La veterinaria risponde. Orientarsi nel labirinto del pet food

Dopo il recente servizio di Report sul “pet food”, ovvero il cibo industriale per cane e gatto, occorre fare un po’ di chiarezza, smussando da una parte i toni scandalistici e sottolineando dall’altra le criticità realmente esistenti. È innegabile che
Dopo il recente servizio di Report sul “pet food”, ovvero il cibo industriale per cane e gatto, occorre fare un po’ di chiarezza, smussando da una parte i toni scandalistici e sottolineando dall’altra le criticità realmente esistenti.
È innegabile che la trasmissione abbia avuto il merito di sollevare un pesante velo, fatto di falsi miti, di pubblicità ingannevoli, di normativa carente e di scarsa informazione in materia di nutrizione degli animali da compagnia. Va tuttavia detto che il taglio scandalistico del programma ha talvolta esasperato alcuni aspetti e ha prodotto una generalizzata diffidenza su tutto il settore del cibo industriale, senza segnalare l’esistenza di produttori seri e onesti.
Parlando di crocchette, prima ancora di esaminarne i vari aspetti nel dettaglio, è sempre bene ricordare che si tratta pur sempre di cibo processato, che è stato cotto, macinato, e lungamente lavorato. Anche partendo da materie prime eccellenti, al termine della lavorazione industriale ben poco resta del prodotto fresco. È questo il motivo delle inevitabili integrazioni post-produzione di vitamine, minerali ed amminoacidi essenziali, perlopiù di sintesi.
Tenuto conto di questo, se proprio non possiamo optare per un’alimentazione naturale perché più dispendiosa in termini di tempo e denaro, oltre che più suscettibile di carenze o eccessi, come scegliere una buona crocchetta?
L’industria del pet food ci propone un’ampia gamma di prodotti, dai più “basic” a quelli dai nomi esotici o destinati a particolari patologie, ognuno dei quali promette allettanti vantaggi e salute garantita. Evitando di abboccare ciecamente all’amo dei pubblicitari, proviamo ad analizzare criticamente le etichette dei vari prodotti, così come ormai dovremmo essere abituati a fare per i nostri alimenti “umani”.
Cosa c’è dentro le crocchette? Occorre fare un primo grosso distinguo tra alimenti cosiddetti premium e cibo da supermercato, essendo quest’ultimo non proprio il massimo per i nostri amici, per la qualità scarsissima degli ingredienti, e per i coloranti e gli additivi presenti.
Negli alimenti da supermercato il primo ingrediente sono i cereali, di cui raramente è specificato il tipo (riso? Mais? Frumento? Orzo? Avena?), poi troviamo le carni e i derivati, espressione relativamente misteriosa che non indica altro che una combinazione di scarti di macellazione, perlopiù interiora, organi e frammenti di tagli carnosi. Il tutto è condito da oli e grassi, minerali e zuccheri (dalla dubbia azione benefica sui nostri animali), coloranti, antiossidanti e conservanti (alcuni dei quali, a causa della normativa carente, in quantità esagerate, e con effetti negativi sulla salute).
Spostandoci sugli alimenti cosiddetti “premium”, ovvero quelli disponibili nei negozi specializzati per animali, si nota una maggiore quantità e qualità di proteine animali. Il primo ingrediente infatti diventa la carne (o il pesce), che in genere rappresenta il 20-30% del prodotto (e può essere in parte fresca e in parte disidratata), mentre il restante 70% è composto solitamente da cereali, farine di carne o pesce, glutine, fibre e vari grassi animali. In questa categoria, in genere, non sono presenti coloranti nè conservanti.
Parlando di carne è quasi inutile sottolineare come la varietà delle materie prime sia enorme: si passa dalle carni fresche a quelle congelate e disidratate, per poi giungere alle farine di carne. Queste ultime sono il prodotto del riscaldamento, dell’essiccamento e della macinazione delle carcasse, per cui è evidente che non siano caratterizzate da un alto valore nutritivo. È bene prestarci attenzione.
Per quanto riguarda invece i cereali, il loro ruolo nelle crocchette è senz’altro più a beneficio dei produttori che degli animali. Infatti, se da una parte anche un carnivoro necessita di carboidrati, dall’altra è indubbiamente esagerata la quota di cereali presenti nella maggior parte dei cibi industriali, inseriti più per “fare massa” che per rispondere a precisi scopi nutrizionali.
Per questo motivo sono nati gli alimenti cosiddetti “grain-free”, ovvero privi di cereali e costituiti principalmente da carne o pesce (perlopiù freschi), con una piccola aggiunta di verdure e frutta. Questi mangimi nascono per assecondare le esigenze carnivore di cane e gatto, che in natura non si ciberebbero di cereali, essendo poco capaci di masticarli e digerirli.
Un commento meritano inoltre le ceneri, che in etichetta troviamo nella sezione “Componenti analitici”. Si tratta di residui organici, perlopiù minerali, la cui percentuale si ottiene bruciando un campione di prodotto in determinate condizioni. In apparenza inutile, questo valore può invece darci alcune informazioni sulle materie prime utilizzate. Infatti, un’elevata quantità di scarti di macellazione (ossa, cartilagini, etc.) corrisponde ad un elevato tenore in minerali, e quindi in ceneri. Generalmente assumiamo che un tenore in ceneri ottimale sia al di sotto del 7%.
Un aspetto a parte da considerare nella scelta delle crocchette può essere l’etica della casa produttrice. Esistono infatti marchi cosiddetti “cruelty‐free”, che non sperimentano i loro prodotti sugli animali (e tra questi trionfano felicemente quelli italiani), e marchi che invece non danno garanzie a riguardo. Purtroppo appartengono ai secondi le grandi multinazionali che invadono i nostri supermercati e che ideano le pubblicità più accattivanti. Nel pet food, per “testato su animali” si intende clinicamente provato su animali in cui sperimentalmente sono state indotte delle patologie (obesità, diabete, insufficienza renale, etc.) e di cui si studia la risposta al trattamento con quel tipo di alimento.
La pubblicità e un nome blasonato non sono sufficienti a garantire qualità, salute e benessere per i nostri animali, per cui impariamo a leggere le etichette e, pur sempre con una mano al portafoglio, cerchiamo di effettuare la scelta migliore.

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