Decine di pesci morti nel porto di Arbatax hanno destano non poca preoccupazione nei residenti del borgo. Nessun allarme per ora. Non è stata, infatti, rilevata nessuna traccia evidente di inquinamento. A confermarlo oggi la Capitaneria di Porto che, non appena ricevuta la segnalazione della presenza di numerosi muggini che galleggiavano senza vita nelle acque del porto, ha immediatamente allertato i veterinari della Asl e l’Arpas.

La strana moria dei pesci ad Arbatax ha interessato solo i muggini. Questo farebbe pensare che non vi siano cause di avvelenamento da inquinamento, altrimenti ne sarebbero restate vittime tutte le numerose specie che vivono nelle acque del porto.

“Mi è capitato altre volte di assistere a questi fenomeni – spiega il Comandante del Porto Giuseppe Siragusa-  può succedere che in seguito ad abbandonati piogge come è successo negli ultimi giorni, cambi la salinità dell’acqua e ne risentano alcuni pesci, in questo caso i muggini. Ad ogni modo le analisi sono in corso e presto avremo i risultati. Tengo a precisare che non si tratta di una vera e propria moria, non abbiamo trovato tracce di nessuno scarico che riguardi carburante o altro. Abbiamo  contattato anche il consorzio industriale il quale ha garantito che il depuratore sta operando a norma. Stiamo approfondendo la questione e abbiamo monitorato come da routine lo specchio acqueo che riguarda il porto. Abbiamo recuperato alcuni muggini e allertato l’Asl e l’Arpas. Non ci resta che attendere ”.

Le analisi sui campioni dell’acqua e dei pesci  sono state effettuate questa mattina, presumibilmente entro inizi della prossima settimana si avranno i risultati e si saprà quindi con certezza quali sono state le reali cause della morte dei muggini del porto.

In epoca romana, la Sardegna figurava tra i principali territori di estrazione di piombo e argento, seconda solo a regioni come la Spagna e la Bretagna. Questi due minerali rivestivano un ruolo cruciale nell’economia e nell’espansione dell’antica Roma, costituendo risorse strategiche per l’organizzazione della vita civile e militare.

Il piombo veniva utilizzato in diversi settori: era indispensabile per la costruzione delle condotte idriche, per le infrastrutture pubbliche e militari e per la fabbricazione di utensili domestici. L’argento, invece, era essenziale per la monetazione e serviva alla produzione di monete come i sesterzi, largamente diffusi nei territori imperiali.

Grazie alla sua abbondanza di materie prime, la Sardegna era disseminata di giacimenti, soprattutto nelle zone dell’Iglesiente e del Sarrabus. Le stime indicano che, sotto il dominio romano, furono estratte sull’isola circa 600.000 tonnellate di piombo e 1.000 tonnellate di argento, fornendo un apporto significativo alla forza economica e alla stabilità dell’Impero.