Porto Turistico

Nel cuore più profondo della tradizione sarda, tra maschere lignee e ritmi ancestrali, si nasconde un oggetto curioso e insospettabile: su trimpanu. A prima vista, potrebbe sembrare un semplice strumento a percussione. Ma dietro la sua forma spartana si cela un passato turbolento, fatto di fughe rocambolesche, colpi di scena e… cavalli terrorizzati.
Realizzato originariamente con un cilindro di sughero – poi rimpiazzato, con l’avvento dell’era industriale, da robusti barattoli di latta – su trimpanu si completa con una membrana di pelle tesa sulla sommità, fissata con corde o spaghi. Il cuore pulsante dello strumento è però una sottile cordicella interna, imbevuta di pece e trattenuta da dischetti di cuoio. È proprio strofinando quella corda con le dita che si ottiene il suono: un ruggito basso, cupo, profondo. Inquietante, quasi.
Un suono che per l’orecchio umano può sembrare curioso, ma che per i cavalli si trasforma in un incubo. Le vibrazioni provocate da su trimpanu bastavano – e bastano ancora – a farli imbizzarrire, impennare, fuggire all’impazzata. E qui entra in scena la parte più affascinante e oscura della storia.
Durante i decenni più caldi del banditismo in Sardegna, i malviventi scoprirono che questo strano tamburo poteva diventare un’arma tattica. Bastava suonarlo nei momenti giusti, magari durante un inseguimento, per creare il caos: cavalli dei Carabinieri in fuga, disarcionamenti improvvisi, e criminali che si dileguavano tra le colline.
Per questo motivo, su trimpanu finì per essere bandito. Non per ciò che era – uno strumento musicale – ma per come veniva usato.
Oggi, il “tamburo dei banditi” ha perso la sua funzione sovversiva ed è tornato a essere un simbolo folkloristico. Compare nelle sfilate carnevalesche e nelle rievocazioni storiche, dove il suo suono cupo racconta ancora una volta – tra risate e balli – le sue origini burrascose.
Un raro esemplare originale, sequestrato in piena epoca di repressione del banditismo, è oggi custodito nella sede della Legione dei Carabinieri di via Sonnino a Cagliari