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La straordinaria ascesa in Siam di Stefano Cardu, l’imprenditore cagliaritano che cambiò il volto di Bangkok.
La storia del cagliaritano Stefano Cardu è una di quelle vicende dimenticate dal tempo ma ricche di fascino e avventura, che alla fine dell’Ottocento lo vide trasformarsi in una vera e propria celebrità in Thailandia, all’epoca conosciuta come Siam.
Ma chi era esattamente Stefano Cardu e come fece a diventare così influente e famoso in una terra lontana dalla sua Sardegna?
Nato a Cagliari il 18 novembre 1849 da una famiglia di modestissimi artigiani, Cardu intraprese giovanissimo degli studi nautici. Tuttavia, non potendo resistere al richiamo dell’oceano, interruppe gli studi contro la volontà dei genitori ma ebbe la brillante idea di portare con sé i costosi libri già acquistati, che durante le navigazioni diventarono un ottimo passatempo; questa abitudine allo studio non andò sprecata, tanto che in una breve licenza riuscì a presentarsi agli esami e a conseguire la patente di capitano di gran cabotaggio. Per i successivi dieci anni navigò praticamente senza interruzione, evitando anche il servizio di leva in quanto unico figlio maschio. Il destino volle che durante questo periodo di navigazione si verificasse un naufragio, forse a causa di una tempesta, che lo costrinse a mettersi in salvo a nuoto nelle acque della Malesia. Nonostante il drammatico episodio, Cardu si stabilì nell’allora Siam, più precisamente a Bangkok, prendendo la decisione di non proseguire nella carriera da marinaio ma di tentare nuove strade in nuovi ambiti lavorativi. Le uniche risorse di cui disponeva in quel momento erano una spiccata intelligenza, un’ottima predisposizione per il disegno tecnico e ingegneristico e un marcato senso estetico per le costruzioni; va ricordato che fu il primo italiano a stabilirsi nel Siam.
Cardu fece parte di un nucleo ristretto di professionisti europei che ebbe un impatto significativo, cambiando il volto della capitale Bangkok tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento. Infaticabile lavoratore, divenne presto amico dei potenti e un notevole collezionista di opere d’arte. Il suo primo lavoro a Bangkok fu presso un costruttore edile originario dell’Inghilterra, ma già meditava di mettersi in proprio. Proseguendo nel suo intento, riuscì ad aprire una segheria e si dedicò totalmente all’edilizia, utilizzando prevalentemente il legno di teak; i suoi più grandi ingaggi provenivano da persone private e dalla Corte del Siam, la quale arrivò a commissionargli anche ponti e strade. L’impresa di Cardu si chiamava S. Cardu & Co e negli anni migliori arrivò a dare lavoro a due architetti, un ingegnere, tre disegnatori e cinque impiegati locali. Come Cardu sia arrivato a lavorare per il governo non è del tutto chiaro dalle fonti ufficiali, ma è certo che nel 1879 il professionista cagliaritano risulta essere disegnatore e progettista per l’amministrazione siamese. Le biografie ufficiali raccontano che Cardu, nato nel 1849, arrivò in Siam nel 1874. All’epoca, sul trono c’era Rama V, un sovrano illuminato di neanche trent’anni, educato da una governante inglese e un tutor scozzese, particolarmente aperto alla modernizzazione. A Bangkok, l’opera di Cardu è parte rilevante nella storia della capitale durante il primo periodo della modernizzazione, tra gli anni Settanta dell’Ottocento e la creazione del Dipartimento dei Lavori pubblici nel 1889.
Tra le sue commesse più importanti si annoverano la residenza del principe Chaturonratsami (1879), la facciata e la torre dell’orologio nella sede delle Poste, l’Hotel Oriental (1890) — destinato a ospitare diplomatici e regnanti in visita alla corte siamese e ora conosciuto come Mandarin, che conserva ancora nelle parti di rappresentanza i caratteri originali — i Chioschi in stile europeo per la cremazione reale (1888), il Saranom Palace (1892) e il Royal Military College (1890-92). Di queste opere, oggi resta l’edificio del Royal Military College, che è l’attuale sede del Royal Thai Survey Department. Tutto questo durò per circa una trentina d’anni durante i quali Stefano Cardu diventò ricchissimo e influente, accumulando una vera e propria fortuna sia economica che artistica, collezionando oggetti di valore. Padroneggiava correttamente tre lingue – siamese, inglese e francese – oltre alla sua lingua madre, e grazie a queste conoscenze si dedicò molto alla lettura soprattutto riguardante le opere d’arte dei luoghi da lui visitati. Nonostante il successo, nel 1890 Cardu con l’impresa in affanno fu costretto a lasciare il Siam, portando con sé un piccolo tesoro accumulato.
Trascorsi trent’anni nel Siam, Cardu decise di tornare in Europa, stabilendosi per qualche tempo a Londra e depositando al British Museum il suo enorme tesoro accumulato negli anni. Ha continuato tuttavia a spostarsi tra le varie nazioni europee come Inghilterra, Francia e Italia, finché nel 1900 decise di tornare nella sua città natale. Dopo aver rifiutato le pressanti offerte di acquisto da parte del museo della sua vasta collezione di oggetti orientali, decise di far viaggiare con sé la sua collezione d’arte. Tornato sull’isola, acquistò un vasto terreno nell’hinterland cagliaritano pensando di fare un investimento che purtroppo si rivelò una fonte di forti perdite economiche. Nel 1914 donò al Comune di Cagliari la collezione da cui nasce il Museo civico di arte siamese, oggi ospitato nella Cittadella dei Musei. Tre anni dopo, nel 1917, decise di donare la sua collezione al Comune di Cagliari, ma tentò ancora per una volta di fare degli investimenti che si rivelarono ancora fonti di perdite che lo ridussero quasi in miseria. Dopo questa serie di sventure decise di trasferirsi a casa del genero a Roma, dove morì a 84 anni il 16 novembre del 1933. Tuttavia, non fu dimenticato dal Comune cagliaritano che decise di esporre la sua collezione d’arte siamese con un museo interamente dedicato a lui: il Museo d’Arte Siamese Stefano Cardu, che conserva la memoria e i tesori che il grande imprenditore giramondo riportò in patria.