Passion of Jesus Christ: tour per i rioni storici di Cagliari sabato 28

Sabato 28, Passion of Jesus Chirst tour per i rioni storici di cagliari tra stazioni votive, chiese storiche, cunfrarias e palazzi aviti. Le associazioni Aloe Felice, CagliariSegreta, Movimento Presenza Cristiana, Priorato di Sion, e C.S.E.N Provinciale, organizzano sabato 28, una
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Sabato 28, Passion of Jesus Chirst tour per i rioni storici di cagliari tra stazioni votive, chiese storiche, cunfrarias e palazzi aviti.
Le associazioni Aloe Felice, CagliariSegreta, Movimento Presenza Cristiana, Priorato di Sion, e C.S.E.N Provinciale, organizzano sabato 28, una via crucis, nei rioni storici di Cagliari, alla scoperta delle 14 stazioni artistico religiose, rappresentanti la Passione di Cristo. I bassorilievi artistici su lastre di ferro, vennero fatti collocare sulle facciate di chiese e palazzi, dall’arcivescovo Ernesto Maria Piovella.
I partecipanti, percorreranno tra viuzze e vicoli della città vecchia, nei rioni storici di Marina, Villanova, Castello e Stampace, la Passione di Gesu’, attraverso stazioni votive, chiese storiche, cunfrarias e palazzi. Si percorreranno le seguenti vie della Passione di Cristo: scalette monache cappuccine, Via Torino, Piazza San Giacomo, Via San Giovanni, Piazza Indipendenza, Piazza Palazzo, Piazza Santa Croce, Via Baylle, piazza San Sepolcro. Si visiteranno le chiesa Madonna della Pietà, Monastero delle suore cappuccine, Chiesa Santa Rosalia, Santuario San Salvatore da Horta, chiesa di Sant’Agostino.
Contributo Sociale Adulti: 6 euro. I bimbi gratis. Raduno: ore 16 in via Manno di fronte a Zara, ex Upim. Fine ore 19.30.

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Non basta l’AI: senza media locali non c’è libertà di parola. Una riflessione su ciò che ci aspetta

L’intelligenza artificiale cambierà per sempre il modo in cui ci informiamo: non più ricerche su Google, ma notizie lette dagli assistenti vocali. Un futuro che rischia di mettere a tacere i media locali e concentrare l’informazione in poche mani. Una riflessione del nostro direttore Paolo Pigliacampo
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L’AI cambierà per sempre il nostro modo di informarci. Fino a ieri, per leggere una notizia, aprivamo Google o scorrevamo i social. Presto non sarà più così.
Con i nuovi assistenti basati sull’intelligenza artificiale, sarà sufficiente chiedere ad alta voce:
• “Dimmi le ultime notizie della mia città” durante un viaggio in macchina;
• “Cosa succede oggi in Sardegna?” al proprio smart speaker in casa;
• oppure rivolgersi al telefono senza nemmeno digitare una parola sulla tastiera.
L’AI generativa risponderà subito, leggendo le notizie in forma sintetizzata e pronta all’uso. Un futuro senza clic e purtroppo per i micro editori. Niente clic, niente business. Ed è qui che nasce il problema. Oggi l’intero modello economico dei giornali online si regge su un meccanismo semplice: più visite al sito = più pubblicità venduta = più risorse per mantenere i giornalisti.
Se l’AI restituisce già la risposta, l’utente non clicca più sul link. Non apre l’articolo. Non arriva sul sito.
E senza traffico, il giornale perde:
• entrate pubblicitarie, perché i banner non vengono visualizzati,
• visibilità, perché i contenuti non vengono condivisi,
• sostenibilità, perché le redazioni non hanno più risorse per produrre notizie.
In altre parole: senza clic, i media locali non hanno più un modello di business.
In questo scenario le persone non visiteranno più i siti dei giornali. Le notizie verranno filtrate e restituite direttamente dagli assistenti digitali. Per i grandi editori internazionali, il problema è relativo: molti hanno già firmato accordi diretti con le big tech dell’AI (in Italia GEDI, ANSA; in Europa e negli USA i principali gruppi editoriali).
Chi rischia davvero sono i media locali e indipendenti, che senza quelle risorse rischiano di diventare invisibili e al tempo stesso vengono depredati delle loro notizie dalle big company AI, che ne assorbono i contenuti senza generare ritorno per chi li ha prodotti.
Il rischio: meno pluralismo, più concentrazione. Se i media locali vengono messi a tacere, non perdiamo solo dei siti web. Perdiamo le cronache dal territorio, le interviste alle imprese, le storie di comunità. Perdiamo il pluralismo, e con esso la libertà di parola. Il risultato potrebbe essere un’informazione più povera, più concentrata, più uniforme, dove pochi grandi gruppi dettano l’agenda di tutti.
Le piccole realtà potranno resistere solo se sapranno:
• produrre contenuti originali e proprietari,
• strutturare i contenuti in formati leggibili dall’AI,
• trasformarsi in hub digitali capaci di integrare informazione, servizi e tecnologia al territorio.
Ma resta un grande punto di domanda: come si sostenteranno tutte quelle testate che oggi fanno un’ottima informazione digitale, con giornalisti preparati, ma senza la forza contrattuale dei grandi editori?
L’AI è il futuro, ma se l’informazione viene concentrata in poche mani, il rischio è che a perdere siano i cittadini. Un’informazione senza media locali può davvero considerarsi libera?

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