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Avvocata di professione e scrittrice per passione, Francesca Spanu unisce le due anime della sua vita in un impegno che va oltre le aule di tribunale e le pagine dei romanzi. “Non mi sono mai definita una scrittrice nel verso senso del termine. Un giorno qualcuno mi ha definito ‘scrittrice della domenica’”, racconta. “Io sono un’avvocata, per lavoro scrivo molto, atti giuridici che sono altro rispetto allo scrivere un romanzo. Io scrivo il fine settimana. In realtà mi sento una che scrive storie che partono dall’urgenza di parlare di temi che per me sono fondamentali.”
Questo senso di urgenza ha dato vita a Il corpo sbagliato, il suo romanzo più conosciuto, che racconta la storia di Cecilia, vittima di bullismo e body shaming a causa dell’obesità. “Volevo che le persone si immedesimassero in Cecilia, empatizzassero con lei e con le sue ferite”, spiega Francesca.
Il lavoro di Francesca con il centro antiviolenza Feminas, dove opera come consulente legale, influenza profondamente i suoi scritti. “In questi cinque anni ho conosciuto tante donne, ho ascoltato tante storie. In tutte c’è un fattore comune: quanto la fame d’amore può essere distruttiva e calamita per situazioni pericolose da cui è difficile uscire. Credo che sia inevitabile che questo abbia influito durante la stesura de Il corpo sbagliato”, racconta.
Gli ostacoli maggiori, secondo Francesca, nascono dalla società stessa, che valorizza l’apparenza e il successo immediato. “Senza dubbio l’ostacolo maggiore è la società odierna che si basa sull’apparenza, che ci vuole tutti perfetti e con una vita di successo. Sganciarsi da questi meccanismi è sempre più difficile”, afferma.
La scrittura di Francesca non si limita a narrare storie; è uno strumento di riflessione e cambiamento. Ricorda con emozione un episodio che le ha dato la misura dell’impatto del suo lavoro: “Quando una persona che ha letto il mio romanzo mi ha detto ‘Mi ha fatto male, perché mi ha fatto vergognare di me. Io ero tra quelli che hanno sempre deriso i bambini grassi. E ora mi dà anche fastidio pronunciare quella parola’, ho capito quanto la narrativa possa davvero spingere le persone a guardarsi dentro e a cambiare prospettiva.”
Oltre al valore della narrativa, è proprio l’impegno sociale di Francesca a risultare centrale: il suo lavoro di consulente legale e la sua scrittura affrontano alcune delle piaghe sociali più diffuse, come il bullismo, il body shaming e la violenza psicologica. Attraverso le sue storie e l’ascolto diretto delle vittime, Francesca contribuisce a sensibilizzare la società, stimolare empatia e offrire strumenti di riflessione e prevenzione. In un contesto culturale in cui queste tematiche sono spesso minimizzate o ignorate, il suo lavoro rappresenta un intervento concreto, educativo e necessario.
Il messaggio di Francesca è chiaro: inclusione, rispetto e consapevolezza del proprio corpo e delle proprie emozioni. La scrittura diventa così un ponte tra generazioni, in grado di raggiungere i più giovani e chi fatica a comprendere certe problematiche. “Penso che la narrativa possa davvero cambiare la percezione sociale di temi come bullismo, discriminazione e body shaming. Raccontare storie significa aprire finestre su esperienze diverse, stimolare empatia e incoraggiare il dialogo”, sottolinea.
Guardando al futuro, Francesca intende proseguire su questa strada, con progetti letterari e culturali che valorizzino l’empowerment personale, l’autostima e la consapevolezza dei propri diritti. “Le battaglie da affrontare in Italia sono ancora molte, ma attraverso la scrittura e il mio impegno pubblico voglio contribuire a dare voce a chi spesso non ne ha e a promuovere una società più equa e attenta alla diversità”, conclude.
Francesca dimostra così come la scrittura possa diventare un potente strumento di cambiamento.