Un Comune al giorno, paesi di Sardegna: Baradili, il borgo che detiene un record incredibile. Scoprite quale.
In Marmilla, in provincia di Oristano, c’è un piccolo borgo che ti sorprenderà per la sua architettura medievale e le sue testimonianze archeologiche. E per un record molto particolare.
Nel cuore delle colline della Marmilla, tra vigne, oliveti e mandorli, sorge Baradili, un minuscolo borgo della provincia di Oristano che incanta per la sua essenza fuori dal tempo e per un primato davvero sorprendente: con appena 75 abitanti, è il Comune meno popoloso della Sardegna e uno dei più piccoli d’Italia. Nonostante le dimensioni ridotte e un tasso di natalità ormai prossimo allo zero, questo luogo conserva con orgoglio un patrimonio storico, archeologico e culturale che merita di essere scoperto e valorizzato. L’atmosfera che si respira tra le sue vie è quella di un’antica comunità, che resiste con dignità allo spopolamento e custodisce gelosamente le proprie radici. Le case ‘a corte’, tipiche dell’architettura tradizionale, come la casa Usai, casa Lavra e il monte granatico, raccontano il passato medievale del borgo, il cui nome – attestato in documenti fin dal 1342 – potrebbe però affondare le sue origini ancora più indietro nel tempo, fino all’epoca romana. Non è un caso, infatti, che a Cibixia siano state rinvenute le fondamenta di un grande edificio romano con 25 vani, probabilmente un complesso termale, insieme a tombe contenenti anfore e lucerne, chiari segni di una presenza antica e strutturata.
Ma Baradili ha ancora di più da raccontare. Secondo una tradizione locale, il paese sarebbe stato costruito sopra un nuraghe da cui si scorgeva perfino la celebre fortezza di Su Nuraxi di Barumini. Tracce della civiltà nuragica sono evidenti sul territorio, come testimonia il nuraghe monotorre Candeu, affiancato da una fontana nuragica scavata nella roccia e successivamente ricostruita: una fonte ancora attiva, il cui uso si è tramandato fino a oggi, tanto che l’acqua viene utilizzata nella parrocchiale di Santa Margherita Martire, un edificio settecentesco completato nel 1935, custode di importanti statue lignee, tra cui un insolito sant’Antonio da Padova con il Bambino in piedi. Questa chiesa è il fulcro delle celebrazioni religiose del borgo, legate alla patrona protettrice dei bambini, Santa Margherita. Due feste annuali rendono vivo il paese: la festa principale, sa festa manna, a fine maggio, e Santa Mragaida agattada – detta anche de is cruguxionis – a metà luglio. Quest’ultima è legata a una suggestiva leggenda: alcuni giovani contadini ritrovarono in campagna una statuina della santa e la portarono al parroco, che stava pranzando con un piatto di ravioli. In segno di gratitudine, il prete li invitò a unirsi al pasto, e con loro l’intera comunità. I ravioli non finivano mai, trasformando un semplice pranzo in un vero banchetto miracoloso. Da questo racconto nasce, nel 1995, la sagra del raviolo, una celebrazione gastronomica in cui si distribuiscono ravioli in ogni variante: con ricotta, limone, spinaci, patate. Una festa di sapori e memoria collettiva. Tutt’intorno al paese, il silenzio delle campagne è interrotto solo dal soffio del vento che attraversa i siti archeologici della Giara e del Monte Arci, le chiese campestri di Santa Maria e Santa Restituta, e il parco comunale, piccolo cuore verde di un borgo che, sebbene minacciato dallo spopolamento, continua a vivere nel ricordo, nella tradizione e nella bellezza che non conosce tempo.