Dopo Cuccureddu e Virdis, anche il centrocampista di Cagliari scrive il suo nome tra i grandi. Ma la notte di Monaco diventa incubo nerazzurro. La finale di Champions League 2025 sarà ricordata per il suo risultato shock: Paris Saint-Germain–Inter 5-0, il divario più ampio mai registrato in una finale della massima competizione europea. Un tracollo storico per i nerazzurri, travolti dalla squadra parigina in una notte che, per i tifosi interisti, resterà un’amara ferita.
Tra i protagonisti più attesi c’era Nicolò Barella, uno dei pilastri dell’Inter di Simone Inzaghi. Il centrocampista sardo, già vincitore di scudetti, coppe nazionali e protagonista con la maglia della Nazionale italiana, è diventato il terzo calciatore sardo a disputare una finale di Champions League. Un traguardo significativo che lo inserisce in una ristretta élite di giocatori isolani arrivati così lontano in Europa.
Il primo fu Antonello Cuccureddu, difensore algherese, che nel 1973 entrò in campo al 57′ nella finale persa dalla Juventus per 1-0 contro l’Ajax a Belgrado. Fu il primo sardo di sempre a calcare il campo in una finale della vecchia Coppa dei Campioni.
Sedici anni più tardi, nel 1989, toccò a Pietro Paolo Virdis, nato a Sindia, entrare nella storia. Con la maglia del Milan, subentrò al 59′ a Ruud Gullit nella finale vinta 4-0 contro la Steaua Bucarest al Camp Nou, alzando al cielo il trofeo insieme a Van Basten, Baresi e compagni.
Barella, classe 1997, arriva a questa tappa prestigiosa con alle spalle una carriera già ricca di soddisfazioni, ma il sogno europeo resta per ora incompiuto. A differenza dei suoi due predecessori, il cagliaritano ha giocato titolare, a conferma del suo status di colonna portante dell’Inter e della Nazionale. Tuttavia, il PSG ha imposto il suo dominio con una prestazione devastante, impedendo al numero 23 nerazzurro di completare una scalata che avrebbe segnato un momento epocale per il calcio sardo.
Nonostante la sconfitta, Barella entra nella storia. La sua presenza a Monaco segna un nuovo capitolo per il calcio dell’isola, che continua a produrre talenti capaci di lasciare il segno sui palcoscenici più prestigiosi d’Europa. E con ancora tanti anni di carriera davanti, per lui nulla è perduto: la leggenda può ancora aspettare.