Tortolì. Un’òmini de 63 annus at incidentau cun s’apigedda

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Assalto energetico all’Unesco: 90 ettari di fotovoltaico vicino alle domus de janas di Putifigari nonostante i vincoli.
Una decisione controversa e dirompente ha scosso il mondo della tutela ambientale e archeologica sarda. Nonostante i forti moniti e i vincoli normativi, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha concesso il via libera a un maxi-impianto fotovoltaico: si parla di quasi 90 ettari di pannelli dentro l’area protetta dall’Unesco, un precedente che rischia di stravolgere il concetto stesso di tutela del paesaggio in Sardegna.
Il Mase, infatti, ha autorizzato il progetto della Ine Seddonai a Putifigari, ignorando le preoccupazioni sollevate dal dicastero alla Cultura. Quest’ultimo aveva espresso chiaramente la sua contrarietà, sottolineando che l’impianto ricadrebbe all’interno dell’area di rispetto delle domus de janas tutelate dall’Unesco. L’area in questione è cruciale dal punto di vista storico: il progetto della società Ine Seddonai Srl di Roma prevede lo sviluppo di circa 86 ettari di pannelli fotovoltaici in territorio di Putifigari, specificamente suddivisi su due campi che la società vuole piazzare nelle località Seddonai e Monte Siseri.
Proprio quest’ultima località accende il dibattito: poco importa che quest’ultimo nome appartenga anche a una necropoli a domus de janas che sta proprio lì e dovrebbe essere circondata da un’area cuscinetto (buffer zone) che la protegga dalle aggressioni dell’uomo e del suo “progresso”. In un atto che molti definiscono sconsiderato, i pannelli agrivoltaici sono stati autorizzati all’interno della zona di tutela. Questa scelta ha di fatto travolto il muro protettivo dell’Unesco intorno ai beni considerati patrimonio dell’umanità.
La decisione assume contorni ancora più complessi se si considera il contesto normativo. Il via libera giunge mentre si sono accantonati i vincoli delle norme varate dallo stesso Draghi, che miravano a indirizzare l’installazione degli impianti in aree meno sensibili. Non solo, ma l’autorizzazione appare come una chiara violazione o, per lo meno, una svalutazione della legislazione locale: viene snobbata come se fosse lettera morta la legge regionale sulle aree idonee. In questo complesso e contraddittorio contesto il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha dato il via libera al progetto, nonostante il parere contrario del Ministero della Cultura, che voleva difendere storia e archeologia della Sardegna.
Il decreto che benedice il progetto è stato emesso dal Mase il 3 ottobre. L’atto ha immediatamente acceso la miccia della protesta popolare: e i comitati contro la speculazione energetica promettono battaglia, su tutti i fronti possibili, pronti a impugnare la decisione in sede amministrativa e legale per salvaguardare un patrimonio storico inestimabile.