Simona a lavoro

Ci sono donne con una marcia in più, che dopo una disgrazia, si alzano e combattono. Con un coraggio che pensavano non avere. La storia che vi raccontiamo è fatta di scelte difficili e tanta forza di volontà. E’ quella di Simona Mighela, l’allevatrice di mucche di Villagrande. Dieci anni fa, in seguito all’improvvisa morte del marito, ha dovuto rimboccarsi le maniche e iniziare da zero una nuova vita.

Nel 2003 la tragedia: un infarto stronca la vita di Giulio, suo marito, proprio nel giorno dell’inaugurazione della loro azienda agrituristica, costruita con anni di enormi sacrifici. Simona aveva 35 anni e faceva l’agente di commercio (vendeva pentole) quando si è trovata ad affrontare una situazione che avrebbe messo a dura prova chiunque: allevare bestiame a Calavrigu, località a 1200 metri, nel cuore del Gennargentu. Un lavoro durissimo che i suoi colleghi uomini conoscono bene. Soprattutto d’inverno, quando in montagna le temperature arrivano a toccare anche meno dieci gradi. Quando c’è la neve, il ghiaccio, ma gli animali devono essere accuditi, devono mangiare. Simona si alza ogni mattina all’alba, estate e inverno, per andare in quella che ora è diventata la sua montagna.

«Non mi pento della scelta che ho intrapreso dieci anni fa, – racconta Simona – rifarei senza alcun dubbio tutto. Non credo di aver avuto coraggio, io la chiamo “sana incoscienza”, la vita dell’allevatore non è facile, a volte mi sono trovata in situazioni davvero rischiose, soprattutto d’inverno, in mezzo alla neve, in una zona alle falde del Gennargentu, dove il telefono non funziona perchè non c’è campo. In montagna sai quando arrivi ma non quando vai via, c’è sempre qualche imprevisto, può capitare che non trovi un animale, ti preoccupi e devi cercarlo fino a quando non spunta fuori».

Non è stata certo una passeggiata per Simona che oggi a quarantacinque anni, ci racconta con spensieratezza la sua avventura che dura oramai da dieci.

«All’inizio – continua – è stato molto difficile, io che facevo tutt’altro lavoro, e a dirla tutta, avevo anche un po’ di timore delle mucche, sono animali così grandi, non sapevo da dove cominciare. Ho avuto dei momenti di sconforto, mi sono trovata improvvisamente con tante responsabilità: l’azienda da mandare avanti, una situazione finanziaria precaria, mio marito non c’era più e mia figlia Maura allora aveva solo un anno e mezzo. La cosa più semplice sarebbe stato mollare tutto, scappare. Ma la mia reazione è stata opposta, ho preso in mano le redini della situazione. Giulio  ha costruito l’agriturismo con le sue mani, mattone su mattone, ci ha messo l’anima, non potevo mollare, dovevo coronare  il suo sogno e ho cercato ogni giorno di portarlo avanti. Per lui e per Maura che oggi ha dodici anni.  Adesso mi sono abituata a questa vita, a questo posto. La montagna ti regala tante emozioni, ogni stagione ha un colore e un profumo diverso, questo posto ti entra dentro e non ti lascia più. Adoro stare con gli animali, ho imparato a conoscerli uno per uno. Arrivare a questo equilibrio, ripeto, non è stato facile. Mi hanno aiutato molto gli amici e la famiglia, hanno capito che avevo bisogno del loro aiuto e mi sono stati vicini,  li ringrazierò per sempre».

Simona Mighela non alleva solo bestiame. Nel suo agriturismo porta avanti anche un progetto importante e del quale va molto fiera: una fattoria didattica. I bambini di Villagrande e dei paesi limitrofi vanno in visita con le scuole, si cimentano a dar da mangiare agli animali, a mungerli e addirittura a cucinare. Simona insegna loro anche come fare la pasta fresca e i bambini rientrano da questa esperienza sempre entusiasti.

Una donna coraggio e fuori dal comune. Simona Mighela  ha saputo fare proprio un ruolo non facile come quello dell’allevatrice e oggi affronta con serenità la dura vita nel Gennargentu, mantenendo vivo ogni giorno il ricordo e il sogno di suo marito.

La fotografia è una magia, un incantesimo che ci permette di fermare il tempo. Rendere immortale un istante, conservandone l’essenza per sempre. La fugacità della vita che diventa tangibile. Ed è grazie a questa arte che i ricordi diventano memoria collettiva, tramandata di generazione in generazione. Spesso le scelte professionali più significative nascono da esperienze personali. È il caso di Luca Monteleone, 38 anni, per 15 ferrista in sala operatoria che nel 2022 – quando nasce suo figlio Gabriele – decide di dare una svolta alla sua vita. “Un terribile lutto stravolge la vita della mia famiglia, in quel momento capiamo che non possiamo rinunciare ai nostri sogni, che la vita va celebrata con coraggio”. Lascia così il suo lavoro per inseguire il suo sogno: diventare fotografo professionista.

Luca da sempre scattava foto per passione, soprattutto stelle, tanto cielo e tanti paesaggi. Ma a un certo punto si accorge della potenza che ogni gravidanza possiede, un viaggio unico, pieno di emozioni e amore che si meritano di essere immortalati. Ed è per questo che ha scelto di specializzarsi proprio in fotografia di gravidanza: “Catturo la grazia e la forza di questo momento speciale, trasformando emozioni in immagini senza tempo”. Perché Luca ha capito che il suo talento si accendeva soprattutto quando scattava ritratti a donne in attesa o di famiglie. “Ho sempre preferito raccontare storie tramite le immagini. È come se percepissi il legame che unisce queste persone, qualcosa di apparentemente invisibile che invece il mio occhio coglie, mi piace mettere a fuoco proprio questo filo che unisce i gruppi familiari ma soprattutto le donne ai loro bambini, ancora dentro la loro pancia”.

