Si è inaugurata ieri con successo la tratta Livorno-Arbatax della novella GoinSardinia. Protagonista del tanto atteso attracco il molo arbataxino di Levante. Curiosi, giornalisti e autorità hanno accolto alle 8 la nave greca e osservato lo sbarco dei primi 140 passeggeri targati GoinSardinia.

Sulla nuova tratta è intervenuto Roberto Bornioli, presidente Confindustria Sardegna Centrale: “Pieno sostegno all’iniziativa GoInSardinia e al consorzio Sardegna Costa Est presieduto da Rocco Meloni che hanno fatto squadra e finanziato con risorse proprie il potenziamento delle linee marittime da e per il porto di Arbatax. L’inaugurazione della nuova tratta è un ottimo progetto che permette, almeno in parte, di attenuare il pesante isolamento che penalizza l’Ogliastra”.

E aggiunge: “Risolvere il problema trasporti è fondamentale per ridare fiato al sistema ricettivo e turistico. L’apertura di una nuova rotta marittima – che allarga l’offerta e crea le condizioni per una riduzione delle tariffe – è dunque un segnale incoraggiante per l’Ogliastra territorio che ha un urgente bisogno di uscire dall’isolamento. L’auspicio è che una simile iniziativa riporti al centro dell’attenzione della Regione e delle forze politiche la centralità e l’importanza che il porto di Arbatax ha per tutto il territorio”.

Ma nonostante la sua rilevanza strategica, lo scalo necessita di importanti interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria con la massima urgenza. Le risorse per farlo ci sono, dice Bornioli stesso: “il Consorzio industriale è destinatario di 11,5 milioni di euro per il potenziamento dello scalo e a essi si aggiungono i 10 milioni di euro prima assegnati da una delibera di Giunta regionale e poi spariti nel nulla. Ci sono poialtri 4,2 milioni di euro assegnati al Comune di Tortolì nel quadro dei finanziamenti per il cosiddetto Polo della Pasta fresca e indirizzati al potenziamento della darsena cantieristica e all’installazione del travel lift. Nonostante le risorse, assegnate tramite diverse delibere della Giunta regionale, i  lavori sono da anni fermi al palo”.

Nel cuore di Silius, un piccolo paese immerso nel paesaggio montano del Gerrei, è nata un’opera d’arte che racconta una storia fatta di fatica, coraggio e trasformazione. Il murale realizzato dall’artista Patta è molto più di una semplice decorazione urbana: è un tributo potente e suggestivo alla memoria dei minatori che per decenni hanno costituito l’anima economica e sociale di questa comunità.

Dal dopoguerra fino ai primi anni 2000, la vita a Silius era profondamente intrecciata con l’attività estrattiva: la fluorite, minerale prezioso per l’industria, veniva scavata dalle viscere della terra da uomini che ogni giorno lasciavano le loro campagne per calarsi nel buio delle miniere. Ed è proprio questo passaggio — da una vita all’aria aperta a una realtà sotterranea — che Patta ha scelto di raccontare attraverso un linguaggio visivo intenso e simbolico.

Il protagonista del murale è un minatore, ritratto nel momento in cui si avventura in una nuova dimensione. La sua unica fonte di luce è la lampada a carburo, che illumina appena il percorso davanti a lui. Intorno, sospesi nell’aria, fluttuano venti minerali: non solo a evocare l’essenza dell’ambiente minerario, ma anche come omaggio ai venti uomini che hanno perso la vita nelle gallerie di Silius. Ogni minerale è una presenza simbolica, fragile e quasi onirica, a testimonianza del rischio costante e dell’instabilità vissuta da questi lavoratori.

Eppure, nonostante la durezza del tema, l’opera non è cupa. Il minatore non appare schiacciato dal peso della miniera, ma al contrario, sembra animato da una curiosità quasi infantile. L’ambiente che lo circonda, sebbene incerto, è anche magico: un nuovo mondo da scoprire, dove il buio non è solo paura, ma anche mistero e possibilità.

Realizzare il murale è stato possibile grazie all’impegno dell’Associazione Minatori a Memoria del Gerrei e al Comune di Silius, con il prezioso supporto di tutta la comunità. Un gesto collettivo che dimostra quanto il passato di un luogo possa ancora essere presente, vivo, e degno di essere raccontato.