Le Infioratrici d’Ogliastra si trasferiscono dall’Ex Blocchiera Falchi al corso Umberto con il loro tappeto “Io sono tutto il mondo”

Tra le acque cristalline del sud della Sardegna, una creatura marina custodisce un segreto antico e prezioso. È la Pinna Nobilis, conosciuta anche come nacchera di mare, il più grande bivalve del Mediterraneo. Può raggiungere il metro e mezzo di lunghezza e un tempo veniva pescata e cucinata come una prelibatezza. Oggi è una specie severamente protetta, poiché minacciata dall’inquinamento, dai cambiamenti climatici e dalle attività umane. La sua raccolta è vietata, e chi ne possiede un esemplare rischia sanzioni severe. Ma questa conchiglia non è solo un simbolo ambientale: è anche la fonte del bisso marino, una fibra che dà vita a una seta rara e leggendaria.
A preservare l’antico sapere legato a questo materiale unico è Chiara Vigo, Maestro di tessitura tradizionale e custode di una tradizione tramandata da generazioni. Nel suo museo vivente a Sant’Antioco, Chiara non si limita a esporre le sue opere: racconta, insegna, dona. Perché la sua arte non è in vendita, e non le appartiene. Appartiene al mare, alla terra, alla memoria collettiva.
Il processo di lavorazione del bisso è lungo, delicato e profondamente rituale. Ogni Pinna Nobilis adulta produce circa 40 centimetri di bioccolo, ma Chiara ne utilizza solo gli ultimi cinque, i più puri e resistenti. Da 300 grammi di fibra grezza, una volta cardata con pettini a spilli per rimuovere le impurità e dissalata, si ottengono appena 30 grammi di bisso utilizzabile. Una quantità così esigua da permettere la produzione di soli 12 metri di quella che viene chiamata “seta del mare”.
La trasformazione di questa fibra grezza in un filo prezioso richiede settimane di lavoro. Il bioccolo viene immerso in acqua dolce per venticinque giorni, durante i quali l’acqua va cambiata ogni tre ore. Successivamente viene trattato con succo di limone per schiarirlo, quindi ammorbidito in una miscela segreta composta da quindici tipi diversi di alghe che gli conferiscono elasticità. A questo punto, il filo viene ritorto a mano con un fuso di ginepro: la torsione sarà a S se destinato al ricamo, oppure a Z se deve essere tessuto nel lino con le unghie, secondo una tecnica antichissima.
Il risultato è una fibra straordinaria: più sottile di un capello, ma mille volte più resistente. Il bisso non si deteriora con il tempo, non viene attaccato dagli insetti, è impermeabile e possiede eccellenti proprietà isolanti. Una seta naturale che non ha eguali al mondo.
Chiara Vigo tesse il bisso su un telaio manuale ereditato dalla tradizione, dando vita a opere dal forte significato simbolico: leoni che proteggono le donne, pavoni come emblema di pace, alberi della vita, lune, navicelle nuragiche. Ogni disegno è un messaggio che affonda le radici nel mito, nella terra, nel mare. Alcune delle sue tele — oggi circa settanta — sono conservate a Sant’Antioco, altre esposte in importanti musei come il Museum der Kulturen di Basilea e il Museo Nazionale delle Arti di Roma.
Conosciuta da tutti come “Zia Chiara”, la Maestra accoglie ogni visitatore con un dono: un filo di bisso che brilla come oro. Insegna a chi è disposto a sacrificarsi per imparare, così come lei ha fatto con sua nonna Leonilde, da cui ha appreso l’arte e il giuramento: proteggere il mare, rispettare la terra, e non vendere mai ciò che si riceve in dono dalla natura.
Dal 2005, migliaia di persone da tutto il mondo arrivano a Sant’Antioco per vederla all’opera, per ascoltarla, per respirare il silenzio e la sacralità di un’arte che non si compra e non si vende.