Su giùighe de Paghe abarrat in Tortolì.

Cagliari è considerata la città più ricca della Sardegna, questo anche per il suo ruolo di Capoluogo di Regione che concentra la vita istituzionale e le maggiori aziende. Ma è sotto gli occhi di tutti che persistono sacche importanti di povertà e sorge spontaneo chiedersi cosa fa il Comune per aiutare le fasce più deboli della cittadinanza. In parole povere come si può chiedere aiuto se si finisce in condizioni di indigenza? Insomma Cagliari è solidale?
Per rispondere a tutti questi quesiti ci siamo fatti una chiacchierata con la consigliera comunale Rita Polo, presidente della Commissione Salute e Benessere del Comune di Cagliari.
Cagliari è una città povera?
Se si leggono i soli numeri che si riferiscono al reddito “medio” pro capite 2024 (di oltre 25 mila euro), superiore al dato regionale, sembra che non si possa dire che Cagliari sia una città povera; ma la distribuzione dei redditi è decisamente molto disomogenea, asimmetrica (e lo è anche in Italia, dove il 50% delle famiglie residenti in Italia ha percepito un reddito annuo non superiore a 26.979 euro, dato Istat nel 2023-2024). La realtà è che, anche nella nostra città, sono aumentate le disuguaglianze e per le famiglie vi sono crescenti difficoltà economiche, più rischi di impoverimento ed esclusione sociale per tante e tanti, in particolare, bambini e anziani. La ripresa e la crescita economica dopo il Covid è lenta, l’inflazione e l’aumento dei prezzi col conseguente caro-vita sono il problema che tocca direttamente le persone; il lavoro che, se c’è, spesso, è precario o povero. La realtà è che molte famiglie fanno sempre più fatica a far studiare i figli, a curarsi, a sostenere i costi della casa. Negli uffici sociali del Comune e ai Centri di ascolto del terzo settore si affacciano famiglie e persone in maggioranza di cittadinanza italiana, donne e uomini che risentono di problemi abitativi e di lavoro e che faticano per affrontare le spese e le esigenze della vita quotidiana.
L’urbanizzazione (quindi i quartieri) dividono in classi sociali la cittadinanza?
Penso che le disuguaglianze non siano più solo quelle più evidenti che corrispondono, in genere, al quartiere (quartieri “bene” o popolari, del centro o periferici) o alla casa in cui si abita. Oggi c’è anche una più diffusa povertà “relazionale”, legata alle fragilità delle relazioni, della rete di aiuto (familiare o amicale o di vicinato), alla solitudine, a difficoltà di accesso ai servizi o di conoscenza delle opportunità, per la casa o per la vita quotidiana, situazioni che riguardano fasce sempre più ampie di popolazione. Quindi, anche a Cagliari non si tratta di affrontare la povertà solo come un’emergenza, ma un problema che diventa strutturale e che va affrontato con più interventi, oltre che con servizi e risorse finanziarie dedicate necessarie.
Quante sono attualmente le persone indigenti?
Non è facile avere un numero definito. Abbiamo i riferimenti per la povertà assoluta del dato regionale oltre l’8%, e quella relativa del 15,9%, con maggiore incidenza per le famiglie con più figli, straniere e con lavoro povero. Cresce la povertà giovanile (v. dati Dossier Caritas Regionale 2024), ed è preoccupante che la deprivazione materiale e sociale colpisca in particolare i minori, con le difficoltà per le famiglie di acquisto anche del necessario per i più piccoli (pannolini e altri beni di prima necessità) e poi, nelle fasi di crescita, per servizi baby sittering e spazi dedicati. Altri dati critici sono relativi alle povertà educative, nonostante vi sia attenzione e siano varie le azioni in corso: quasi il 20% è neet (chi non studia e non lavora) e ancora troppo alto il numero di chi abbandona la scuola oltre il 17% (la media nazionale è il 10%); poi il tema sanitario e della salute: sappiamo che la Sardegna è al vertice in Italia per tasso di rinuncia alle prestazioni sanitarie (il 12,3%, contro la media nazionale del 7,0%).
