Arbatax. Pietro Muceli vince il sesto festival canoro di San Giorgio. “Note e voci di solidarietà”, il tanto atteso festival musicale svoltosi durante i festeggiamenti in onore di San Giorgio ad Arbatax, per questa sua sesta edizione ha incoronato
Arbatax. Pietro Muceli vince il sesto festival canoro di San Giorgio.
“Note e voci di solidarietà”, il tanto atteso festival musicale svoltosi durante i festeggiamenti in onore di San Giorgio ad Arbatax, per questa sua sesta edizione ha incoronato vincitore Pietro Muceli, giovane e talentuoso impiegato tortoliese. A decretare la vittoria dell’aspirante cantante, che sul palco si è esibito con il celebre brano di Alex Baroni “La distanza di un amore”, una giuria composta da esperti, affiancata da un’entusiasta giuria popolare. Secondo posto per il duetto lirico di Cristina Moto e Fabio Fornasier e bronzo per Antioco Milia, che ha proposto una canzone in sardo. Pubblico delle grandi occasioni quello riunitosi nella piazza antistante la chiesa di San Giorgio e palpabile l’entusiasmo e la partecipazione degli spettatori. A presentare la serata due volti noti, Patrizia Frau e Roberto Secci, in diretta per radio Rama Sound. Ad intervallare le esibizioni prima e le premiazioni poi, il gruppo degli Ego, molto amato dagli ogliastrini.
Racconta Pietro Muceli, medaglia d’oro della kermesse canora di sabato e domenica: “Inizialmente non ero sicuro di voler partecipare al festival: sono stati gli amici a convincermi. Sono salito sul palco con il solo pensiero di cantare bene e mettercela tutta, non pensavo certamente di vincere! Il livello di difficoltà delle canzoni in gara era alto e gli interpreti davvero bravi, quindi la vittoria è stata motivo di grande soddisfazione per me. La serata è stata davvero piacevole, all’insegna della solidarietà, che non conosce religione, colore politico o provenienza. Si è respirato un clima di grande condivisione e partecipazione…di questi tempi concetti rari e preziosi!”.
La signora entra con passo deciso, stringendo tra le mani un foglio stropicciato con appunti e misure. Lo ha portato con sé in ogni negozio, ha parlato con altri arredatori, ha ascoltato proposte e promesse, ma ormai il danno era fatto. Così oggi è tornata qui. “Avevi ragione tu” dice a Simona, prima ancora di sedersi. La cucina che aveva fatto montare vicino alla finestra, contro il suo consiglio, si è rivelata un disastro: materiali rovinati, spazi scomodi, luce che abbaglia nei momenti sbagliati. Ora è la madre ad avere bisogno di arredare, e lei non vuole che commetta lo stesso errore. Simona sorride, ma non è un sorriso di rivincita. È la serenità di chi sa che l’onestà, alla lunga, ripaga sempre. Ed è proprio partendo da questo aneddoto che oggi vogliamo raccontarvi la storia di un’azienda che ha fatto della trasparenza, dell’ascolto e della relazione umana il cuore pulsante del suo lavoro. Una realtà familiare che, senza mai cedere al compromesso facile o alla corsa alla vendita, è riuscita a entrare nel cuore dei clienti, un progetto alla volta, una parola sincera alla volta. Questa è la storia di Onnis e Matta Arredamenti.
Elisa & Simona
Non si tratta solo di progettare cucine, soggiorni o cabine armadio, ma di ascoltare storie, osservare abitudini, immaginare vite. Qui il punto di partenza non è una moda da seguire o un preventivo da firmare in fretta, ma una domanda semplice: “Come vivi la tua casa?”.
“Il mobile perfetto non esiste,” spiega Simona, “ma esiste il mobile perfetto per ognuno di noi. E il nostro compito è trovarlo insieme, senza fretta, finché non è quello giusto.”
Per questo ogni progetto diventa un viaggio condiviso, in cui nulla è lasciato al caso e il risultato è sempre su misura, come un vestito cucito addosso a chi lo indosserà ogni giorno.
Dietro ogni progetto c’è un ascolto attento, fatto di domande che vanno oltre il semplice “cosa vorresti nella tua nuova casa”.
“Raccontami delle piastrelle che hai scelto, degli infissi, e perfino delle tue abitudini in cucina – spiega Simona – Voglio sapere come usi lo spazio, quali piccoli gesti fai ogni giorno, anche quelli che ti sembrano banali. Se sei distratto e non asciughi bene l’acqua, non posso proporti un piano di lavoro in laminato. Se ti dimentichi spesso il sottopentola, il quarzo non fa per te”.
È così che prende forma una cucina che non solo appare bella, ma funziona davvero per chi la vive. Non è solo una questione di estetica o di tendenza, ma di concretezza e di rispetto per le esigenze reali.
“Se hai il robottino aspirapolvere, non posso darti un divano senza piedini alti – continua Simona – E se ami il fragranite ma l’acqua di casa tua è molto calcarea, devi sapere che serve una manutenzione preventiva particolare.”
Ogni consiglio nasce da un dialogo sincero, che permette di evitare errori costosi e di creare ambienti autentici, pensati per la vita di chi li abita. La consulenza può durare anche mesi.
“Non mi piace chiudere in fretta o spingere a comprare subito – racconta Simona – Seguire il cliente da quando entra per la prima volta, fino all’ultimo dettaglio, è parte del nostro lavoro. Noi non vendiamo, accompagniamo.”
Ed è proprio questa dedizione, questo essere presenti in ogni fase – dal primo sopralluogo fino alla gestione degli imprevisti – che fa sentire ogni cliente come se avesse una progettista personale. È così che nasce un rapporto vero, profondo, destinato a durare.
“Spesso i clienti ci dicono: ‘Vi avrei scelte altre mille volte’ e noi ci commuoviamo, perché sappiamo quanto lavoro c’è dietro ogni progetto.” Onnis e Matta Arredamenti non è un negozio qualunque. Qui trovi due sorelle reali, con due personalità diverse ma complementari, che mettono il cuore in ogni lavoro. “Seguiamo ogni cliente personalmente, non c’è nessun altro che prende le misure o cura i dettagli al posto nostro – dice Simona – È come avere una progettista personale, qualcuno che ti sta accanto dall’inizio alla fine, anche davanti agli imprevisti.”
In un mondo in cui tutto sembra standardizzato e veloce, Onnis e Matta propone un’esperienza fatta di tempo, attenzione e autenticità. Perché arredare casa non è solo scegliere mobili, ma costruire uno spazio che racconti chi sei, che ti accolga ogni giorno e che duri nel tempo. L’obiettivo è semplice: fare in modo che quando apri la porta di casa tua, ti senta finalmente e davvero a casa.
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