Arbatax. Commissionata da Hitler, la Buena Chica diventerà nave da crociera

E’ il 1945 e i cantieri navali Nakskov Shipyard danno alla luce un’imbarcazione di lusso, la Buena Chica ( Bella Ragazza): trentacinque metri di imponente acciaio pronti per le traversate atlantiche. A commissionarla due anni prima un grande estimatore delle barche di
E’ il 1945 e i cantieri navali Nakskov Shipyard danno alla luce un’imbarcazione di lusso, la Buena Chica ( Bella Ragazza): trentacinque metri di imponente acciaio pronti per le traversate atlantiche. A commissionarla due anni prima un grande estimatore delle barche di lusso: Adolf Hitler, che però non la vide mai poiché a pochi mesi dal varo, la seconda guerra mondiale terminò e il fuhrer morì suicida.
Lo yatch restò quindi in Danimarca, dove fu impiegato dalle forze armate per le difficili operazioni anti-mine dei mari del nord. Dopo essere stata asservita ai più svariati utilizzi ( da operazioni segrete a banchetti politici) oggi questo prodigio della cantieristica danese si trova nella darsena del porto di Arbatax, pronta per il restauro. E il suo futuro pare essere quello di nave da crociera, una sorta di albergo di lusso galleggiante. Al momento risulta di proprietà della Unicredit Leasing: dopo il restyling arbataxino, verrà riproposta sul mercato.

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In Sardegna c’è una volontaria instancabile che gestisce 4 canili, pronta a ogni battaglia per difendere gli animali

Se volete aiutare tutti gli ospiti delle strutture di Elena Pisu, 328 366 1490.
Se in Sardegna c’è qualcuno che incarna fino in fondo il significato della parola “dedizione”, quella persona è Elena Pisu. Volontaria instancabile, madre, anima e motore dell’associazione Bau Club, Elena è una vera forza della natura, capace di portare avanti, da quasi due decenni, un impegno costante e totalizzante nella tutela degli animali.
Da 18 anni non si concede una vacanza, e basta guardare alla mole di lavoro che gestisce quotidianamente per capire perché: sotto la sua responsabilità ricadono strutture come l’Oasi Romeo di Serdiana, i canili di Ortacesus, Terralba, Villacidro e la Tana di Bau a Quartu Sant’Elena, storica realtà da lei difesa con tenacia quando rischiava la chiusura.
Ma Elena non è sola. Intorno a lei gravita una rete di volontari sardi – per la stragrande maggioranza donne – che reggono sulle proprie spalle un sistema quasi del tutto abbandonato dalle istituzioni. In un contesto come quello isolano, in cui il randagismo è una piaga endemica e gli strumenti pubblici sono spesso insufficienti o assenti, questi volontari diventano l’unico baluardo concreto tra la strada e una nuova possibilità di vita per migliaia di animali.
Elena è anche madre di Gabriele, 16 anni, ormai volontario anche lui: «Quando aveva sei anni ha raccolto il suo primo cane dalla strada, e ne era orgogliosissimo», racconta. Un’eredità morale che si tramanda con l’esempio, perché in casa Pisu si cresce con la consapevolezza che ogni essere vivente ha diritto a dignità, cure e amore.
Nel suo curriculum ci sono battaglie vinte e altre ancora in corso: campagne per la sterilizzazione dei cani da pastore, interventi di emergenza, lotte burocratiche e legali, e una presenza costante sui territori dove c’è bisogno. Ma mai un lamento, mai una resa. «Non c’è tempo per piangersi addosso», dice Elena. E infatti si va avanti, sempre, anche senza ferie, anche con la febbre, anche nei giorni di festa.
Perché in Sardegna – come in molte aree del Sud Italia – il salvataggio degli animali non conosce tregua, e chi ci mette il cuore lo fa senza chiedere nulla in cambio, se non la speranza di vedere quegli occhi impauriti tornare a brillare. E se oggi centinaia di cani e gatti hanno una seconda possibilità, è anche – e soprattutto – grazie a persone come Elena Pisu e al mondo silenzioso ma instancabile dei volontari sardi, che ogni giorno scelgono di combattere, con amore e coraggio, la battaglia per chi non ha voce.

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