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In Sardegna c’è un luogo dove sacralità pagana e cristiana si incontrano: sapete dove siamo?
Uno dei posti più belli e ricchi di energia della Sardegna: un nuraghe e una chiesa antica si osservano da secoli, nel mezzo della Sardegna più autentica.
In Sardegna c’è un luogo dove sacralità pagana e cristiana si incontrano e riconoscerne la forza significa avvicinarsi a uno dei posti più belli e ricchi di energia dell’isola, un punto in cui un nuraghe e una chiesa antica si osservano da secoli nel mezzo della Sardegna più autentica. Santa Sarbana (Santa Sabina), dove l’anima antica della Sardegna respira ancora, conserva intatta la capacità di raccontare millenni di storia attraverso il semplice incontro tra pietra, silenzio e natura. Nel cuore più profondo e autentico della regione, tra le colline del Marghine, tra terra e cielo si nasconde un luogo che racchiude millenni di storia e spiritualità: Santa Sarbana, un angolo sacro sospeso tra passato e presente, dove la forza primordiale della terra si intreccia con la devozione cristiana in un equilibrio raro, capace di affascinare chiunque vi si avvicini. Qui, immerso nella piana del comune di Silanus, uno dei paesi più suggestivi della Sardegna interna, prende forma uno dei siti più affascinanti e carichi di energia dell’intera isola. Il complesso di Santa Sabina, o Santa Sarbana come viene chiamata in lingua sarda, custodisce memorie di culti ancestrali, riti pagani e preghiere cristiane che non si annullano ma sembrano reciprocamente rafforzarsi, come se il tempo avesse deciso di far convivere due mondi in un unico abbraccio.
Nel mezzo della campagna silenziosa e immutata, un nuraghe imponente e una chiesa antica si fronteggiano da secoli, fianco a fianco, come due sentinelle della memoria collettiva. Il nuraghe, risalente all’età del Bronzo tra il XIV e il X secolo a.C., rappresenta il fulcro di un vasto complesso archeologico che comprende i resti di un villaggio nuragico, due tombe di giganti e il suggestivo pozzo sacro di Cherchizzu, elementi che narrano una storia scolpita nella pietra e nella devozione di generazioni lontanissime. A pochi metri, come in un dialogo silenzioso con il mondo nuragico, si erge la chiesetta di Santa Sabina, piccola ma straordinaria nella sua architettura, caratterizzata da una pianta centrale a rotonda, una cupola e un’abside che rivelano chiare influenze bizantine successivamente rielaborate nell’XI secolo.
Costruita con calcare e basalto, due pietre simbolo della Sardegna più arcaica, la chiesa diffonde un’aura misteriosa resa ancora più intensa dalla presenza delle due camere laterali rettangolari coperte in legno che definiscono una struttura essenziale, sobria ma ricca di significati spirituali, capace di evocare un senso di raccoglimento profondo. Ciò che rende questo luogo davvero unico non è soltanto la presenza dei monumenti, ma l’esperienza che si vive attraversandolo. Camminare tra le rovine del villaggio nuragico, sostare davanti alle tombe di giganti, avvicinarsi in silenzio al pozzo sacro e infine varcare la soglia della chiesa significa immergersi in una narrazione che non ha bisogno di spiegazioni, un racconto senza tempo in cui ogni pietra diventa voce, ogni ombra memoria, ogni scorcio testimonianza di una Sardegna antica e ancora sorprendentemente viva. Santa Sarbana è molto più di un sito da visitare, è un’esperienza profondamente culturale e spirituale da vivere con lentezza, rispetto e consapevolezza, un luogo in cui la spiritualità pagana e cristiana non si oppongono ma si accolgono, dando vita a un connubio armonioso che rende questa terra ancora più potente, più autentica, più nostra.