Subito, ad inizio consiliatura, siamo partiti anche come commissione dal voler conoscere meglio e affrontare la situazione della povertà in città, per rinforzare i servizi esistenti a cominciare dalle situazioni più gravi e valorizzare le realtà operanti nel nostro tessuto cittadino sociale. Le persone raggiunte dai servizi del Comune nel sistema di accoglienza, di pronto intervento sociale e unità di strada, in coprogettazione con gli enti del terzo settore, per la grave emarginazione adulta, sono state nel 2023, n. 252 (106F; 146M), di cui n. 122 nuovi 2 destinatari; i posti disponibili e occupati nei dormitori sono 113 posti letto, (più 10 riservati a minori); a cui si aggiungono 23 posti per le emergenze, messi a disposizione dalla Diocesi con cui c’è stretta collaborazione; le persone variano, coloro che sono senza fissa dimora (italiani o stranieri, beneficiari di protezione internazionale, richiedenti asilo o migranti) sono accolti in servizi strutture di pronta accoglienza a “bassa soglia”; da qui si vuole facilitare loro l’accesso ad altri servizi, più adeguati per aiutarli a riprendersi; circa 40 non si riesce a portarli al riparo, per vari motivi. Le donne vittime di violenza coi figli ospitate sono 22, ed altri 12 posti. Per questo, vogliamo trovare sempre nuove soluzioni più flessibili e personalizzate.
Ci sono volontari che operano in sinergia coi servizi del Comune per i pasti caldi e varie necessità, anche la notte, come gli Amici della strada. I pasti caldi offerti dalla Caritas sono giornalieri oltre 270. Per la distribuzione di beni alimentari e di prima necessità i numeri sono notevoli, e non diminuiscono dal periodo del Covid; la Croce Rossa fornisce, e distribuisce viveri e vestiario nel complesso, a migliaia di famiglie; sono oltre 1.550 famiglie ad esempio, oltre 4.100 persone, quelle regolarmente aiutate a Pirri, nel programma Ti abbraccio, all’ExMe della Fondazione Domus de Luna, che opera anche in collegamento anche col Banco alimentare; oltre 700 persone sono aiutate dai Centri di ascolto della Caritas (centrale e nelle articolazioni delle parrocchie e realtà nei quartieri), per seguire delle pratiche o necessità anche sanitarie o di medicinali, e altre nei programmi anti-usura, e da altre realtà molto vive operanti fra cui gli amici di Fra Lorenzo anche per “l’accompagnare” le persone verso servizi e opportunità sociali, compresi i servizi digitali. Nel 2023, il Centro diocesano di assistenza ha distribuito più di 12mila pacchi (+29,5%), il Centro “Kepos” che si occupa di migranti ha avuto 1.289 contatti (+3%).
Altri numeri che ci aiutano a conoscere e capire meglio la situazione: 2.301 è la stima del numero di persone beneficiarie dell’ADI-assegno di inclusione nazionale, in carico agli assistenti sociali comunali, che hanno sottoscritto un patto di inclusione, come previsto dalla norma che ora prevede più competenze per l’ASPAL, l’ufficio agenzia regionale per il lavoro. Nel 2024 il comune ha erogato vari servizi e contributi economici:
o 644 per il contributo fitto casa-interventi economici (da gennaio ad agosto 2024) (nel 2023 sono state 1.304 domande ammesse al contributo integrazione dei canoni di locazione (L.431/91) o 523 per integrazione del reddito (utenze/interventi per bisogni primari); o 1.159 le persone ammesse al programma regionale REIS, da graduatorie provvisorie, la graduatoria definitiva e l’erogazione dei contributi è prevista per ottobre, (i due interventi – ADI e REIS – non sono cumulabili); o 1.672 cittadini (individuati da INPS) beneficiari di 500 €, una tantum, misura nazionale (Carta dedicata a te). Ci sono poi da considerare i programmi e progetti di aiuto fra cui “Agenzia Casa” per oltre 360 persone seguite con varie misure “attive” e/o “passive” quali progetti personalizzati, contributo economico per l’affitto (passiva), presa in carico multidisciplinare. Oltre 40 nuclei familiari delle comunità dei Rom, Sinti e Camminanti sono seguite dai servizi sociali con varie misure per la loro inclusione sociale. Sono ospitati nella “Casa albergo” 32 nuclei familiari (per un totale di n. 73 persone di cui n. 55 adulti e 18 minori). Circa 400 sono i progetti personalizzati di de-istituzionalizzazione e prevenzione dell’istituzionalizzazione. Altri progetti di aiuto, sostegni e servizi sociali sono previsti per situazioni specifiche come la non autosufficienza, la disabilità e la salute mentale.
Può spiegarci una famiglia bisognosa oggi cosa deve fare per farsi aiutare dal Comune?
