Prima sconfitta per la Baunese. La Castor ringrazia bomber Pilia.

Jacopo Magari, attaccante del Loceri.

Nel girone A di Promozione, il Lanusei si impone per 1 a 0, al Lixius contro il S. Antioco. Basta una rete di Piludu, al rientro dopo un infortunio, che schiaccia in rete di testa un bel cross di Boi. I ragazzi di Loi sprecano più volte il raddoppio, poi ringraziano Marchi che salva il risultato allo scadere. Il Tortolì del capocannoniere del torneo Nieddu (14 reti), è fermato sul pareggio (3-3) a Quartu dal Quartu 2000. Dopo il vantaggio locale ad opera di Scarlatella, i tortoliesi passano sul tre a uno con la doppietta di Marco Nieddu e la rete di Alessio D’Agostino. I quartesi accorciano con Madau, per poi beffare gli ospiti al 94′ con Sanna, per il definitivo pareggio.

In Prima categoria, fa notizia la prima sconfitta per la Baunese (2-1), che cade a Girasole sotto i colpi di Mascia (penalty) e Mattia Muggianu. Nel finale, accorcia le distanze Cristiano Carta in mischia. Partita molto tesa, con le espulsioni di Serdino, Pusceddu, Marongiu e mister Porcu. Vittoria fondamentale per la Castor (1-0 alla Gemini Pirri), grazie alla rete di Alberto Pilia nella ripresa. Sconfitta per il Cardedu a Villasimius (0-1), decide Meloni su rigore. A Capoterra finisce 1-1 tra i padroni di casa e il Villagrande: sblocca la partita Erik Scudu all’86’, pareggio al 92′ di Onnis. Vince 3 a 1 lo Jerzu contro il Triei, sul neutro di Osini. Per il Cannonau reti di Salis, Cossu e Bassetto(due gol in due partite); per gli ospiti gol di Marco Monni. Una rete di Marco Lancioni al 95′, permette all’Idolo di superare il Bari Sardo del rientrante Stefano Mameli. Allo Sturrusè finisce 1-0, e con questo risultato gli arzanesi vanno a meno uno dalla Baunese (attualmente al secondo posto dietro il San Vito), a sette giorni dalla sfida al Planedda.

Anche in Seconda categoria non sono mancate le sorprese. Finisce in pareggio la sfida tra la cenerentola del girone, il Sorgono, e la capolista Loceri (2-2). Ai ragazzi di Congiu, non bastano le reti di Palmas e Magari, per aver la meglio dei locali, che strappano un punto. Stesso punteggio per il Talana impegnato a Seui: per i talanesi una doppietta del neo acquisto Prospero Marras; Moi e Laconi per i seuesi. Vendemmia di gol tra il Gadoni e l’Ilbono (5-7): per gli ospiti, da segnalare le triplette di Mameli e Cerina, e il gol di Marco Marras. Cade a Ollolai il Perdadefogu (1-0). Buonissimo punto per il Tertenia a Villanovatulo (0-0), e per il Lotzorai a Meana Sardo (0-0), nell’anticipo del sabato.

Risultati Terza categoria: Gairo-Ulassai 2-2; Orotelli-Urzulei 1-6; Supramonte-Birdesu 0-0; Trisailis-Arbatax 0-1 (80′ Carlo Melis).

Come si dice “piselli” in sardo campidanese? Un viaggio tra lingua, terra e tradizione.

Sardegna, terra dalle mille sfumature linguistiche e culturali, crocevia di influenze antiche e orgoglio di una tradizione che resiste al tempo. Qui, ogni parola è un piccolo frammento di storia, ogni suono racconta la vita quotidiana di un popolo che da secoli vive in simbiosi con la propria terra.

Piselli (Foto Wikipedia)

Anche un termine semplice e apparentemente banale come “piselli” può diventare il punto di partenza per scoprire la ricchezza della lingua sarda, in particolare del campidanese, la varietà parlata nella parte meridionale dell’isola. Il termine italiano “pisello” affonda le sue radici nel latino pisum, che a sua volta deriva dal greco pison, forma neutra di pisos. Una lunga discendenza linguistica per indicare una pianta umile ma preziosa, coltivata e apprezzata sin dall’antichità. Il pisello è infatti una pianta erbacea annuale della famiglia delle Fabaceae, originaria delle regioni mediterranee e orientali, che ha accompagnato per secoli la dieta e la vita delle comunità agricole. I suoi semi, piccoli e verdi, sono ricchi di amidi e proteine e hanno rappresentato una fonte di sostentamento fondamentale sia per l’uomo sia per gli animali, simbolo di abbondanza e fertilità nei campi. In sardo campidanese, però, il pisello non si chiama semplicemente “pisellu” come si potrebbe pensare per affinità con l’italiano. La lingua locale, con la sua fantasia e dolcezza, preferisce parole come pisuruci o pisurci, e in alcune zone anche prisucci. Tutte queste forme derivano da pisu druci, che significa “pisello dolce”.

Un modo affettuoso e genuino di nominare questo piccolo frutto della terra, con quella dolcezza tipica della parlata sarda che trasforma i suoni in espressioni di appartenenza. Il pisello, dunque, non è solo un alimento ma anche un tassello del vasto mosaico linguistico e culturale dell’isola. Chiamarlo pisuruci significa evocare un mondo di orti familiari, di mani che lavorano la terra, di stagioni che si rincorrono e di una lingua che sa unire passato e presente in un’unica melodia. E così, dietro una semplice parola, si nasconde l’essenza stessa della Sardegna: una terra capace di dare sapore e vita anche alle cose più piccole, mantenendo vivo il legame profondo tra la natura, la lingua e l’identità di un popolo.