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Sant’Efisio, nuove regole per la statua dopo l’incidente: vietato toccarla e niente selfie.
La tradizionale Festa di Sant’Efisio, uno degli eventi più significativi per la città di Cagliari e per l’intera Sardegna, sta per subire alcune modifiche importanti nella sua celebrazione. Dopo l’incidente che ha causato la frattura dell’indice della mano destra del simulacro durante il ritorno del Martire nella sua chiesa di Stampace, gli organizzatori si stanno preparando a introdurre nuove regole che mirano a tutelare la spiritualità e la conservazione di un bene storico così prezioso.
Tra le modifiche più significative, si prevede una riduzione delle fermate del cocchio durante il lungo percorso della processione, anche se il numero preciso di queste fermate è ancora da definire. Il tradizionale cammino che attraversa i luoghi del martirio vedrà anche una maggiore distanza tra il simulacro e la folla, con l’introduzione di nuove disposizioni che limiteranno la vicinanza del pubblico quando il santo verrà estratto dalla teca.
Tra le novità più discusse, c’è il divieto assoluto di scattare selfie con il simulacro durante il suo trasporto fuori dalla teca. Questa decisione nasce dal desiderio di preservare la sacralità e il rispetto nei confronti del Martire, evitando che il momento del trasporto della statua venga trasformato in un’occasione per scatti fotografici da condividere sui social. A garantire il corretto spostamento del simulacro ci sarà solo personale altamente specializzato e autorizzato, che si occuperà delle delicate manovre, ma soprattutto sarà imposto a tutti il divieto di toccare la statua, una misura che punta a proteggere questo prezioso patrimonio storico e religioso.
Le nuove disposizioni sono frutto di un incontro tra la Soprintendenza e l’Arciconfraternita di Sant’Efisio, che si sono impegnate a definire regole più stringenti per evitare incidenti simili a quello che ha compromesso il simulacro durante l’ultima edizione della festa, la 369esima. Se da un lato queste misure rispondono all’esigenza di salvaguardare uno degli oggetti di culto più antichi della Sardegna, risalente alla metà del Seicento, dall’altro, esse intendono garantire la possibilità per i fedeli di vivere il culto nel rispetto delle tradizioni, senza compromettere la sicurezza e l’integrità del patrimonio. Così, le nuove regole si pongono come un equilibrio tra la protezione del bene storico e la volontà di mantenere viva una delle manifestazioni religiose più sentite dell’isola.