Incendio al poligono di Teulada. La forestale interviene con un elicottero

«Spero che, in qualche modo, tu sia orgogliosa di me». Con queste parole toccanti si conclude la lettera che Emanuela Loi, 32 anni, agente della Polizia di Stato a Cagliari, ha voluto leggere oggi alla caserma Lungaro di Palermo, durante la cerimonia in ricordo delle vittime della strage di via D’Amelio.
Era il 19 luglio 1992 quando la giovane poliziotta Emanuela Loi, appena 25 anni, perse la vita nell’attentato che uccise il giudice Paolo Borsellino e i colleghi della scorta Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli. Prima donna della Polizia di Stato a morire in servizio, Emanuela divenne da quel giorno un simbolo silenzioso di coraggio e dedizione.
A 33 anni di distanza, la nipote che porta il suo stesso nome ha voluto onorarne la memoria non solo come agente, ma come donna cresciuta sotto il segno del suo esempio: «Il tuo nome, che porto con orgoglio, è un costante promemoria del tuo coraggio e della tua dedizione alla giustizia. Mi hai ispirata a essere una persona migliore. Grazie per avermi insegnato il significato del dovere, anche quando tutto sembra difficile».
Nel corso della cerimonia, alla presenza del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e del Capo della Polizia Vittorio Pisani, la giovane Emanuela ha condiviso ricordi tramandati dalla famiglia: «Mia madre e mio padre mi hanno raccontato della tua solarità, del tuo sorriso inconfondibile, della forza con cui affrontavi ogni situazione. Mi chiedo spesso se ci saremmo assomigliate, se avremmo riso delle stesse cose».
Il destino ha voluto che la Emanuela del 1992 diventasse poliziotta quasi per caso — si era presentata al concorso solo per accompagnare la sorella — ma vinse, ed entrò in servizio. La nipote, invece, ha scelto consapevolmente di raccoglierne il testimone, dando alla sua uniforme anche un significato affettivo e simbolico: «A volte sento come se stessi vivendo la tua vita, i tuoi sogni, le tue passioni. Continuare i tuoi passi è per me un onore immenso».
Il dolore di non averla mai conosciuta si mescola all’orgoglio di custodirne la memoria e farla rivivere ogni giorno, con la stessa fierezza e senso del dovere. Oggi, quel ponte ideale tra passato e presente si è fatto voce, in una lettera che è insieme promessa, ringraziamento e speranza.