Ma quelle di Luca non sono semplici foto professionali. È lui stesso a spiegarlo: “Voglio che la donna in dolce attesa che si rivolge al mio studio, possa vivere un’esperienza unica. Le donne in gravidanza spesso attraversano momenti complicati. Non sempre si sentono a loro agio con la trasformazione del proprio corpo. Io aspiro a dare invece giustizia a questo momento facendo emergere tutta la loro bellezza”.

“Non possono bastare un paio di righe per spiegare la professionalità, la gentilezza e la delicatezza di Luca”, la prima a raccontarci quanto è stata speciale questa esperienza fotografica è Valentina. “Fare degli scatti richiede fiducia e coraggio, soprattutto quando ci si affida a qualcuno che ritrae un momento così delicato e intimo come la gravidanza e la nascita di un bambino e non potevamo fare scelta migliore nel rivolgerci a Luca. Tutto è pensato nei minimi dettagli. Ti accoglie nel suo splendido studio fotografico elegante e raffinato. Per valorizzati al meglio si rivolge a make-up artists e hair stylist professionisti e ha una vasta gamma di scelta di abiti sartoriali. Luca ti fa vivere un’esperienza che va oltre la semplice fotografia entrando nell’animo e cogliendo emozioni uniche”.

Anche Ada ha voluto raccontarci la sua esperienza con Luca: “Una delle più emozionanti della mia vita. Ancora prima di sapere che sarei diventata mamma, avevo un sogno: immortalare quei momenti unici della gravidanza. Conoscevo già il talento di Luca da tempo, e scherzando gli avevo sempre detto che, se un giorno fossi rimasta incinta, lui sarebbe stato il mio fotografo di fiducia. Così è stato. Appena fatto il test, non ho avuto dubbi: l’ho chiamato subito per dargli la notizia e prenotare il nostro servizio. Luca non è solo un fotografo: è un artista dell’anima. Riesce a entrare in sintonia con te, a capire la donna che ha davanti, con una sensibilità rara. Io, che mi sono sempre sentita un po’ a disagio davanti all’obbiettivo, con lui mi sono sentita incredibilmente bella, libera, a mio agio. Il giorno dello shooting è stato un sogno. Un’intera giornata dedicata a me, coccolata dal suo fantastico team, tra risate, emozioni e tanta leggerezza. Mi sono sentita speciale, unica, radiosa. È un regalo che ogni donna dovrebbe farsi in quel momento così magico della vita. E poi è arrivata la nostra piccola Antonella. E con lei, il desiderio fortissimo di fermare per sempre quei primi istanti così intensi, dolci e irripetibili. Anche in quell’occasione, Luca ha fatto un lavoro incredibile. Le foto con il papà e con la nostra piccolina sono un concentrato di amore puro. Guardare mio marito con in braccio il frutto del nostro amore è stato commovente. Luca ha saputo entrare in punta di piedi nella nostra intimità, con una delicatezza che raramente si incontra. Oggi, riguardando quegli scatti, mi commuovo ogni volta. Sono l’essenza dell’amore, il ricordo tangibile di momenti che il tempo fa volare via troppo in fretta. Antonella è cresciuta così rapidamente che mi sembra impossibile che fosse così minuscola e perfetta. Luca ci ha regalato emozioni che resteranno per sempre custodite nel nostro cuore”.

Monteleone da un mese si è trasferito nel suo nuovo studio a Cagliari in via Villa Riva Santa 94/102d a Pirri. Più di 100 metri quadri confortevoli in cui si realizza il desiderio di tante famiglie di avere un ricordo tangibile di uno dei momenti più importanti e belli della loro vita. E perché questo accada, le future mamme devono sentirsi a proprio agio, libere e autentiche. Per lo stesso motivo- come ha accennato Valentina- Luca include nei pacchetti, senza alcun sovraprezzo, un’ora di trucco e acconciatura con due professioniste e la disponibilità di usare abiti sartoriali costruiti ad hoc per le donne in gravidanza: “Do l’opportunità alle donne col pancione di sentirsi belle e desiderabili, il tutto con scatti iper naturali, la collaborazione di Sartoria Partenopea – che sa valorizzare le forme di ogni donna – e l’uso del monitor che permette alla cliente nell’immediato di conoscere il risultato di ogni scatto, per capire insieme a lei come si piace. Ricordo che si tratta di scatti originali ed è per questo che prima di ogni sessione incontro la cliente per una consulenza che è sempre gratuita in cui ci conosciamo meglio e posso capire la sua personalità e che parte di sé vuole far emergere”. I pacchetti sono personalizzati e si va da una sessione che può durare tre ore fino a cinque. Ogni sessione anche per Luca, è un’opportunità per creare un legame, per capire chi ha di fronte e per tradurre in immagini la storia e le emozioni di quella donna o di una intera famiglia. “Penso che l’esperienza della maternità non sia raccontata al meglio e che vada celebrata proprio come si celebra la vita mettendo al centro il corpo femminile particolarmente sacrificato in quei nove mesi”.