Studenti del liceo classico e scientifico in riunione

Il dado è tratto. Dal prossimo lunedì i due licei tortoliesi traslocheranno nella sede delle Industriali. Le decisione è stata presa: il commissario della ex provincia Ogliastra, Antonello Ghiani ha dato il nulla osta al trasferimento.

La decisione, sebbene fosse nell’aria da tempo, ha dato il via alla mobilitazione degli “sfrattati”. Ed ora studenti e insegnanti, scesi sul piede di guerra, e saranno riuniti in assemblea permanente in quella che storicamente da quarant’anni è la loro casa.

Franco Ladu, insegnante di lettere al Liceo classico è lapidario.  “Non c’è volontà politica. E’ mancato l’appoggio del comune. Il prossimo passo sarà quello di trasferire i licei a Lanusei” tuona il docente al termine di una riunione che si è tenuta questa mattina alle 11, nella sala della biblioteca comunale di Tortolì.

Una riunione convulsa, tra insegnanti e alunni dei liceo classico, scientifico, delle industriali e ragionerie. Tutti gli istituti colpiti dalla delibera provinciale dello scorso aprile che obbliga i liceali ad abbandonare la loro storica sede per cedere il posto agli studenti dell’Itc, a loro volta sfrattati dall’edificio di via Santa Chiara per fare spazio all’Ipsar.

Ladu ex sindaco di Tortolì si fa portavoce delle istanze degli studenti e rincara la dose. “Questi politici non hanno capito nulla di come si fa scuola, non hanno mai ascoltato le nostre richieste, vogliono ammassarci in un istituto dove non ci stiamo. Abbiamo bisogno di 33 aule e due laboratori, invece sono libere solo 28. Dove hanno intenzione di metterci?” Ladu è un fiume in piena e attacca. “Al di sotto di questa decisione ci sono solo interessi politici, la loro scelta è una sola e l’hanno fatta senza ascoltarci. Preferiscono ammassarci in un istituto e quasi certamente il secondo passo sarà quello di trasferire i liceo classico a Lanusei, dove invece tante sono le classi vuote. Questo è l’obiettivo dei politicanti di zona”.

Ladu non ha peli sulla lingua, ce l’ha con tutti, e non le manda a dire neanche all’attuale sindaco Mimmo Lerede colpevole a suo avviso di non aver capito la gravità del problema. “La colpa sarà anche sua – ha detto Franco Ladu- se saremo trasferiti a Lanusei” E conclude: “Questo commissario è un burocrate che attua decisione prese da altri scellerati. Non si capisce il motivo per il quale la provincia si sia ricordata della spending review gli ultimi sei mesi prima della sua abolizione, ora vogliono risparmiare soldi e prima? Si sono forse dimenticati quando acquistarono per oltre un milione di euro i terreni dove sarebbe dovuta nascere la nuova clinica Tommasini? Soldi sprecati con un nulla di fatto. Questi politici non capiscono che gli studenti dei licei sono la futura classe dirigente ogliastrina!”

«Se riuscite a cucinarlo meglio di me, torno in Libano a nuoto». Non usa giri di parole Abbas Ahmad, lo chef e food influencer libanese meglio conosciuto sul web come Habibi Original, per lanciare il guanto di sfida alla Sardegna. Al centro della contesa c’è uno dei re della tavola isolana: l’agnello. Il ristoratore, celebre per il tormentone «Habibi, yalla», ha pubblicato un video diventato immediatamente virale in cui mette alla prova una delle tradizioni gastronomiche più radicate e identitarie della regione.

Nel reel della discordia, lo chef mostra una testa d’agnello preparata secondo la sua personale ricetta: una cottura lentissima di ben dieci ore. Ahmad illustra minuziosamente la tecnica, spiegando che la carne viene avvolta in carta da forno e poi sigillata nell’alluminio, con un avvertimento categorico: «La stagnola non deve mai toccare il cibo».

Ma a far esplodere la polemica non è stata solo la ricetta, quanto il racconto del suo viaggio nell’Isola. L’influencer sostiene infatti di aver girato a lungo la Sardegna alla ricerca del leggendario agnello sardo, senza però averne trovato traccia nei menù: «Neanche un ristorante lo faceva, neanche uno ne abbiamo trovato», ha dichiarato nel video, un’affermazione che ha scatenato l’immediata reazione degli utenti sardi.

Il finale del filmato è una provocazione in piena regola, studiata per stuzzicare l’orgoglio dei pastori e degli chef sardi. «Sfido tutta la Sardegna: se riesci a fare un agnello così, fai un video e taggami. Se sei più bravo, non solo ti promuovo gratis e ti regalo dieci casse di vino libanese, ma torno a casa a nuoto ammettendo che sei migliore di me».

Abbas Ahmad non è nuovo a queste uscite teatrali — marchio di fabbrica del suo personaggio social — ma toccare l’agnello in Sardegna significa toccare un nervo scoperto. Resta ora da vedere se qualche agguerrito ristoratore sardo raccoglierà l’invito, pronto a dimostrare che, sul proprio terreno, la tradizione millenaria dell’Isola non teme alcun “Habibi”.