Cagliari. Un viaggio alla scoperta del lontano Siam

A Cagliari apre al pubblico il Museo d’Arte Siamese, esposta in tutta la sua magnificenza all’interno nelle sale comunali della Cittadella dei Musei. Il primo Museo Civico della Sardegna nasceva più di cento anni fa, quando un leggendario personaggio cagliaritano
A Cagliari apre al pubblico il Museo d’Arte Siamese, esposta in tutta la sua magnificenza all’interno nelle sale comunali della Cittadella dei Musei.
Il primo Museo Civico della Sardegna nasceva più di cento anni fa, quando un leggendario personaggio cagliaritano Stefano Cardu (Cagliari 1849 – Roma 1933) decise di offrire alla sua Città parte della sua collezione d’arte Orientale, accumulata negli anni nel Siam l’attuale Thailandia. Nel 1918 venne esposta al pubblico la grande collezione e gli incassi devoluti agli orfani della Prima Guerra Mondiale. Successivamente nel 1939 il museo venne smontato e tenuto al sicuro nelle Grotte dei Giardini Pubblici, evitando cosi la loro distruzione durante i bombardamenti alla città nel 1943. Finalmente nel 1998 le opere della collezione d’arte Siamese hanno trovato il loro posto nella Cittadella dei Musei di Cagliari.
Varcata l’entrata del museo, il visitatore entra in un nuovo mondo e viene investito da un’atmosfera accogliente, rilassante e zen che caratterizza proprio l’Oriente. All’entrata sono situati due Nat entità di origini umane che hanno il potere di allontanare i pericoli e gli spiriti negativi. Le quattro sculture sono realizzate in teak laccato e dorato, con indosso dei ricchi abiti con colori luminosi come il rosso il nero e il giallo-oro. Proseguendo si va incontro a due Buddha con due rilievi narrativi, il primo racconta come i monaci grazie l’elemosina rendono omaggio al Buddha mentre il secondo è più movimentato in quanto racconta la gara dell’arco dove Siddharta vincendo ottenne in sposa Yasodhara.
La suggestiva e magica collezione d’arte Siamese oggi si arricchisce con una raccolta di opere birmane, giapponesi e cinesi. La collezione presenza vari oggetti di tema religioso ma anche oggetti d’uso domestico, sapientemente lavorati ad un alto livello artigianale. Le statuette e altri oggetti d’avorio del XVII secolo sono di produzione Giapponese, come le “TSUBA” (oggetto circolare, abilmente decorato, serviva per la protezione delle mani del guerriero che impugnava la spada). Per quanto riguarda le porcellane, queste risalgono al periodo MING dei primi imperatori QING dal XVI-XVII secolo. Una sezione del museo è dedicata alle armi siamesi, molto importante in quanto è una collezione unica in Italia e tra le poche al mondo. I pezzi esposti sono dedicati alle parate e quindi costruiti con materiali lussuosi come l’argento e l’avorio.
Il museo “Stefano Cardu” oltre a custodire la più ampia collezione d’Arte Siamese presente in Europa, è il primo museo Civico della Sardegna e l’unico esempio di Museo Orientale nella Regione. Meta fondamentale per i cultori della storia e della cultura asiatica e per gli studiosi dell’antico Siam.

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Una roccia di un verde incredibile che si trova, sempre più rara, in Sardegna: sapete di cosa si tratta e dove trovarla?

Un vero e proprio tesoro naturale, tanto ricercato da essere considerato una pietra semi-preziosa perfetta per essere lavorata in botteghe artigiane. Ma di cosa stiamo parlando?
Immaginate di trovarvi di fronte a una roccia che non è solo affascinante dal punto di vista “estetico”, ma che racconta anche la storia millenaria della nostra Terra. Questa pietra, che negli opifici sardi ha trovato la sua massima espressione, sfoggia colori che spaziano dal rosso mattone al verde intenso, passando per sfumature giallastre e, in alcuni casi, perfino nere. Parliamo di una roccia sedimentaria mono-mineralogica, composta quasi interamente da quarzo e arricchita da impurità di ferro che le conferiscono queste tonalità così vivaci. Un vero e proprio tesoro naturale, tanto ricercato da essere considerato una pietra semi-preziosa perfetta per essere lavorata in botteghe artigiane.
E sapete di quale roccia stiamo parlando? Del celebre diaspro verde, una gemma tipica del Monte Arci, un’area che da secoli affascina per la sua ricchezza geologica. Il diaspro si mostra in tutta la sua varietà cromatica, dal rosso al verde, ma non è raro trovarlo in tonalità più inusuali, come il giallo e il nero.
Se siete curiosi di scoprire tutti i segreti di questa roccia e della sua affascinante formazione, dovete assolutamente fare tappa al GeoMuseo MonteArci Stefano Incani. Qui, la storia del diaspro prende vita attraverso racconti di mari scomparsi e spettacolari eruzioni vulcaniche sottomarine. Questo museo, un unicum in Sardegna, racconta la geologia dell’isola e in particolare quella della Marmilla, una zona che custodisce rocce risalenti a ben 24 milioni di anni fa. La passione di Vincenzo Incani ha dato vita a una collezione straordinaria, che comprende fossili di animali marini antichissimi, diorami che riproducono l’attività del vulcano e, naturalmente, una varietà di minerali, tra cui i celeberrimi diaspri, che si sono formati durante le eruzioni del “vecchio vulcano” del Monte Arci. E per chi cerca un’esperienza ancora più straordinaria, non mancate la “sala flù”, dove minerali dai colori fluorescenti vi lasceranno senza parole.

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