La prima scultrice della storia fu la bolognese Properzia de’ Rossi: la sua storia
La sua presenza inusuale in un mondo esclusivamente maschile, il suo enorme talento, la sua bellezza e la sua voglia di trasgredire, suscitarono l'ammirazione dello storico dell'arte Vasari, che le dedicò una biografia
Properzia de’ Rossi, vissuta a cavallo tra il XV e XVI secolo, fu un’artista bolognese eccezionale dell’Italia rinascimentale conosciuta come la prima scultrice di cui si abbiano notizie in Europa. Figlia di un notaio, la giovane scultrice si formò nell’atelier dell’incisore bolognese Marcantonio Raimondi.
Durante gli anni tra il 1525 e il 1526, Properzia ebbe l’opportunità di collaborare al cantiere della prestigiosa basilica di San Petronio a Bologna, dove lavorò a fianco di rinomati artisti dell’epoca. La sua presenza inusuale, una donna immersa nel mondo delle arti meccaniche, tra il freddo del marmo e la ruvidezza del ferro, suscitò l’ammirazione del celebre storico dell’arte Giorgio Vasari, il quale le dedicò una biografia nelle sue Vite. Vasari elogiò inoltre la sua abilità come intagliatrice di piccoli noccioli di frutta, capacità che le valse importanti commesse per opere di grandi dimensioni in marmo.
Nonostante la sua fama e talento, la vita di Properzia fu segnata da inquietudini e trasgressioni. Vasari riferisce di un presunto infelice amore extraconiugale raccontato dall’artista stessa nella sua opera più celebre, la formella raffigurante Giuseppe e la moglie di Putifarre, realizzata intorno al 1526 come parte della decorazione dei portali laterali della facciata di San Petronio. Questa scultura manifesta un raffinato erotismo che influenzò l’immaginario cortigiano di importanti artisti dell’epoca, come Parmigianino e Correggio.
Properzia lavorò nel cantiere più prestigioso della città, affiancando i nomi più celebri del momento, da Amico Aspertini a Nicolò Tribolo, da Alfonso Lombardi a Girolamo da Treviso, distinguendosi come unica donna in un contesto artistico altrimenti dominato da uomini.
Tuttavia, la sua turbolenta esistenza fu segnata da vicende sfortunate. Documenti conservati nell’Archivio criminale di Bologna testimoniano che nel 1520 fu coinvolta in un processo insieme ad Anton Galeazzo Malvasia, il quale era considerato il suo concubino. Nel 1525 fu nuovamente coinvolta, questa volta insieme al pittore Domenico Francia, in un caso di aggressione nei confronti di un pittore. In questo processo, persino Amico Aspertini, con ostilità evidente nei confronti di Properzia, si adoperò, secondo quanto riportato da Vasari, per screditarla e ottenere che la formella destinata alla chiesa di San Petronio venisse pagata a un prezzo molto inferiore al suo valore.
La vita tumultuosa dell’artista ebbe un triste epilogo. La scultrice morì di peste mentre si trovava nell’ospedale di San Giobbe.
Con la sua prematura scomparsa, lasciò un’eredità artistica significativa e una storia complessa, segnata da tragici eventi, ma anche da un talento e una passione che resero il suo nome indelebile nell’ambito delle arti rinascimentali.
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