazione di fondo dei delusi, con a capo il giornalista Giovanni Maria Bellu, che rassegnatosi alla sua carenza di visione del problema autismo, ha sposato un approccio all’autismo totalmente anacronistico, obsoleto, pretendendo degli spazi pubblici “preliminarmente” pensati per le persone autistiche. Il secondo aspetto grave – prosegue Spiga – è dato dal fatto che noi non siamo stati contattati per un confronto sulle eventuali attività da progettare in quel parco, dato che si parlava d’autismo: questa è la conferma che la scelta di Bellu e compagnia, è una scelta di parte, non condivisa, individualistica, “esclusiva”,( a Loro piace tanto questo termine). La nostra posizione è totalmente opposta e consapevole: noi abbiamo uno sguardo lungo sul problema autismo, non ragioniamo sull’immediatezza e neanche sull’egoismo di richieste ad personam. Vogliamo progettare un presente ed un futuro che vada ben oltre il confine di un parco, lavoriamo per abbattere qualsiasi tipo d’ostacolo, sia fisico che neurologico, che impedisca la migliore e più completa integrazione sociale. Noi – conclude – lavoriamo in questa direzione e non negoziamo, né oggi né mai e con nessuno, pratiche come quelle proposte da Bellu e compagnia, poiché le riteniamo dannose e lesive delle persone autistiche stesse.”
Il fronte opposto alle dichiarazioni del giornalista è quindi ben composito, orientato verso un’unica opinione: queste sono affermazioni che non fanno altro che continuare a marcare quella linea netta che separa le persone con disabilità dalle persone senza disabilità. Linea che da anni Luisanna Loddo, Veronica Asara, Antonello Spiga e tanti altri, cercano di abbattere, nella speranza di arrivare un giorno a vivere in un mondo dove non esistono trincee, che sia alla pari, di tutti e per tutti.
La risposta di Giovanni Maria Bellu alle varie contestazioni è arrivata alcuni giorni fa. “E’ in atto una guerra tra la disabilità mentale e la disabilità sociale e politica – ha scritto sulla sua pagina Facebook – la novità è che, in molti casi, anche la seconda pare incurabile. Chiamano ‘ghetto’ un luogo aperto a tutti – in riferimento all’accusa di voler creare non un parco ma un ghetto per persone con autismo nel quartiere di Fonsarda, n.d.r. – ma dedicato a chi ha un problema specifico che ghettizza davvero, in ogni angolo di tutte le città, chi ne soffre. E’ dolce aver a che fare con gli ‘scemi’, faticosissimo dialogare con gli idioti.”
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