Jacopo Magari (ex Lanusei)

Colpo di scena al Tortolì.

Il centrocampista Ezeadi, promesso sposo rossoblù, saluta e firma per il Muravera. Battuta a vuoto anche per il ritorno di Giovanni Romita. Il portiere resta al Samassi del presidente Carlo Ibba. Questo comporta la conferma di Ivano Piroddi, dato per partente nei giorni scorsi. Daniele Deplano resta a Lanusei. La squadra di mister Loi si assicura le prestazioni di Lorenzo Jacono, terzino destro classe 94′.

Si muove qualcosa a Triei. Presi Jonathan (ex Girasole) e Romualdo Tegas (ex Fonni).  Potrebbe lasciare il tecnico Cucca, mentre piace Stefano Murreli. Il Cannonau Jerzu è vicinissimo all’ ingaggio di Mario Todde, mentre è sempre alla ricerca di un centrocampista di spessore.

Sfuma invece Maurizio Loi che resta a Seui. Firma per il Bari Sardo Gabriele Boi, dopo un lungo corteggiamento da parte del Lotzorai. La squadra, che sarà allenata da Guerriero, prende Savoca (ex Arbatax) e Luca Solanas. Vicinissimi, i biancoblù, anche all’ ingaggio di Arialdo Angioni, lo scorso anno al Serramanna. L’ Idolo torna sulle tracce di Marco Ladu. Wallace, Erriu e Locci salutano la Castor del nuovo presidente Devigus, che intanto si è assicurato il talento di Carlo Pilia (ex Arbatax). In panchina dovrebbe sedersi Roberto Marongiu. 

Il Lotzorai di Vincis dovrebbe chiudere in questi giorni per Alberto Atzeni, seguito anche dal Tortolì. La squadra del presidente Ghironi segue i portieri Raffone e Gianluca Mereu. Jacopo Magari è un nuovo giocatore del Loceri. Il Talana è alla ricerca di un allenatore. Il GS Tertenia riparte da Marcello Puddu come allenatore: si cercano una punta esterna, un centrocampista e un difensore. Intanto rientra dal Lanusei, Giovanni Depau classe 93′. L’ FC Arbatax riparte dalla Terza categoria, con Alberto Giacobbe in veste di allenatore – giocatore.

Sul web capita spesso di leggere che “la Sardegna è una delle terre emerse più antiche”. In realtà, è una semplificazione che può generare confusione, soprattutto per chi non ha conoscenze di geologia.

La Sardegna che conosciamo oggi è in realtà un mosaico di grandi “pezzi” di crosta terrestre, spostati e modellati nei millenni da fenomeni geologici complessi: piegamenti, intrusioni di rocce granitiche, erosioni, coperture di sedimenti e colate vulcaniche. Questo processo è iniziato centinaia di milioni di anni fa, con fasi in cui la terra si sollevava e si abbassava, alternando periodi in cui era coperta dal mare ad altri in cui emergeva.

Grafica di Daniel Zoboli, paleontologo

Le rocce più antiche dell’isola risalgono a oltre mezzo miliardo di anni fa, quando alcune zone erano già emerse per brevi periodi, come dimostrano certi sedimenti continentali e rocce vulcaniche presenti oggi in aree come il Sulcis-Iglesiente e il Sarrabus. Ma dopo ogni fase di emersione, l’isola (o meglio, l’area che la componeva) veniva nuovamente sommersa. L’attuale assetto orografico – montagne come il Gennargentu o il Limbara – è invece molto più recente, formato solo negli ultimi milioni di anni.

In Sardegna quindi affiorano le rocce sedimentarie datate paleontologicamente più antiche d’Italia, risalenti a poco più di mezzo miliardo di anni. Ma in Europa ci sono rocce che hanno un’età molto più antica (es. Scozia), datate a oltre 3 miliardi di anni fa. L’isola inoltre, intesa nella sua forma attuale, non è stata tra le prime terre emerse e le montagne sarde sono di formazione recente e non sono “emerse” prima di altre zone più basse.

La bellezza della Sardegna sta anche nella sua lunga e complessa storia geologica, ma ridurla alla frase “prima terra emersa” è un errore.