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Un borgo abbandonato dal fascino unico: tra le montagne dell’Iglesiente si trova un villaggio dove un tempo c’era tutto.
Scuola, direzione, cantina, spaccio, chiesa: pochi edifici ma gli abitanti avevano proprio tutto. Di quell’epoca restano solo gli edifici abbandonati, spettrali e affascinanti che da qualche anno sono stati puliti e riqualificati.
Il villaggio Asproni, il borgo abbandonato che racconta la grande epopea mineraria dell’iglesiente.
Un borgo abbandonato dal fascino unico: tra le montagne dell’Iglesiente si trova un villaggio dove un tempo c’era tutto. Scuola, direzione, cantina, spaccio, chiesa: pochi edifici, ma sufficienti a garantire agli abitanti una vita completa. Oggi restano soltanto le strutture silenziose, spettrali e affascinanti, che da qualche anno sono state pulite e riqualificate restituendo un’immagine suggestiva di quello che fu. Si tratta di uno dei paesi fantasma più belli e affascinanti di tutta l’isola. Isolato ma non impossibile da raggiungere, sorge in posizione panoramica, tanto che dal promontorio si scorge persino il mare. Prima della riqualificazione appariva come un luogo perfetto per la scenografia di un film horror, ma la sua storia è molto più ricca e affonda le radici nella grande stagione delle miniere del Sulcis.
Questa vicenda è legata a una mente geniale e illuminata: Giorgio Asproni, ingegnere, matematico e mineralogo di origini bittaesi, che dedicò la sua vita lavorativa e personale alla causa delle industrie minerarie dell’Iglesiente, dando un impulso fondamentale al settore. Dopo aver lavorato con Giovanni Antonio Sanna, del quale aveva acquistato un’azione mineraria, Asproni entrò in contrasto con gli eredi alla morte dell’imprenditore. Sposò Giuseppina Mari, nipote di Sanna, e insieme a lei intraprese un lungo giro delle miniere del territorio fino a imbattersi nei concessionari di Sella del Lentisco, ricchi ma inesperti. Asproni comprese subito i limiti di quella miniera e decise di superarli introducendo la calcinazione della calamina per ottenere ossido di zinco e investendo sulla manutenzione delle strade. Nel 1885 acquistò le prime quattro azioni e quarantatré anni dopo sarebbe diventato l’unico proprietario.
La sua opera fu instancabile: nel 1896 si trasferì vicino alla miniera con la famiglia, mantenendo la promessa fatta alla moglie di costruire un villaggio con casette destinate non soltanto ai minatori ma soprattutto alla sua stessa famiglia, che contava nove figli. Morì a 95 anni lasciando in eredità non solo 200 ettari di concessione mineraria ma anche 800 ettari di terreni destinati a pascolo, coltivazioni e taglio del legname. Il villaggio Asproni, sorto nei pressi della miniera di Seddas Moddizzis con le sue nove gallerie sovrapposte – l’ultima delle quali addirittura sotto il livello del mare – rappresenta ancora oggi una testimonianza straordinaria di architettura mineraria privata.
Il complesso si estendeva su 200 ettari e comprendeva numerose strutture: infermeria, scuola, chiesa, una cantina-negozio di derrate alimentari presso la quale i minatori acquistavano quanto necessario, le abitazioni dei lavoratori – venti piccole unità di due stanze con camino, concesse in comodato gratuito – e gli appartamenti dei dirigenti. I minatori ricevevano gratuitamente l’acqua e piccoli appezzamenti di terra da coltivare. Al centro sorgeva la residenza della famiglia Asproni, una costruzione a due livelli con corte interna e torre centrale, accanto all’edificio della direzione.
Il villaggio di Seddas Moddizzis, noto appunto come Villaggio Asproni, rimane ancora oggi uno dei pochi esempi rimasti di insediamento minerario privato e costituisce l’emblema della miniera che segnò lo sviluppo economico e sociale dell’Iglesiente. La piazza principale conserva ancora l’antico spaccio-cantina, con il portico ad archi oggi utilizzato per eventi culturali, mentre poco più in alto si erge la chiesa di Santa Barbara, patrona dei minatori, in pietra a vista, posta a nord del borgo.
Costruito all’inizio del Novecento per ospitare i dipendenti della miniera di Gonnesa, Villaggio Asproni è immerso in un’area di grande interesse ambientale e paesaggistico. Oggi è possibile visitarlo esclusivamente con prenotazione guidata. Per raggiungerlo si parte dalla miniera di San Giovanni a Bindua: il percorso misura circa 3,6 chilometri, di cui almeno 2,5 in salita, percorribili a piedi in un’ora. Una camminata impegnativa, ma che ripaga con la suggestione di un luogo dove il tempo si è fermato e con la memoria di un grande ingegnere che, con lungimiranza e dedizione, trasformò un territorio e ne scrisse una pagina indelebile di storia.