Sicuramente con il contatto e colloquio diretto nell’ufficio sociale di riferimento e piu vicino con i e le assistenti sociali del territorio: si può prendere appuntamento via mail o telefonare ai numeri o recarsi di persona. Per gli orari e i riferimenti e altre notizie c’è il sito; in particolare https://www.comune.cagliari.it/portale/page/it/politiche_sociali_it_1?contentId=ORG12850 Gli uffici decentrati sono attualmente le unità territoriali (ex circoscrizioni): 1-4 (in via Castiglione, 1); il 2 (via N. Sauro 19), il 3 (via Montevecchio, 29) e il 5 (a La Palma, in via Favonio 2); oltre che presso la Municipalità di Pirri (Via Alberto Riva Villasanta, 35); si può scrivere anche a [email protected].
Comunque se si ha difficoltà a capire dove andare o a trovare l’ufficio c’è l’Ufficio relazioni col pubblico URP che si trova sempre in via Nazario Sauro 19, https://www.comune.cagliari.it/portale/page/it/ufficio_relazioni_con_il_pubblico_urp?conten tId=ORG9607 mail [email protected], a cui si puo inviare anche un messaggio whatsapp (cell. 3290582872 o telefonare al n. verde 800016058.
https://www.comune.cagliari.it/portale/page/it/servizi_salute?contentId=TGN11325 Ma ci si può rivolgere anche alle realtà sociali e solidali di aiuto presenti nella nostra città, che vorremo fosse sempre più in sinergia, e collegati al servizio sociale e alla amministrazione comunale proprio per garantire, con una rete di protezione e di promozione, i diritti delle persone, di tutte e tutti, nessuno escluso.
Parliamo della mancanza di edilizia popolare? Ci sono progetti in campo per affrontare questa emergenza?
Sì, senza dubbio, mancano abitazioni di edilizia popolare e, più in generale, la casa è un grande problema per chi la cerca o vorrebbe stare e abitare a Cagliari. La città si spopola, e ci sono case che restano vuote e sfitte. I prezzi delle case in vendita e di quelle in affitto risentono del fatto che prevale la logica e il mercato “privato”. Servirebbero più case popolari e di edilizia sociale agevolata, anche per chi non può permettersi un mutuo o un affitto a prezzi così alti di mercato, per la cosiddetta “fascia grigia” sempre più ampia. Le persone che sono in graduatoria per le case di edilizia popolari sono circa 800, ma il fabbisogno è decisamente maggiore. Sappiamo che faticano a trovare casa le giovani coppie, ed anche gli studenti, come le persone che cercano di progettare nuove forme di abitare inclusivo, assistito e “indipendente” e in cohousing. Serve anche considerare il bisogno sociale di servizi come il “portariato sociale” e servizi di prossimità. Ci sono molti progetti in campo, fra cui anche cominciare urgenti lavori di manutenzioni delle case popolari, non più rinviabili e poi da programmare con continuità; ci sono progetti di rigenerazione urbana, anche in collaborazione con la Regione ed Area l’agenzia, fra cui quelle destinate ai sottoservizi a Sant’Elia (fognature, rete idrica e illuminazione) e agli spazi intorno alle case, delle aree cortilizie, ad esempio in Piazza dei Granatieri e in via Monsignor Piovella.
Ci sono progetti di nuova edilizia popolare che stanno andando avanti (non senza difficoltà e lungaggini) grazie ai programmi e fondi europei, fra cui complessi abitativi in via Boito, via Donizetti in cui si prevedono 40 appartamenti, altri 10 mini appartamenti, in via Verdi, via Piave, via Tiziano destinate anche a donne con bambini ed altre situazioni di persone con grave bisogno abitativo. Un altro progetto in corso è la ristrutturazione della palazzina in via Paoli – via Bacaredda sempre per finalità sociali e rigenerazione urbana che si pensa di destinare a persone anziane che possano anche avere bisogno di servizi e spazi comuni, con attività sociali aperte anche ad altri beneficiari, all’esterno.
Vogliamo avviare come amministrazione un vero e proprio “Piano comunale per la casa e l’abitare”, e c’è molto da fare perché si stanno predisponendo anche vari piani che sono, in qualche modo, integrati e tutti collegati fra loro, il Piano Urbanistico comunale – che regolerà anche le nuove costruzioni, e il Piano del verde, ma anche un Piano Strategico della Municipalità di Pirri e il Piano per l’eliminazione delle barriere architettoniche. C’è molto da fare ora e nei prossimi anni, per ri-costruire, rigenerare la nostra città, ricucire anche le ferite, rammendarla perché cresca e migliori per diventare una comunità più coesa, in cui ci si prende più cura di tutte le persone, e sia aperta ed inclusiva.